Green pass, protesta di porti e tir. Ma il governo non si ferma

Portuali e autisti: domani blocchiamo il Paese. Oggi incontro governo-sindacati

Giovedì 14 Ottobre 2021 di Francesco Malfetano
Green pass, protesta di porti e tir. Ma il governo non si ferma

Il venerdì nero dei porti e delle autostrade italiane. È quello che annunciano per domani, giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green pass per i lavoratori, i portuali di Trieste e gli autotrasportatori italiani. La situazione più esplosiva è proprio nel capoluogo friulano. Come già chiarito dal sindacato infatti, l’idea è paralizzare il settore della logistica bloccando il porto in segno di protesta contro la certificazione verde. Non solo contro il vaccino ma anche contro i tamponi.

Tant’è che lo stesso Coordinamento lavoratori portuali Trieste (Clpt)- già protagonista lunedì scorso dell’organizzazione di una manifestazione con 15mila partecipanti - ha rifiutato ogni mediazione del governo che, in una circolare diramata dal Viminale ai prefetti, nei giorni scorsi ha invitato le imprese del porto a pagare i test antigenici ai propri lavoratori. Un braccio di ferro che preoccupa non poco, perché coinvolge quello che è uno dei principali snodi commerciali della Penisola, da dove passano oltre 3mila autotrasportatori ogni giorno, collegando di fatto l’Italia con Europa dell’Est, Turchia e Medio Oriente. 

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I porti

Il rischio di un’escalation, però, potrebbe coinvolgere anche altri porti della Penisola. A Genova, ad esempio, la tensione è molto alta. E anche se ieri alcune delle aziende terminaliste hanno accettato di pagare i tamponi ai dipendenti, non è affatto escluso che «il blocco totale» annunciato a Trieste non si estenda alla Liguria. A rischio anche Gioia Tauro e Livorno, dove non sono state annunciate proteste ma è in corso uno screening per definire il numero di operatori senza pass e, in caso di necessità, intervenire con la soluzione dei tamponi pagati dalle aziende. Un compromesso questo che però sembra già non necessario nella maggioranza dei porti italiani. A Civitavecchia, come a Venezia o a Napoli e Palermo l’alto tasso di lavoratori vaccinati dovrebbe scongiurare disagi.

Gli autotrasportatori

A rincarare la dose, però, ieri sono stati gli autotrasportatori. «Si sta determinando una situazione per cui si rischia che il 15-16 ottobre il trasporto in Italia si blocchi». Dal ministero «non abbiamo risposte» e «può succedere di tutto». Così infatti il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè ha annunciato battaglia. Il nodo del contendere, dal punto di vista dei sindacati, è anche la differente impostazione adottata dall’esecutivo nei confronti degli autotrasportatori provenienti dall’estero. Molti di questi sono vaccinati con Sputnik e quindi non hanno il Green pass. Eppure arriveranno nella Penisola per lavorare, e lo faranno. «Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il Green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane - aggiunge Uggè - stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion». In realtà, a quanto si apprende, il ministero della Salute è pronto a varare una circolare che disinnescherà la contestazione, equiparando Sputnik ai vaccini Ema. Il chiarimento però è in ritardo, e se non arriverà entro oggi «si rischia il caos». Il motivo è semplice: «Nell’autotrasporto il 30% degli operatori non è vaccinato», oppure ha Sputnik. 

Il vertice

Il governo però tira dritto. In questo momento, le possibilità che vi sia un intervento sul Green pass come richiesto dai manifestanti sono scarse. In accordo anche con le imprese che ritengono «non corretto scaricare ancora su di noi i costi» come ha spiegato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo a Porta a Porta e aggiungendo di «non condividere le proteste».

E questo, com’è ovvio, inasprisce la tensione. Intanto in serata la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha invitato la Federazione italiana sindacati intercategoriali e la Confederazione sindacati autonomi federati italiani a revocare lo sciopero proclamato dal 15 al 20 Ottobre.

Così il premier Mario Draghi ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (Landini, Sbarra e Bombardieri) per questa mattina alle 9.30 a Palazzo Chigi. Ieri invece ha incontrato Matteo Salvini. Un faccia a faccia in cui il segretario leghista ha chiesto al premier di intervenire per smorzare gli scontri politici (il riferimento è alle polemiche sul fascismo di ritorno che tengono banco e agli scontri con i sindacati su cui è intervenuto anche Bonomi parlando di «qualcuno che soffia sui problemi del Paese, perchè vuole creare sfiducia») e per abbassare i toni nelle piazze in vista di domani. «Dovrebbe guidare un percorso di pacificazione nazionale» è la sintesi offerta ai giornalisti da Salvini prima del colloquio.

Ma preoccupati sono anche i governatori che ieri, nel corso della Conferenza della Regioni, hanno fatto il punto. E oltre a sperare nel «buon senso per arrivare a un equilibrio» come dichiarato dal governatore del Friuli Fedriga, hanno riproposto la soluzione dei «tamponi nasali» perché «meno fastidiosi e fai-da-te da effettuare con la supervisione responsabile d’ufficio». Una soluzione alternativa utile, a detta delle Regioni, anche a limitare le difficoltà in cui da domani potrebbero incappare le farmacie prese d’assalto per ottenere un tampone.
 

 

Ultimo aggiornamento: 15:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA