«Green pass con tamponi scontati». Trieste, il prefetto diffida i portuali

Verso le detrazioni alle aziende che pagano i test. Il prefetto diffida i portuali sullo sciopero

Venerdì 15 Ottobre 2021 di Alberto Gentili e Camilla Mozzetti
«Green pass con tamponi scontati». Trieste, il prefetto diffida i portuali

È il giorno del Green pass. Da oggi 23 milioni di dipendenti pubblici e di lavoratori privati per entrare in fabbrica, ufficio, azienda dovranno avere il lasciapassare verde. E Mario Draghi, che resta contrario alla gratuità dei tamponi per chi non si è immunizzato anche per spingere la campagna vaccinale che ha fatto segnare un più 46% di prime dosi proprio grazie all’estensione del Qr code al mondo del lavoro, sta valutando su richiesta dei sindacati una detrazione fiscale a favore delle aziende che decidono di pagare il test anti-Covid ai loro dipendenti.

Una misura, spiegano a palazzo Chigi, che quando verrà presa «non azzererà il costo dei tamponi, ma ne ridurrà il peso a carico delle imprese». Per il resto il governo dice “no” a ogni slittamento dell’entrata in vigore del Green pass e boccia di nuovo la proposta di prolungare da 48 a 72 ore la validità dei test antigenici rapidi.

Green pass a lavoro da domani: regole per smart working, deroghe, multe e controlli nella Pa. Le faq del dipartimento Funzione Pubblica

A palazzo Chigi, a dispetto degli allarmi di varie categorie, non prevedono particolari problemi per il D-day di oggi, ma fanno sapere che «seguiranno con molta attenzione l’evolversi della situazione». Perché, come dice il ministro del Lavoro Andrea Orlando, «il passaggio non sarà semplice, l’avvio sarà sicuramente complicato. Ci sono però le condizioni affinché i disagi e le difficoltà siano ridotti al minimo».

Da vedere cosa accadrà al porto di Trieste, diventato la piazza simbolo dei lavoratori No vax. I portuali, nonostante la Commissione di garanzia sugli scioperi abbia invitato tutte le categorie a revocare le proteste, anche per «il rischio di gravi comportamenti illeciti», vanno avanti. E confermano che da oggi incroceranno le braccia, bloccando probabilmente l’accesso al porto fino al 20 ottobre. Tant’è, che il prefetto di Trieste Valerio Valenti avverte: «Lo sciopero non è autorizzato e si configura come interruzione di pubblico servizio. Chi vi partecipa commette un reato»

Ma andiamo con ordine. Di buon mattino Draghi incontra a palazzo Chigi i segretari di Cgil, Cisl e Uil per parlare del provvedimento sulla sicurezza nel mondo del lavoro. Quando ormai si è ai saluti finale, Maurizio Landini mette a verbale: «E’ indispensabile un forte abbassamento del costo del tampone, o che le imprese paghino il test ai propri dipendenti». La replica di Draghi è una mezza apertura: «Presteremo attenzione a questa proposta».

Poco dopo però il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, rilancia un’idea già avanzata dai portuali di Trieste: «Sarebbe il caso, viste le difficoltà, di rinviare l’applicazione del Green pass almeno fino alla fine di ottobre». E qui il premier è netto. Risponde, sostanzialmente, con un “non se ne parla”. Spiegazione: «Il lasciapassare verde è uno strumento indispensabile» per aumentare il numero dei vaccinati, garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro ed evitare intoppi a una ripresa economica decisamente promettente (più 6% di Pil).

Immediatamente scatta il tam tam sul taglio al costo dei test anti-Covid per le aziende che intendono pagarlo ai propri dipendenti. Dal capo di Confindustria, Carlo Bonomi, arriva uno stop: «Non è questa la strada». Salvini, che fino a quel momento era attestato su «tamponi gratis per tutti», invece si sposta sulla posizione dei sindacati e, a sorpresa, per una volta si trova d’accordo con il ministro dem Orlando e con il leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte. Anche loro per il taglio al costo dei tamponi pagati dalle aziende. Insomma, scatta la corsa ad addolcire il Green pass.

 

LA PRUDENZA DI CHIGI

A palazzo Chigi però c’è più prudenza. Non danno per fatta l’intesa sulla detrazione fiscale (le aziende hanno già un credito d’imposta del 30% sulle spese di sanificazione): «Stiamo lavorando, valutando. Al momento non è tra i provvedimenti che andranno domani (oggi, ndr) in Consiglio dei ministri». Tanto più che della misura non si è discusso durante la riunione della cabina di regia di maggioranza. Insomma, la decisione dovrebbe slittare alla prossima settimana, forse a lunedì quanto il governo verrà convocato di nuovo per discutere della manovra economica.

«In ogni caso», viene ribadito da fonti di governo, «non ci sarà alcun azzeramento del prezzo dei tamponi, semmai una detrazione a vantaggio delle imprese». «Ma già molte aziende», aggiungono a palazzo Chigi, «hanno deciso di pagare il tampone ai propri dipendenti dopo una valutazione dell’impatto del Green pass sul loro business». Come dire: non ci sarebbe bisogno dello sconto.

LA CORSA AI TAMPONI

Intanto è corsa al tampone rapido, secondo i dati pubblicati sulla piattaforma del governo. In un solo giorno sono stati emessi 563.186 Green pass, la maggior parte dei quali (369.415), a seguito di un tampone. Finora dalla piattaforma sono stati scaricati poco più di 98 milioni di certificati, ma l’ultima corsa al tampone è dimostrata anche dall’andamento delle prenotazioni dei test nelle farmacie, a partire da quelle della Capitale. Ieri l’aumento è stato del 30%. «Nelle ultime 24 ore i 50 tamponi medi che venivano eseguiti da ogni singola struttura sono arrivati a 70-80», spiega Alfredo Procaccini, vicepresidente di Federfarma, «e molti utenti hanno deciso di iniziare a vaccinarsi con Moderna».
 

Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA