Va bene ritirare gli emendamenti ma la Lega non ci sta a piegarsi a chi dice sì senza se e senza ma all’utilizzo generalizzato del Green pass. Un atteggiamento che secondo Salvini non va contro il premier Draghi, «il governo rischia zero», ma di fatto va nella direzione opposta dell’esecutivo e degli altri partiti della maggioranza, puntando a limitare il passaporto sanitario. La trattativa sulle proposte di modifica al decreto sono andate avanti per giorni.
Green pass esteso, ipotesi Dl unico PA e privati
Green pass, niente fiducia: i partiti della maggioranza (anche la Lega) ritirano gli emendamenti
Minacce
Poi la minaccia: «Se ci bocciano le proposte in Aula voteremo di conseguenza». Ed ancora: «Se ci sono emendamenti che noi condividiamo da chiunque arrivino noi li sosteniamo». E così è stato. In un primo momento con l’astensione, e successivamente con il voto leghista a favore sulla proposta – bocciata a scrutinio segreto, ma con un centinaio di voti che sono mancati alla maggioranza (134 sì, 270 contrari e 4 astenuti) - di sopprimere il primo comma dell’articolo 3, relativo all’obbligo della certificazione verde nei ristoranti. A spingere sullo stop all’obbligo Alternativa c’è e Fratelli d’Italia. «Stiamo parlando dei ristoratori, una categoria che è stata ampiamente penalizzata, facciamo un gesto di responsabilità e lasciamoli lavorare», ha sottolineato in Aula il leghista Coin. A stretto giro la spiegazione del segretario del Carroccio: «Non penso che il governo dipenda dal fatto che uno voglia andare al ristorante a mangiarsi la pizza con o senza il pass. Penso che il governo abbia altre sfide ben più ambiziose rispetto a queste».
A voto segreto, sull’emendamento Meloni di soppressione del #greenpass, quasi 100 parlamentari della maggioranza votano CONTRO il governo. Ormai la doppiezza della Lega viene elevata a sistema. A questo punto la domanda è semplice: la Lega non ha più fiducia in Draghi? Lo dica!
— Enrico Borghi (@EnricoBorghi1) September 7, 2021
Governisti spiazzati
Una mossa che ha lasciato perplessa l’ala governista del partito ma coerente con quanto sostenuto da mesi dall’ex ministro dell’Interno, «stiamo insistendo - ha ripetuto - sui tamponi gratuiti, soprattutto per i minori, i disabili, per le famiglie con figli che non possono spendere 30 euro a tampone». Solo che sul Green pass si è creato un vero e proprio cortocircuito tra le forze che sostengono il governo e anche con palazzo Chigi, con l’incontro tra Draghi e Salvini in programma da giorni che non è ancora avvenuto. E sullo sfondo resta la determinazione del premier di estendere il pass anche alle aziende, orientamento che irrigidisce ancor di più la Lega. Insomma, una nuova spaccatura. Pd e M5S sono passati all’attacco. «Deve finire l’ambiguità di Salvini che – sostiene la dem Serracchiani - in Cdm condivide le scelte del governo e poi in Parlamento lavora per cancellarle in accordo con FdI. Salvini decida da parte stare». E il segretario del Nazareno Letta: «Chiediamo chiarezza, non si può stare nella maggioranza e votare con l’opposizione. L’atteggiamento della Lega è irresponsabile. Sono inaffidabili». «A questo punto la domanda è semplice: la Lega non ha più fiducia in Draghi? Lo dica!», insiste il Pd Borghi. «Basta con l’ambiguità della destra. Sono favorevole al Green pass e se necessario all’obbligo della vaccinazione», rincara il presidente M5S Conte. «Bisogna assumere una posizione netta», la richiesta di Rosato (Iv). A tarda sera, sia Speranza che Di Maio rilanciano sull’obbligo vaccinale, «un’opzione possibile che la Costituzione consente», come ricorda il ministro della Salute mandando un chiaro messaggio agli alleati leghisti.
Centrodestra diviso
Sulla stessa lunghezza d’onda FI. Gli azzurri sono per l’ok alla terza dose e per l’estensione del Green pass anche per i trasporti locali, «entro ottobre bisogna raggiungere l’immunità di gregge o deve esserci l’obbligo per tutti», osserva il coordinatore nazionale di Forza Italia Tajani che ha consegnato al premier un piano sulla sanità «per rafforzare l’azione del governo». Nella Lega torna dunque a prevalere la linea dura con la tentazione di opporsi sul voto finale, Salvini rilancia l’asse per battaglie comuni in Parlamento con la presidente di FdI che si dice «soddisfatta» perché la Lega ha deciso di non chinare il capo alla sinistra. Il prossimo scontro sarà sull’obbligo vaccinale. «Ribadiamo il nostro no visto che gli italiani, in quaranta milioni, hanno già scelto liberamente», avverte il Capitano leghista.