Nel governo si teme una nuova ondata di contagi: «Ma impugneremo gli atti di chi chiude»

Venerdì 29 Maggio 2020 di Simone Canettieri Marco Conti
Nel governo si teme una nuova ondata di contagi: «Ma impugneremo gli atti di chi chiude»

Per riaprire «tutti insieme», come sostiene il ministro Francesco Boccia, occorre che tutto il governo sia sulla stessa linea. Ed invece nell'esecutivo si fronteggiano da tempo due schieramenti: i super-prudenti guidati dal ministro della Sanità Roberto Speranza e dal collega, capodelegazione Pd Dario Franceschini, e i fatalisti come Stefano Patuanelli e lo stesso Boccia. In mezzo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte progressivamente convintosi della necessità delle chiusure e ora frenato sulle riaperture per il terrore di dover disporre nuovi stop.

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I NUMERI
Oggi i dati del monitoraggio disposto dal ministero della Sanità potrebbero dire molto anche perché riportano le conseguenze delle aperture decise il 18 maggio, dunque gli effetti della movida. Ma non è detto che guideranno le scelte dell'esecutivo anche se verranno interpolati con altri dati che tengono conto dei tamponi effettuati begli ultimi giorni e dei test seriologici e dalla capacità di resilienza delle strutture sanitarie. Negli ultimi giorni in alcune aree del Paese i contagi hanno ripreso a salire raddoppiando i numeri di lunedì. Le percentuali in Lombardia, Piemonte e Liguria raccontando un Nord-ovest che fatica a rientrare nella norma e questo rende veramente complicata la strada del governo che sa quanto sia difficile, se non impossibile, procedere a macchia di leopardo. Più facile la strada di un rinvio generalizzato della riapertura tra regioni del 3 giugno.

Una settimana al massimo di blocco allo spostamento infra-regionale, per far calare il tasso di contagio. Il tutto senza perdere l'appuntamento di metà giugno fissato da Bruxelles per un generalizzato via libera anche alla macchina turistica. Il problema è che da martedì prossimo potranno riprendere a circolare i cittadini Schengen e della Gran Bretagna. Per evitare di dover dotare ogni turista di una copia plurilingue dei tanti Dpcm, occorrerà quindi incrociare le dita quando, tra oggi e al massimo domani si avranno i dati sulla diffusione del contagio regione per regione.

Senza un trend in discesa in Lombardia e Piemonte, lo scontro tra regioni rischia infatti di riaccendersi, alimentato anche da una sorta di campagna elettorale che alcuni governatori in scadenza conducono ormai quotidianamente.
La linea di Boccia è anche quella di Conte. Anche se i rischi, paventati dai governatori del Sud, non sono campati in aria soprattutto alla luce delle strutture sanitarie di cui dispongono se dovesse riscoppiare l'emergenza.
Boccia è convinto che riuscirà a trovare un accordo con i governatori purché non si arrivi a ordinanze territoriali con passaporti sanitari. Un'evenienza che porta a una serie di strappi già visti in questa emergenza e al prospettarsi dei quali sia Boccia sia Speranza convergono: «Impugneremo le ordinanze del Sud». Ma sarebbe come innescare di nuovo un conflitto, mai sopito.

Un'altra soluzione al vaglio dell'esecutivo, ma complicata da gestire e realizzare, riguarda la possibilità di far scattare quarantene di quindici giorni a chi si trasferisce per la stagione estiva dal Nord al Sud. Ma anche questa ipotesi rimane di difficile applicazione. E come comportarsi allora con chi vuole passare una settimana al mare in Sicilia o in Puglia?

L'ultimo scontro dunque inizia a materializzarsi. E anche la possibilità che Lombardia e Piemonte aspettino una settima in più per uscire dai propri confini - come vorrebbe la logica davanti a dati preoccupanti - rimane in campo. Di sicuro le pressioni in questo momento sono tante e vanno ricadere tutte su Palazzo Chigi.

 
 

 
 
 


 

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