Si dividono i compiti. Nicola Zingaretti parla del partito, del Pd e, quasi affacciandosi dalla finestra di Palazzo Re Enzo, abbraccia la piazza di Bologna che la sera prima si è riempita all'inverosimile contro Matteo Salvini: «Con grande umiltà, bisogna mettersi al servizio di quella domanda di futuro emersa da piazza Maggiore». Ovvero il popolo delle sardine. A Dario Franceschini, invece, tocca un altro ruolo. Il capo delegazione dem a Palazzo Chigi mette in guardia gli alleati: non si può stare insieme solo per contrastare l'avanzata del leader della Lega, considerato «ancora un rischio per l'Italia e l'Europa».
Ecco perché spiega il ministro della Cultura, «un governo può nascere per quello, ma non può durare solo per quello - ha aggiunto -. Serve qualità nell'azione di governo. Serve una prospettiva politica, un'alleanza tra avversari». Ogni riferimento a Matteo Renzi e al M5S non è casuale. Si è aperta così la tre giorni di Bologna Tutta un'altra storia. Il convitato di pietra, citato ma non troppo, è proprio il leader di Italia Viva, Renzi. A cui Gianni Cuperlo dedica parole non proprio al miele: «L'ultimo campione ci ha lasciato al 18% e ora ci spiega che vuole annientarci».
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C'è voglia di resistenza, ma anche di resilienza. Non a caso Zingaretti parla di una convention proiettata oltre il Pd per allargare il campo partendo da basi comuni. Non a caso il numero uno del Nazareno dedica la kermesse sotto le Due torri alla professoressa di Palermo che chiese alla sua classe di una fare una ricerca e gli alunni le risposero che erano preoccupati perché i decreti sicurezza assomigliavano alle leggi del Ventennio: «Questa straordinaria prof è stata sospesa per 20 giorni: bisogna raccogliere le idee per battaglie giuste».
LA STOCCATA
E dunque ecco il gotha ministeriale del Pd. Pronto a rilanciare lo ius culturae: «Non ci saranno ragioni di convenienza che ci faranno fermare», assicura Franceschini. Che continua a rilanciare e sponsorizzare un'alleanza strutturale con il M5S anche alle regionali. A dimostrazione che, nonostante la sconfitta, il modello Umbria non è stato riposto nel cassetto: «È davvero inspiegabile non stringere intese locali visto che governiamo insieme il Paese».
Franceschini è convinto che i grillini vadano «aiutati» in questo processo. Anche se la linea di Luigi Di Maio su questo argomento è netta: porte chiuse. O almeno così sarà in Emilia Romagna e in Calabria. Se da una parte c'è un corteggiamento, dall'altra non mancano le punture di spillo verso Renzi. Il ministro della cultura invita i dem a tenere la calma: «È surreale il dibattito che ha alimentato sulla manovra, «ridicolo il dibattito su no Tax, sì Tax».
E quando in serata si affaccia anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri il concetto viene ribadito con più forza: «Siamo impegnati per ridurre la pressione fiscale, vi do una notizia, questa manovra riduce le tasse.