«Per il bene del Paese alcune persone devono restare e faccio riferimento al ministro dell’Economia: quel che portiamo a casa con il Recovery Fund è merito del ministro Gualtieri».
Intanto parte oggi a Montecitorio il cantiere sul programma, tappa necessaria lungo la strada per arrivare al Conte ter. Questa mattina Roberto Fico ha convocato un tavolo tecnico composto dai rappresentanti dei gruppi che ha consultato negli ultimi giorni. Saranno circa una ventina di persone (i capigruppo più un eventuale tecnico) riunite nella sala della Lupa di Montecitorio. Ma resta un clima di incertezza, a partire dalle scelte di Matteo Renzi che non ha ancora dato il via libera all’indicazione di Giuseppe Conte come futuro presidente incaricato. Al termine del primo giro delle sue consultazioni, il presidente della Camera annuncia davanti alle telecamere che «dagli incontri con le forze politiche è emersa la disponibilità comune a procedere su un confronto sui temi e punti programmatici per raggiungere una sintesi». Parole di moderato ottimismo verso una possibile soluzione verso l’incarico a Giuseppe Conte.
Intanto, come previsto, anche gli altri gruppi consultati, Maie, autonomisti e europeisti, confermano la loro indicazione a favore di Conte. Ma la tensione attorno alla crisi resta alta. Bruno Tabacci, presidente di Centro democratico, ha le idee chiarissime sui limiti di una trattativa portata avanti da Fico: «Il programma-patto di legislatura dovrà essere definito con Conte quando sarà incaricato. Ma poiché sappiamo scrivere, abbiamo offerto oggi 5 punti, per dire che non possiamo giocare al fatto che in fase esplorativa facciamo un programma e poi decidiamo chi lo realizza». Secondo questa linea, nelle prossime ore il compito di Fico è solo quello di raccogliere le richieste dei singoli partiti, farne una sintesi, magari sminando le questioni più divisive, in modo da istruire, già nel tavolo di domani, un lavoro preparatorio utile al premier incaricato. Intanto il centrodestra insiste nel giudicare ogni ipotesi di Conte ter una soluzione inadeguata a risolvere i problemi del paese. Sul dopo, intanto, si confermano le divisioni tra chi, come Silvio Berlusconi, auspica un governo di «alto profilo» e chi, come Giorgia Meloni insiste sulle urne.
Matteo Salvini, che sabato ha fatto visita a Denis Verdini, per un giorno sembra abbandonare l’idea di un esecutivo a guida centrodestra per spingere anche lui a favore del voto anticipato: «Decreti urgenti su ospedali e vaccini, su riapertura scuole e difesa del lavoro, sui rimborsi alle imprese e sull’utilizzo dei fondi europei, e poi subito al Voto! Senza perdere più tempo. Basta - conclude il leader leghista - con questo squallido e vergognoso teatrino».