Fiducia Meloni, 9 senatori nominati ministri: tutti i numeri della maggioranza alla Camera e al Senato

Già nove ministri vengono da Palazzo Madama e altre nomine potrebbero portare il centrodestra sotto la maggioranza assoluta a quota 104

Martedì 25 Ottobre 2022 di Fausto Caruso
Fiducia Meloni, 9 senatori nominati ministri: tutti i numeri della maggioranza alla Camera e al Senato

Inizia l’avventura parlamentare del governo Meloni. Con il voto di fiducia oggi alla Camera e domani al Senato il nuovo esecutivo si assicurerà l’appoggio del Parlamento necessario per entrare nel pieno delle sue funzioni.

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Sulla carta la leader di Fratelli d’Italia può contare su una maggioranza schiacciante: 237 deputati su 400 alla Camera e 115 senatori su 200 a Palazzo Madama, numeri che vedono già detratti i due presidenti, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, che per prassi non prendono parte alle operazioni di voto.

Eppure qualcuno tra i consiglieri più cauti della neopremier è già col pallottoliere in mano e teme che, soprattutto al Senato, alcune scelte nella composizione della squadra di governo e dei sottosegretari possano causare delle difficoltà.

Perché ci si preoccupa del Senato

Dei 24 ministri nominati da Meloni ben 9 vengono dagli scranni della camera alta del Parlamento, tra cui il segretario della Lega Matteo Salvini. Considerando che spesso i ministri sono in missione o presi da impegni istituzionali, raramente partecipano all’attività parlamentare. Questo fa sì che la maggioranza al Senato scenda di fatto a 106 membri, un numero che dà ancora un ottimo margine sugli 84 dell’opposizione (che possono salire a 90 contando i 6 senatori a vita, che però quasi mai vanno in Parlamento). Due sono però gli ostacoli che il governo deve evitare. Il primo è quello di attingere largamente da Palazzo Madama anche nella selezione dei sottosegretari. Tra i nomi in lizza per un posto ci sono quelli di Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo della premier, il leghista Edoardo Rixi e il forzista Alberto Barachini, tutti in attesa di aver un ruolo governativo e tutti senatori. Assottigliare troppo il divario con l’opposizione potrebbe esporre la maggioranza al rischio che malanni, viaggi o altre defezioni occasionali (per non parlare di eventuali mal di pancia in alcune correnti di partito) la mandino sotto su alcune proposte. Il secondo numero che Meloni deve tenere d’occhio è 104, la maggioranza assoluta dei senatori richiesta per far passare provvedimenti particolari come la dichiarazione d’urgenza delle leggi, l’approvazione di forme di autonomie per le regioni (argomento che interessa molto alla Lega) e quelle riforme costituzionali che il centrodestra ha promesso in campagna elettorale. In quest’ultimo caso servirebbe addirittura la maggioranza dei due terzi, perché con quella assoluta le opposizioni possono chiedere un referendum confermativo sulle modifiche proposte alla Carta fondamentale.

Giorgia Meloni, la squadra a palazzo Chigi (nel segno della continu: Mantovano, Talò e Pugnalin

La Camera

Discorso diverso per la Camera dei Deputati, dove la maggioranza è più ampia già di per sé e da cui provengono solo 6 ministri. Questo lascia un confortevole margine di 231 membri contro i 162 delle opposizioni, obiettivamente quasi impossibile da colmare a meno dell’ipotesi in cui una delle componenti della coalizione di governo decida di “staccare la spina”, come si dice in gergo. L’unica cura che si dovrà avere qui, considerando che molti sottosegretari proverranno dai banchi di Montecitorio, sarà tenersi una decina di unità sopra quota 201, la maggioranza assoluta dei membri dell'assemblea.

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«Nessuno di noi è stato eletto per fare il turista, i ministri si organizzeranno per essere in aula quando necessario», ha rassicurato Luca Ciriani di Fratelli d’Italia, per l’appunto senatore e ministro per i Rapporti col Parlamento, quando gli era stata sottoposta la questione. Non dovrebbe comunque destare preoccupazione il voto di oggi alla Camera e di domani al Senato a cui anche i ministri appena nominati potranno prendere parte senza problemi. Ci sarà poi modo per il presidente del Consiglio di procedere alle nomine successive, che dovranno compensare gli scontenti e bilanciare gli equilibri, il tutto con la conta dei sentori sempre sotto mano.

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