Governo, i timori del centrodestra. Salvini chiama Berlusconi: «Ferma i voltagabbana»

Venerdì 15 Gennaio 2021 di Mario Ajello
Governo, i timori del centrodestra. Salvini chiama Berlusconi: «Ferma i voltagabbana»

Si sono visti ieri all’ora di pranzo i capi del centrodestra. Hanno dato il mandato a Salvini come leader della coalizione e segretario del partito più votato di incontrare il presidente Mattarella.

Lui lo ha fatto, e appena sceso dal Colle ha spiegato: «Ho parlato con il Capo dello Stato, gli ho chiesto non solo a nome del centrodestra unito, ma a nome di 60 milioni di italiani che non stanno capendo cosa succede, di fare in fretta. L’Italia ha bisogno di un governo vero e non di pagliacciate». E comunque: «Se c’è un governo vorremmo saperlo. Conte non può star lì altri giorni: o si dimette al Quirinale o viene in Parlamento e ci dice se ha trovato per strada qualche senatore». 

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Lunedì Conte in Parlamento ci andrà. E comunque adesso il centrodestra ha messo la sordina sulla richiesta di andare a votare subito perché teme che questa inistenza diventi un boomerang. «Più diciamo di andare alle urne e più spaventiamo i senatori che per paura di non venire rieletti appoggiano la continuità del governo Conte e diventano responsabili»: così si ragiona nel centrodestra e il ragionamento fila. 

E comunque, ufficialmente la coalizione è compatta nel respingere ogni lusinga e anzi nel chiedere a Conte tempi rapidi nella parlamentarizzazione della crisi. Tuttavia serpeggiano indiscrezioni, secondo cui tra alcuni senatori azzurri ed esponenti dei cespugli centristi d’area potrebbe far breccia l’idea di vestire i panni dei responsabili. Perciò Salvini, per farsi rassicurare, ha telefonato a Berlusconi in Francia, oltre che per accertarsi sulle sue condizioni di salute, anche per dirgli: «Silvio, ferma i voltagabbana che si offrono a Conte». Berlusconi lo ha rassicurato: «Da quel che so, questo pericolo di tradimenti non esiste nel mio partito». Ma chissà. A Salvini è stato detto che ci sarebbero esponenti azzurri all’opera per convincere i senatori a dare una mano per il Conte Ter e per la prosecuzione della legislatura soprattutto. Perché sarebbero terrorizzati all’idea di uscire dal Parlamento e non tornarci mai più, visti i consensi ridotti che secondo i sondaggi avrebbe Forza Italia. 

PRONTO, CI SEI?
Quindi Salvini in prima persona sta chiamando tutti i senatori potenzialmente a rischio salto della quaglia, per stringere i bulloni e scongiurare ogni tentazione da disertori. I posti in lista da offrire ai berlusconiani il capo lumbard li ha, ma non siamo ancora a questo punto. Cioè alle offerte. Però, dalla Lega si ricorda che chiunque avesse intenzione di sostenere Conte non verrebbe mai più candidato. Ma il ragionamento potrebbe essere anche ampliato a dinamiche di coalizione: è evidente, ragionano nel Carroccio, che un cambio di campo organizzato da parte di pezzi di Forza Italia e non solo da singoli, porterebbe alla rottura della coalizione alle prossime elezioni amministrative. «Caro Silvio, frena ogni cattiva tentazione tra i tuoi», ha detto Matteo al Cavaliere in un clima di compattezza e cordialità. Ma la Lega al Senato sta anche provando - assicurano alcuni onorevoli - a prendere qualcuno dal fronte delle maggioranza: «Ormai Conte è finito, si andrà a votare presto o anche poi, ma solo da noi avete possibilità di venire ripresentati ed eletti». Ovvero, è partita la campagna anti-responsabili contiani al grido, anzi al sussurro: «Non andate con la sinistra, che è finita, vi aiuteremo noi». Appello che ne contiene anche un altro rivolto a chi sta già nella maggioranza: «Mancano pochi voti perché al Senato la maggioranza sia nostra. Perché non passare da questa parte della barricata e facciamo subito un bel governo di centrodestra?». 

DISCREPANZE
Insomma si procede insieme. Ma Salvini è il più convinto di tutti che non si debba parlare troppo di voto anticipato, perché i senatori si impauriscono e sostengono Conte per conservare il posto da onorevoli. Il discorsi di Giorgetti, non condivisi dagli alleati, frullano nella testa del capo leghista. Il quale non è affatto alieno all’idea di un governo di transizione, e niente urne subito, con dentro tutti (a guida Cottarelli? O Draghi? O Cartabia?). Un modo per mettere le mani sugli investimenti del Recovery Fund e non lasciarli al Pd e a M5S come efficace arma elettorale quando al voto si andrà.

Ultimo aggiornamento: 18:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA