Governo, che succede con la crisi di agosto

Giovedì 8 Agosto 2019 di Diodato Pirone
Governo, che succede con la crisi di agosto
Se la situazione politica dovesse precipitare e non si trovasse nessun tipo d'accordo per proseguire la legislatura, neanche per il sostegno ad un governo tecnico, come date più probabili del voto anticipato vengono date le domeniche del 13 o del 20 ottobre.

Certezze ovviamente non ce ne sono. Se non una: le elezioni si svolgono in una data fra i 45 e i 70 giorni dallo scioglimento delle Camere. Il 13 o 20 ottobre presuppongono una crisi piuttosto rapida, con scioglimento delle Camere verso la fine di agosto. Nessuno però può affermare che questo sia lo scenario più probabile. Se il premier Giuseppe Conte dovesse rimettere il suo mandato al Quirinale, il capo dello Stato potrebbe reinviarlo alle Camere per un pronunciamento del Parlamento oppure accettare le dimissioni e avviare le consultazioni. Il voto a ottobre di fatto precluderebbe il varo di una finanziaria entro il 31 dicembre perché le nuove Camere non potrebbero essere convocate prima di dicembre.

Anche ammesso che un nuovo governo possa essere già pronto ci sarebbero solo una trentina di giorni per le due fiducie e il varo della manovra per il 2020. Probabile a quel punto l'aumento dell'Iva per 23 miliardi previsto dalla Finanziaria dello scorso anno.

Ritocco: un nuovo titolare ai Trasporti
Non comporterebbe alcuna crisi l’eventuale sostituzione del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, da tempo nel mirino della Lega (ma anche del Pd e di Forza Italia che a marzo contro di lui hanno presentato due mozioni di sfiducia) per via della sua opposizione alla realizzazione di alcuni grandi opere a partire dalla nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
La sostituzione di un ministro è una procedura in sé “semplice”, accaduta decine di volte per i motivi più svariati. Ancora pochi mesi fa il ministro degli Affari Europei, Paolo Savona, si è dimesso per diventare presidente della Consob ed è stato sostituito solo da poco dal leghista Lorenzo Fontana spostato dal ministero della Famiglia nella nuova casella.


Rimpasto Ancora Conte con più cambi di ministri
ovvero di sostituzione di più ministri? Se nelle prossime fasi politiche dovesse maturare un avvenimento del genere non c’è una regola automatica da seguire perché tutto dipende dalla natura del rimpasto. Se si dovesse trattare di un’operazione “tecnica”, concordata fra le due forze di maggioranza e senza il coinvolgimento di dicasteri di peso il governo potrebbe anche proseguire nell’attuale configurazione. Ma se il rimpasto dovesse cambiare la natura dell’esecutivo, il suo indirizzo politico e gli equilibri fra le due forze di maggioranza è probabile che lo stesso premier Giuseppe Conte rimetta al Quirinale il suo mandato magari con l’obiettivo - se M5S e Lega lo concordassero - di dare vita a un Conte-bis

Il Presidente La mediazione possibile del Quirinale
Il ruolo del Quirinale dipende dall’evoluzione del quadro politico ma anche dalla situazione economica. E’ noto che l’orizzonte del Colle è quello dell’approvazione di una manovra per i conti pubblici del 2020 che fornisca certezze alle imprese e ai lavoratori ed eviti pericoli per i risparmi degli italiani. Se la maggioranza dovesse reggere allo scossone del voto al Senato sulla Tav il Quirinale si limiterebbe a prenderne atto. Se invece Conte dovesse arrivare alle dimissioni la parola passerebbe direttamente nelle mani del Capo dello Stato che inizierebbe le consultazioni per verificare la possibilità di conferma in Parlamento dell’attuale maggioranza o la ricerca di nuovi equilibri. Le elezioni anticipate sarebbero solo l’estrema ratio

Manovra Le scadenze sui conti in autunno
punti di debolezza dell’Italia è il suo enorme debito pubblico che preoccupa non solo i risparmiatori ma anche i partners europei con i quali abbiamo l’euro e il futuro del progetto politico dell’Unione Europea. L’attuale differenza di 200 punti di maggior interesse dei titoli di Stato italiani rispetto a quelli tedeschi riflette questa preoccupazione. In questo quadro la legge di Bilancio 2020 è destinata a giocare un ruolo importante specialmente se, in accordo con l’Ue, il deficit fosse contenuto. In caso di mancata approvazione della Finanziaria scatterebbe l’esercizio provvisorio: da gennaio lo Stato non potrebbe spendere più di un dodicesimo di quanto speso nel 2019.

Governissimo Un esecutivo ponte fino al voto
In via ipotetica, le forze politiche più “responsabili” (o più prosaicamente, preoccupate all’idea di votare) potrebbero dar vita a un esecutivo di larghe intese o ponte, che dir si voglia, che gestisca gli affari correnti e soprattutto realizzi la manovra d’autunno, prima di portare il paese a votare. Naturalmente non ne farebbe parte la Lega, che ha provocato la rottura e anzi teme questa soluzione al pari di Fratelli d’Italia, ma potrebbero per ipotesi aderirvi da M5S al Pd a Forza Italia. Che sono poi gli stessi partiti che avrebbero più da perdere in caso di elezioni, ma sono anche quelli che si ritrovano nel comune voto a favore della nuova presidente della Commissione Ue, von der Leyen. Come a dire che sarebbe un esecutivo di rapporti distesi con Bruxelles.

Elezioni L’ipotesi urne anticipate: 13 o 20 ottobre
In caso (improbabile) di crisi di governo breve e di scioglimento anticipato delle Camere le date per il nuovo voto che ieri apparivano più probabili sono quelle del 13 e del 20 ottobre. Perché? Le elezioni si devono svolgere in una data fra i 45 e i 70 giorni dallo scioglimento delle Camere. Il 13 o 20 ottobre presuppongono dunque che il Quirinale sciolga le Camere entro la fine di agosto, in meno di 20 giorni. Tutto è possibile ma questo scenario appare poco plausibile specialmente se fra Lega e M5S si dovesse sviluppare una trattativa - vera o strumentale - sulla definizione di nuovi equilibri politici e sulle poltrone. Sullo sfondo resta la definizione della manovra per il 2020 e il “pericolo”, senza la legge di bilancio, dell’aumento dell’Iva per ben 23 miliardi, fissato dalla Finanziaria dello scorso anno. 
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