Conte, ipotesi governissimo Draghi dietro lo scontro tra premier e Renzi

Sabato 2 Maggio 2020 di Mario Ajello
Conte, ipotesi governissimo Draghi dietro lo scontro tra premier e Renzi

«Non va, così non va». Lo dice uno dei capi delegazione dei partiti di governo, Pd, Italia Viva, M5S e sinistra, che oggi si riuniscono con Conte e l’incontro non sarà un idillio (premier sempre più nervoso e sospettoso ne in cerca arca di rassicurazioni da tutte le parti anche sul Colle) ma anche  gli altri più o meno la pensano così. Il solo Franceschini, capodelegazione dem, insieme al segretario Zingaretti e  al vicesegretario Orlando è ancora molto fermo sulla difesa a oltranza di Conte. La Bellanova di Italia Viva condivide in tutto e per tutto le bordate di Renzi al premier e i 5 stelle come al solito non sanno come muoversi, e un po’ si sentono scavalcati dal premier che per alcuni di loro (anche Di Maio?) non li rappresenta più e un po’ non vogliono muovere troppo il quadro temendo di essere spediti all’opposizione di un eventuale governissimo. Ma Crimi, il capo politico stellato, ripete a tutti i manovratori degli altri partiti: «Lo volete capire che senza di noi non ci sono numeri per fare un’altra maggioranza in Parlamento, a meno che non volete imbarcare Salvini e gli anti-euro e bye bure Draghi?».

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Le manovre in corso ci sono, ma disordinate e più simili al momento a velleità che a lucidi piani per far fuori Conte. Il quale è ancora al massimo della popolarità. Ma i manovratori, da quelli del Pd - esclusi appunto, per ora, i tre big: Zingaretti, Franceschini e Orlando - a tutti gli altri, dalla Lega ai renziani a un po’ di grillini stanchi più a parole che nei fatti, scommettono con poca paura di sbagliare che da qui a dieci giorni il favore dell’Italia da fase 1 goduto finora dal premier è destinato a scendere assai per poi inabissarsi dopo l’estate. E a quel punto, Conte sarà il capro  espiatorio di tutto ciò che non andrà e non sarà poco. Su questa base si muovono le truppe sparse e in accordo discordante tra di loro che vorrebbero defenestrarlo. i manovratori. «Conte deve capire che non gli può bastare il sostegno di Bergoglio e di Mattarella, è quello dell’Europa che promette ma i soldi gli italiani ancora non li vedono», così dicono nell’entourage di Renzi e così pensano più o meno tutti gli altri. Ma da qui a dire che i manovratori abbiano una regia e un piano da mettere in pratica ce ne vuole. Solo la possibile e quasi naturale  saldatura tra Renzi e Berlusconi, e insomma il ritorno del patto del Nazareno tra i due ex premier, può essere considerato un punto fermo. Il Pd fa il complimentoso verso Berlusconi, «Ci piace la loro strategia dell’attenzione verso il governo», dice Orlando - ma questo più che un invito a entrare nel governo è un modo per mettere ancora più distanza tra Forza Italia e la Lega e per farsi dare una mano dall’europeista Silvio nelle trattative con la Ue e nei voti in Parlamento sul Mes, quando sarà, e via dicendo. 

Ecco, disordine e velleità e non si sa ancora come re quando la testa di Conte rotolerà. Ma perfino ai piani alti del Nazareno, e in tutto il corpaccione parlamentare dem, non si nasconde il fatto che l’assedio al premier sia cominciato e che qualcosa dovrà produrre. Renzi, anche se oggi appare pentito per l’esagerazione a proposito dei morti di Bergamo che sarebbero per la riapertura, non retrocede affatto dalla sua idea che di Conte non ci sia più bisogno: «Abbiamo fatto fare questo governo per non dare i pieni poteri a Salvini, ma non vogliamo certo che se li prenda, come ha fatto finora e vorrebbe fare ancora, Conte». In maniera più light ripetono questo i democrat e lo fanno così: «I Dpcm espropriano il Parlamento, il premier deve rinunciarci, sennò resterà solo». Una minaccia anche questa. 

I giochi sono in pieno svolgimento. L’epilogo è tuttavia legato a molte incognite, prima fra tutte l’andamento dei contagi, prima che la curva cali davvero non succederà niente. Ma a giugno, o comunque appena la fase dell’emergenza sarà stata superata, la questione di un nuovo governo si farà più concreta. Ma bisognerà aver in testa una exit strategy, che al momento appare nebulosa. Oggi Conte dirà ai capidelegazione: «Dovete capire che siamo tutti sulla stessa barca». Ma è quella da cui alcuni della sua maggioranza vorrebbero far scendere lui. L’attacco di Renzi, che addirittura ha descritto Conte come un premier anti-costituzionale, non vuole essere condotta contro il Pd ma insieme a esso. La virulenza renziana però sta inibendo i dem, e lo stesso Franceschini - che nelle intenzioni di Renzi dovrà essere il prossimo premier - pur essendo notoriamente un grande manovratore sta in fase wait and see. Fino a quando? Si muove la Lega ma non con un Salvini ancora indeciso - governissimo o rivoluzione di piazza? - anche se l’ala lettiana dei forzisti (intesa come Gianni ma il sempre maggiore interventismo di Enrico nelle cose italiane fa dire a molti che egli stia facendo un pensierino per la successione a Conte) sta aumentando l’interlocuzione con Giorgetti e oggi una presa di posizione importante è arrivata: quella di Bobo Maroni. Ha detto a Salvini: al voto non ci si va, l’opposizione piazzaiola se dura troppo vanifica se stessa, è l’ora di trovare un accordone parlamentare per il dopo Conte. Ma detto da Bobo, che Salvini non ama, questo invito rischia di raffreddare il capo leghista sulla via dell’inciucione e di rafforzarlo nell’impeto barricadiero. 

Ma a parte il governissimo che parrebbe an cora lontano, Renzi propone una prospettiva più a portata di mano e che solletica buona parte del Pd:  «Un premier nuovo, uno targato dem, ma con la stessa maggioranza di adesso». Il messaggio è recapitato al Nazareno, e si aspetta di vedere se raccoglierlo. Comunque queato scenario è considerato, nel partito perno di tutto, cioè il Pd, sempre preferibile a quell’altro fatto di dem, Italia Viva, Forza Italia e un pezzo di grillini. Senza Conte premier ovviamente. 

Terzo scenario, un Conte ter con l’uscita di Italia viva e contestuale ingresso di Forza Italia (più altri parlamentari “indipendenti” o “responsabili”) nella maggioranza. Ma potranno i 5 stelle governare con Berlusconi in pianta stabile e ufficiale? Tra tutte queste opzioni,  dunque, quella del governissimo - governo Draghi di unità nazionale sostenuto da tutti i partiti  tranne la frangia M5S modello Dibba e con ministri tecnici - nella sua aleatorietà appare la più plausibile, anche se il Draghi non potrebbe essere proprio lui, perché non vuole (punta al Colle), ed è necessaria una condizione perché si possa sviluppare: la caduta verticale degli indici di popolarità di Conte da qui in poi.
Il cambio di passo, per dirla in politichese, se lo augurano tutti. Ma la vera novità è il ritorno in campo di Berlusconi in chiave governista. A cui si aggiunge, forse, un sentimento popolare che spesso si accompagna alle fasi di post crisi (ammesso che dal contagio usciremo davvero): la voglia di vedere una figura nuova, non più associata alle tragedie pregresse, capace di far sperare in una rinascita vera.
 

Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 15:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA