Conte sfida Renzi in Parlamento. Il leader Iv: «Devi trattare con noi»

Mercoledì 19 Febbraio 2020 di Marco Conti
Conte sfida Renzi in Parlamento. Il leader Iv: «Devi trattare con noi»

ROMA La gara è a chi fa per primo la mossa sbagliata. Renzi, non votando provvedimenti della maggioranza. Conte, andando a caccia di responsabili pronti a sostituire Iv. Un gioco del cerino all'incontrario dove l'incidente che può far saltare il banco è sempre possibile, anche se sinora - come è accaduto ieri sulle intercettazioni - i pontieri sono riusciti nel miracolo.

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LO SQUILLO
A mettersi da solo fuori dalla maggioranza, Renzi non ci pensa proprio e, parlando lungamente al Senato, se la prende con «le veline» di palazzo Chigi e con Goffredo Bettini, anche se poi «l'idea di metter fuori Iv è stata mitigata dal Pd». L'ex presidente del Consiglio - ritornato dal Pakistan dove ha anche sciato sull'Himalaya - oltre ad essere abbronzato, è caricatissimo e attacca chi sta lavorando ai presunti responsabili e coloro che alimentano le voci su singoli parlamentari-voltagabbana. Affondi che sulla carta tengono fuori il governo. Al punto che arriva a sostenere che «non è vero che intendo sfiduciare Conte», perché «il nostro problema è con Bonafede e quella sua idea della prescrizione».
Il leader di Iv non solo non si chiama fuori, ma mostra disponibilità a mettersi intorno ad un tavolo ricevendo quel riconoscimento politico che ad Iv - secondo l'ex premier - nè il Pd, nè il M5S, e nè soprattutto Conte, sembrano volergli dare. A dirlo apertamente a Conte è Ettore Rosato: «Il mio telefono è sempre acceso ma finora non ha squillato».
«Il meno renziano dentro Iv sono io», sostiene smentendo tutte le voci su possibili defezioni di senatori. «Però se hanno i numeri per il Conte-ter si accomodino, noi ne staremo fuori», aggiunge dopo aver anche detto che ha intenzione di querelare il sottosegretario 5S Gianluca Castaldi «che mi ha accusato di aver sciato a spese degli italiani».
 



Quanto la paralisi del governo sia colpa di Iv o del M5S è complicato dirlo. Ma la realtà è che l'esecutivo è fermo e non è riuscito a fare nemmeno quelle nomine (Privacy e Agcom) decise da Pd e M5S e che hanno mandato su tutte le furie Iv. D'altra parte il fatto che «non si possa votare sino ad ottobre», è convinzione non solo di Renzi, il quale però è anche sicuro sia in atto «un bluff» sui numeri al Senato dove per avere la maggioranza «occorre arrivare almeno a 161 senatori necessari per approvare il Def». Comunque, poichè «se qualcuno vuole cambiare governo questo è il momento giusto, si accomodino», aggiunge con tono di sfida. Con i «lardominali» tenuti a stento dai bottoni della camicia, Renzi tiene alta la guardia mentre da palazzo Chigi filtra nervosismo. A sera, dopo una giornata di riunioni, Conte sferra un nuovo attacco: «Sobri con le parole, ma operosi con le azioni», sostiene il premier. Lontani quindi dalle «continue schermaglie di Iv (sfiducia a Bonafede, ripetuti voti con le opposizioni, rifiuto di accettare qualsiasi mediazione sulla prescrizione), provocazioni continue sulla possibile sostituzione del premier». L'invito rivolto a Iv a interrogarsi «al proprio interno», per verificare «se vuole proseguire con spirito di collaborazione», sa di sfida. Perché se così sarà «ben venga - aggiunge Conte - questa decisione». Altrimenti, sembra di capire, per il presidente del Consiglio non resta che prenderne atto in Parlamento.

L'ingresso di altri due parlamentari in Iv rende in salita la strada dei responsabili e svela la difficoltà che i fautori dell'acchiappo incontrano in Parlamento a mettere insieme un gruppo che abbia un minimo di senso politico in grado di sostenere l'eventuale Conte-ter. Più di una realtà si tratta di una minaccia, anche perché è complicato interrompere la legislatura e i parlamentari, abbastanza sicuri di questo, già ragionano sulla prossima, dove - per come vanno i sondaggi - i possibili responsabili sono forse più attratti da Lega e FdI. Calendario alla mano, con il referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari e le successivi modifiche da fare ai collegi elettorali e non solo, non c'è tempo per andare al voto in primavera. Ad ottobre sarebbe sulla carta possibile ma, come sempre accade, c'è il nodo della legge di Bilancio. Si potrebbe andare alle urne nella primavera prossima, prima che scatti il semestre bianco. A patto che l'attuale Parlamento - per poche settimane - rinunci ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Dal ginepraio di date emerge la difficoltà a sciogliere il Parlamento anzitempo, e al tempo stesso metter su un nuovo governo evitando che Salvini non tenti la rivincita di agosto.

 

Ultimo aggiornamento: 12:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA