​Governo, Renzi vuole il rimpastone: Conte si dimetta e trattiamo. Ma Palazzo Chigi non si fida

Martedì 5 Gennaio 2021 di Emilio Pucci
Governo, Renzi vuole il rimpastone: Conte si dimetta e trattiamo. Ma Palazzo Chigi non si fida

«Conte sarà costretto a cedere e cederà». Alla fine di una giornata di trattative serrate Renzi è convinto che il premier scenderà a più miti consigli.

La richiesta del leader di Iv è netta: «Il premier deve dimettersi, poi ci sarà un nuovo esecutivo». Non basta un rimpastino con pochi ritocchi della squadra. Per il senatore di Rignano il presidente del Consiglio non ha altra scelta, altrimenti il 7 gennaio le ministre di Italia viva faranno un passo indietro. E’ una partita ancora tutta da giocare, il cui esito resta incerto. Perché il Pd e M5S non vogliono una crisi al buio. E lo stesso premier teme di essere impallinato. Di uscire da palazzo Chigi per non tornarci più. 

Sono ore frenetiche nella sede del governo. Il percorso delle consultazioni e di una nuova fiducia in Parlamento presenta insidie, rischi che almeno per ora Conte non vuole prendersi. «Non mi fido di Renzi», il suo refrain. Il timore è che un minuto dopo le sue dimissioni arrivi un agguato del senatore di Rignano. Del resto un big di Italia viva la mette così: «Non ci sono garanzie per nessuno, ma se Conte non si dimette è finito in ogni caso». Il Pd, che in una prima fase aveva in qualche modo coperto il gioco di Renzi per chiedere al premier uno scatto e uscire dall’immobilismo, ora delinea un perimetro netto. E non è lo stesso del leader di Iv: «Non ci porterà a sbattere». Zingaretti anzi rilancia l’azione dell’esecutivo attorno alla figura di Conte. E dunque no a «posizioni politiche che rischiano di destabilizzare la maggioranza di governo». E ancora: «Siamo convinti che al Paese vada evitata una crisi dagli sviluppi davvero imprevedibili». Sulla stessa lunghezza M5S: «Oggi parlare o paventare una crisi di governo sarebbe incomprensibile e irresponsabile», mettono nero su bianco il capo delegazione Bonafede e la guida politica Crimi.

Il tentativo dei dem e dei pentastellati è costruire un argine al premier. Ma è una difesa che rischia di non avere i numeri alle Camere. Iv non arretra. Anzi alza l’asticella con Renzi che ha posto a Conte una serie di condizioni sul Recovery plan. L’ha spuntata sulla fondazione della Cyber Security ma sul Mes i rosso-gialli andrebbero a sbattere su un muro se passasse la mediazione ipotizzata dai dem, con l’ok del ministro Gualtieri. Ovvero utilizzare 12 miliardi dei 36 previsti per il fondo Salva-Stati. Sulla possibilità di avere maggiori margini per gli investimenti Pd e Iv potrebbero essere accontentati. Ci saranno «maggiori fondi per i servizi sociali, la disabilità, l’integrazione sociosanitaria, per i giovani, il terzo settore, gli anziani e per gli asili nido», hanno fatto sapere fonti dem. Si tratta anche sui Servizi. Conte vorrebbe cedere la delega a un tecnico, ma Pd e Iv spingono per un politico. I nomi in ballo sono quelli dei dem Bordo, Borghi e Fiano. 

Tuttavia la situazione resta bloccata fino a quando non sarà chiaro l’epilogo della verifica. Con il Colle preoccupato. I pontieri sono al lavoro per costruire un percorso blindato per arrivare a un Conte ter. «Ci vorranno ancora alcuni giorni ma è una strada obbligata», dice un ministro. Renzi vorrebbe un esecutivo con tutti i leader dentro, «un governo politico». Zingaretti, però, non è disponibile. «Renzi sta facendo il suo nome per far sì che al Nazareno arrivi il presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini in modo che lui possa rientrare», è il sospetto di un big pd. Lo stesso senatore di Rignano ai suoi interlocutori giura che il suo futuro è un altro. E allora la scelta ricadrebbe eventualmente sul fedelissimo Rosato. Alla Difesa, qualora Guerini traslocasse agli Interni. Non è in discussione la casella della Farnesina, invece, Di Maio non si sposterà. Ma rischiano i ministri M5S Catalfo e Costa.
L’orologio della crisi corre veloce. Per il momento il presidente del Consiglio non ha convocato ancora una riunione ma a frenare è lo stesso Renzi. Si siederà al tavolo solo quando arriveranno le risposte alle questioni poste da Italia viva. «Voglio capire cosa vuole, fin dove è intenzionato ad arrivare», il ragionamento di Conte. Del resto anche chi sta tessendo la tela sottolinea che il tassello mancante per un accordo è uno solo: «Renzi vuole un Conte ter o fare fuori il presidente del Consiglio?». Il premier è dunque al bivio. Scegliere la strada delle dimissioni con Renzi che continua a sognare Draghi affinché sia lui a gestire tutto il pacchetto del Recovery plan, oppure resistere e andare fino in fondo? Una parte del Movimento è per questa seconda soluzione. Ma non tutti sono disponibili a seguire il premier, molti puntano le proprie fiches solo sulla fine della legislatura. Dei ‘responsabili’ non c’è traccia. «Conte ha un’ultima chance», continua a ripetere il leader di Iv. Ma il premier ancora non esclude di andare in Senato per ripetere l’operazione Salvini, ovvero addossare la colpa di una eventuale crisi a Renzi. «Così non ci sto a farmi impallinare», ha fatto sapere ai suoi alleati. 
 

Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA