Operai in nero, Di Maio: «Chiudiamo l'azienda di famiglia». Lite con il padre: mi hai mentito

Mercoledì 28 Novembre 2018 di Francesco Lo Dico
Operai in nero, Di Maio: «Chiudiamo l'azienda di famiglia». Lite con il padre: mi hai mentito

ROMA «Mi hai mentito». I grillini alla Camera raccontano di una lite tra Di Maio e il padre Antonio, dopo le ennesime rivelazioni degli operai in nero: non uno ma quattro. E spunta anche la causa di un dipendente per farsi pagare le ore lavorate in nero: una lite giudiziaria ancora in corso, quando la società venne donata da Antonio Di Maio ai figli Luigi e Rosalba. Non si trattava di un caso isolato. Secondo quanto rivelato dalle Iene, nell'azienda di papà Di Maio avrebbero lavorato in nero, oltre a Salvatore Pizzo, altre tre persone. Mimmo, per tre anni. E Giovanni, per otto mesi. E ancora: Stefano, che si sarebbe dato alla fuga nei campi per sfuggire ai controlli dell'Ispettorato del lavoro. Senza contare che ora i dubbi lambiscono anche Luigi Di Maio stesso, che qualche volta aveva lavorato in passato come muratore nell'impresa del padre. «Può esibirci i contratti dell'epoca?», lo ha sfidato l'inviato delle Iene, Filippo Roma. E Di Maio: «I versamenti sì, sicuramente, sono stato inquadrato».

Di Maio, altri operai in nero: nuove accuse al padre. Il ministro: «Non sapevo, verificherò»
 



IL FALDONE
Le stesse rassicurazioni arrivano anche nel salotto di Floris: «Esibirò le carte». Suo padre Antonio agita intanto di fronte alle telecamere di Stasera Italia, il talk di Rete 4, un faldone di documenti. «Avrete tutto», assicura. Ma le nuove rivelazioni delle Iene hanno certamente scosso il leader grillino. Tanto che annuncia un taglio radicale per uscire dall'angolo: «Chiuderemo l'impresa entro l'anno, tanto è ferma da tempo». Dopo aver consultato il padre, il ministro del Lavoro conferma alle Iene che Pizzo aveva lavorato in nero ma parla di un episodio isolato. «Ci sono altri casi?», chiedono gli inviati. «Gliel'ho chiesto ed è no», dice Di Maio. Che di fronte ai tre nuovi imbarazzanti episodi, promette ulteriori verifiche anche nel salotto tv di Floris.
 
 


Oltre alle possibili irregolarità contrattuali, gravano sull'Ardima molti interrogativi: dai magazzini collocati sul terreno di famiglia a Mariglianella, sui quali domani arriveranno gli accertamenti dei vigili urbani, al mistero di una cartella Equitalia da 172mila euro che grava sulla stessa proprietà. Il padre del vicepremier non ha mai posseduto quote della ditta dove è il dominus da sempre. Che ad oggi sono suddivise a metà tra Luigi Di Maio e la sorella. Diversa la situazione delle proprietà, con quattro comproprietà in immobili e nove comproprietà in particelle di terreni. È in questo quadro, probabilmente, che si inseriscono le richieste di Equitalia. Troppi grattacapi da gestire, in ogni caso. Cedere o non cedere le quote dell'azienda? È stato questo l'interrogativo che ha agitato il sonno del vicepremier. Che alla fine ha deciso di tagliare la testa al toro: meglio chiudere Ardima srl. Punto e basta.

LA DISFIDA
Frattanto la disfida dei padri continua a infiammare l'agone politico. «Noi siamo contro il lavoro nero.
Ma il politico Di Maio da che parte sta?», è il nuovo fendente di Matteo Renzi. Ma Alessandro Di Battista replica che «il punto non sono i padri, chi se ne frega, il punto sono i figli». Ergo Renzi e Boschi «hanno la faccia come il c.». «Fascista come il padre», rintuzza l'ex madrina delle riforme. «È sbagliato usare una vicenda di famiglia per fare bagarre politica», va in soccorso del partner di governo Matteo Salvini. E nella contesa genitoriale fa capolino anche il padre del premier, Nicola Conte: «Sono cose che capitano, ora è tutto risolto», sdrammatizza. Ad annaffiare il tutto, l'ennesimo caso di fake news. Protagonista Salvatore Pizzo, l'operaio che ha denunciato per primo di aver lavorato in nero nella ditta di Di Maio senior. Una foto virale diffusa sul web lo identifica come candidato del Pd toscano nel 2014. Ma in realtà si trattava dell'ignaro esponente locale del Pd, Leonardo Marras.

Ultimo aggiornamento: 21:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA