Conte-industriali, nuovo strappo. Il premier: «Da Bonomi parole infelici»

Mercoledì 3 Giugno 2020 di Diodato Pirone
Conte-industriali, nuovo strappo. Il premier: «Da Bonomi parole infelici. Il virus? Dati buoni ma non è sparito»

Il premier Giuseppe Conte ha convocato una nuova conferenza stampa nel primo giorno della Fase 3, quello della piena libertà di movimento, con l’evidente obiettivo di «accompagnare» (ha usato proprio questo verbo caro al Censis) il Paese verso la ricostruzione’ post-Covid. Conte ha parlato per 45 minuti sfiorando un’enormità di temi dai quali dovrebbe emergere un Piano di Rinascita.

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Se l’esame dei temi è stato superficiale, i due messaggi principali invece sono stati chiari. Da una parte il presidente del Consiglio ha ribadito di essere aperto alle proposte dell’opposizione e a quelle delle forze sociali. Ha parlato di Stati Generali dell’economia, ovvero di una consultazione di tutte le forze in campo ma anche di “menti brillanti”. L’avvio degli Stati Generali dovrebbe scattare lunedì prossimo con i primi incontri a Villa Pamphili. Tutto questo nel quadro della preparazione di un piano di riforme (anzi di una «rivoluzione», come si è lasciato sfuggire) che saranno finanziate dai fondi europei. L’apertura al confronto è cosa diversa dall’accondiscendenza. Qui Conte si è tolto un sassolino dalla scarpa nei confronti del nuovo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Conte ha detto che il paragone fra il virus e la politica italiana fatto da Bonomi è stato «infelice» e gli ha chiesto idee di ampio respiro «che superino la semplice richiesta del taglio delle tasse». Non solo, il premier ha ribadito di considerare essenziale la missione delle imprese di generare profitti ma in un quadro di consapevolezza del loro ruolo sociale e del reciproco interesse intrecciato con i dipendenti, i fornitori, i clienti e il territorio. Intanto su Autostrade ha confermato la trattativa in corso.

Dall’altra parte Conte ha voluto piantare alcuni paletti lessicali per avviare un confronto lontano dalla più classica delle guerre italiane, quella delle parole usate a sproposito. Abbiamo già detto che il premier ha usato il verbo «accompagnare» che non appartiene al vocabolario dei dirigisti anche se ha specificato che lo Stato non rinuncerà a svolgere un ruolo strategico a partire dalla semplificazione e dalla «rivoluzione» di alcune prassi burocratiche che, ad esempio, spingono i dirigenti della pubblica amministrazione a firmare meno pratiche possibili per paura del reato dell’abuso d’ufficio.

Poi Conte ha sottolineato che i fondi europei non devono essere considerati come «un tesoretto» (da depredare) ma come un’occasione irripetibile per ricostruire l’economia italiana e rendere più equa la società. E il premier ha annunciato che sta concordando con la Ue l’arrivo veloce di una parte dei fondi del Piano Next Generation.

Il terzo termine interessante usato da Conte è «modernizzazione». Una parola che quando è diventata realtà in Italia ha garantito la fortuna di alcune formule politiche. Passare dalle parole ai fatti sarà tuttavia un’impresa complicata e Conte se n’è mostrato consapevole quando ha detto che «non abbiamo una struttura dello Stato in grado di affrontare un’emergenza di così ampia portata». Questo non gli ha impedito di accennare ad alcune riforme epocali come quella del superamento del Codice Civile che risale al 1942; della semplificazione delle regole sugli appalti con il contemporaneo aumento dei controlli della Corte dei Conti.

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Conte si è molto speso anche per abbozzare una riforma fiscale con sconti per tutto il Mezzogiorno (fiscalità di vantaggio sempre bloccata dall’Ue) e una riduzione dell’evasione, un salto di qualità tecnologico garantito dalla «banda larga per tutti» e un piano di infrastrutture ferroviarie (dal secondo binario della linea adriatica all’Alta Velocità in Sicilia) e si è spinto a dire di voler studiare senza pregiudizi il dossier del Ponte di Messina. Una parola anche per la scuola che a settembre riaprirà con nuove aule.

La quantità di temi toccati dal presidente del Consiglio ha consentito alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, di definire irrealistiche le nuove promesse di Conte «visto che ancora non mantiene quelle fatte a marzo».
Sorprendentemente più disponibile Matteo Salvini che si è detto disponibile ad un confronto per «spazzare via la burocrazia». Liquidatorio Carlo Calenda, di Azione: «Un discorso di una vacuità assoluta, mancava solo la pace nel mondo». Nella maggioranza, invece, la sortita del premier è stata apprezzata. Entusiasta Vito Crimi per i 5Stelle: «Conte è stato lungimirante».Per il vice-segretario del Pd, Andrea Orlando: «Il governo fa bene a puntare sulla condivisione». Applausi persino da Matteo Renzi: «Direzione giusta, cogliamo l’occasione per cambiare l’Italia».

 

Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 15:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA