Giuseppe Conte, ecco cosa ha detto dalla chiusura a Renzi (che non cita), all'appello a Udc e Psi

Lunedì 18 Gennaio 2021 di Alberto Gentili
Giuseppe Conte, ecco cosa ha detto dalla chiusura a Renzi (che non cita), all'appello a Udc e Psi

«Adesso si volta pagina. Il Paese, sgomento di fronte a una crisi incomprensibile e senza fondamento, merita un governo coeso. Chi ha cuore il destino dell’Italia ci aiuti a sanare la ferita aperta. Chiedo un appoggio limpido e trasparente». E’ in queste parole la sintesi estrema del discorso di Giuseppe Conte alla Camera.

Il premier ha tagliato definitivamente i ponti con Matteo Renzi e Italia Viva. E, soprattutto, ha lanciato un appello ai «volenterosi», essenziali domani in Senato per salvare la pelle al governo. Il primo passo di Conte, in un discorso di 55 minuti, è stato chiudere a Renzi: «Arrivati a questo punto non si può cancellare il grave gesto di irresponsabilità, non ci può dimenticare ciò che è accaduto e ricreare il clima di fiducia necessario per lavorare assieme». 

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Conte non cita mai Renzi

Senza mai citare il leader di Italia Viva, il premier ha scavato un solco definitivo e insanabile tra l’esecutivo rosso-giallo e i renziani: «Non ci può cancellare ciò che è accaduto. Nel pieno della pandemia e mentre da casa ci ascolta chi ha perso i propri cari a causa del Covid, confesso di avvertire un certo disagio. Sono qui oggi non per annunciare nuove misure di sostegno, o per bozza ultima del Recovery Plan, ma per provare a spiegare una crisi in cui non solo i cittadini ma io stesso non vedo alcun plausibile fondamento». Ancora: «C’era davvero bisogno di aprirla ora? No. Le nostre energie dovrebbero essere tutte sempre concentrate sul Paese. Invece agli occhi dei cittadini appaiono dissipate in contributi polemici, spesso sterili, del tutto incomprensibili. Rischiamo così tutti di perdere contatto con la realtà».

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Conte, il messaggio all'Udc

Il passo successivo, per provare a sostituire i voti di Renzi in Senato con quelli dei cattolici dell’Udc, dei socialisti di Riccardo Nencini, di centristi vari, è stato garantire a quest’ultimi il “liberi tutti” dai vincoli del sistema elettorale maggioritario, promettendo per la prima volta e impegnandosi formalmente a spingere per l’introduzione del sistema proporzionale. 
Subito dopo è arrivato l’appello accorato ai «volenterosi», a chi «ha a cuore il bene del Paese», a «sanare la ferita aperta dalla crisi». Così: «Per le sfide che attendono l’Italia servono la massima coesione possibile, il più ampio consenso in Parlamento. Servono un governo e forze volenterose, consapevoli della delicatezza dei compiti», è stato il preambolo. Cui è seguito un sussulto retorico la cui sostanza è stata: datemi i voti in Senato per fare a meno di Renzi. «Servono donne e parlamentari uomini capaci di rifuggire gli egoismi, servono persone disponibili a mantenere elevate la dignità della politica, la più nobile delle arti e dei saperi se declinata nel giusto spirito che è il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Chi ha idee, progetti e volontà di farsi costruttore insieme a noi sappia che questo è il momento giusto. Costruiamo un governo aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia».

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Infine, per solleticare fino in fondo Udc, Psi, e altri potenziali «volenterosi», Conte ha aggiunto: «Questa alleanza può già contare su una solida base di dialogo alimentata da M5s, Pd, Leu, che sta mostrando la saldezza del suo ancoraggio e l’ampiezza del suo respiro. Sarebbe un arricchimento di questa alleanza poter acquisire contributo politico di formazioni che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista. Chiedo un appoggio limpido e trasparente nel solco della tradizione europeista, contro le logiche sovraniste e le derive nazionaliste». Della serie: scegliete tra me e Matteo Salvini.
Non è mancato un passaggio, nel discorso del premier, volto a offrire garanzie a Pd e 5Stelle per il «patto di legislatura» e per il famoso rimpasto con la sostituzione in corsa di qualche ministro: «Rafforzeremo la squadra di governo». E, visto che la partita è decisamente complessa e non vuole sorprese, Conte ha annunciato perfino la rinuncia alla delega per i Servizi segreti. Ciò che gli chiedeva a gran voce Renzi e, con discrezione, il Pd di Nicola Zingaretti.
Domani in Senato la sentenza. Oggi, alla Camera, il governo non rischia.

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Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 00:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA