Giorgia Meloni accelera anche sui sottosegretari. Ma pesa il rebus di Forza Italia

La premier vuole chiudere il prima possibile la trattativa, ma i forzisti sono ancora spaccati. La prima missione estera a Bruxelles da von der Leyen e Stoltenberg

Giovedì 27 Ottobre 2022 di Alberto Gentili e Emilio Pucci
Giorgia Meloni accelera anche sui sottosegretari. Ma pesa il rebus di Forza Italia

Incassata la seconda fiducia e con il governo pienamente in carica, Giorgia Meloni torna sul tema «dell’urgenza» e della «rapidità». La premier ha una grande fretta di chiudere la partita che riguarda i viceministri, i sottosegretari, le presidenze delle commissioni parlamentari, per poter «cominciare a correre». E varare, già dalla prossima settimana, i primi provvedimenti contro il caro-bollette: «L’emergenza delle emergenze». Però il sudoku delle cariche di sotto-governo, essenziali per rendere realmente operativo l’esecutivo, non marcia come Meloni vorrebbe. Così agli alleati ha chiesto di essere rapidi. Li ha sollecitati a superare gli scontri interni, fornendo il prima possibile i nomi dei viceministri e dei sottosegretari. Un appello all’accelerazione rivolto soprattutto a Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi, dilaniato come non mai, fatica a trovare un accordo interno.

Prevalgono i veti e i contro veti. «Non si trova la quadra tra le varie componenti...», allarga le braccia un esponente forzista. Qualche casella comunque comincia a definirsi. Per la Lega Edoardo Rixi sarà viceministro alle Infrastrutture. In più il Carroccio dovrebbe avere nove sottosegretari. Per Forza Italia, salvo sorprese legate al braccio di ferro interno, i viceministri dovrebbero essere Francesco Paolo Sisto alla Giustizia e Valentino Valentini allo Sviluppo economico, mentre i sottosegretari forzisti dovrebbero essere sei. Un viceministro sarà poi appannaggio di “Noi moderati”, il resto andrà a Fratelli d’Italia: tra i viceministri Edmondo Cirielli agli Esteri e Maurizio Leo all’Economia.

Non c’è però, come si diceva, un’intesa definitiva. Tanto più perché la trattativa sul sotto governo si interseca con quelle delle presidenze delle commissioni parlamentari. A palazzo Madama FdI ne avrà 5, alla Lega ne toccheranno 3 e 2 a Forza Italia. Una spartizione e quote simili a Montecitorio. A complicare il sudoku c’è il nodo delle presenze in Aula al Senato, dove i numeri della maggioranza sono più risicati, e dunque si teme per l’approvazione delle leggi. L’auspicio di Meloni è di convocare il Consiglio dei ministri tra domani e dopodomani, ma è probabile che la partita si chiuda solo lunedì o martedì prossimi. 
Martedì scorso c’è stato un vertice di maggioranza, nel quale si è discusso del criterio da adottare per la divisione delle poltrone. Forza Italia ha chiesto di considerare il numero dei voti e non quello dei seggi, con l’obiettivo di strappare più posti. Non è escluso invece che alla fine il partito di Berlusconi possa essere ricompensato con le presidenze delle commissioni. Sicure quelle della Bilancio e delle Infrastrutture a Montecitorio, ma si sta ragionando anche su altre. 

Per quanto riguarda i sottosegretari i pretendenti forzisti sono tanti: Maurizio Casasco dovrebbe andare all’Economia, si parla poi di Paolo Barelli (Interni), Giuseppe Mangialavori, Andrea Mandelli, Matilde Siracusano. In ballo ci sono anche Francesco Battistoni (Agricoltura), Valentina Aprea e gli ex deputati Gregorio Fontana e Sestino Giacomoni. L’ex presidente della Vigilanza Rai Alberto Barachini potrebbe avere la delega per l’Editoria.
Tanti gli aspiranti ad un posto di sottogoverno nella Lega: Nicola Molteni (Interni), Jacopo Morrone, Claudio Durigon (Lavoro), Vannia Gava, Lucia Borgonzoni (Cultura), Giulio Centemero. E gli ex parlamentari Armando Siri, Pina Castiello e Alessandro Morelli. Fratelli d’Italia, forte del 26% preso alle elezioni, avrà il grosso della torta: oltre a Leo e Cirielli dovrebbero entrare nella squadra, tra gli altri, Marcello Gemmato, Paola Frassinetti (Scuola), Andrea Delmastro. E la delega sulla Transizione ecologica dovrebbe toccare ad Alessio Butti. 

 

Le missioni estere

Partenza del governo a parte, a palazzo Chigi si studiano anche le prime mosse sul fronte internazionale. Dopo la telefonata con il presidente americano Joe Biden dell’altra notte, in cui Meloni ha ribadito la «profonda amicizia che lega Italia e Usa» e sottolineato «l’importanza della partnership transatlantica» su Ucraina, crisi energetica e alimentare, la premier sta pianificando la sua prima missione estera. Più fonti concordato che sarà a Bruxelles. E non per partecipare a un Consiglio europeo straordinario sull’energia come si credeva in origine (ormai slitterà a dicembre), ma per incontrare i vertici europei Ursula von der Leyen, Charles Michel, Roberta Mestola e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. A riprova, come ha detto durante il suo discorso in Parlamento, che «l’Italia starà dentro le istituzioni», perché «quello è il luogo in cui i farà sentire forte la sua voce». In quell’occasione, Meloni parlerà anche del nodo-energia. Per spingere a favore del tetto al prezzo del gas, frenato dai veti dei Paesi del Nord. E per sollecitare il disaccoppiamento del prezzo del metano da quello della luce. «Una misura che potremmo prendere anche a livello nazionale». Gli altri interventi allo studio: una moratoria di 6 mesi del pagamento delle bollette per evitare il distacchi, un aumento del bonus di 150 euro con l’estensione della platea dei beneficiari, la conferma dello scontro fiscale del 40% per le imprese.

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA