Salvini negli Usa: tocca a me. Ma il risiko regioni si complica

Venerdì 14 Febbraio 2020 di Mario Ajello
Matteo Salvini

I «candidati senza tessera», i civici, i trasversali: Meloni e Berlusconi, ci state a rinunciare ai vostri aspiranti governatori, per fare spazio a figure più neutre e unificanti? Nel Day After della vicenda Gregoretti, Salvini - che comunque sta accusando la botta politico-giudiziaria - rilancia la sfida nel centrodestra. Sulle Regionali. Lì dove la contesa più aspra. Ma ieri il botta e risposta, tra Salvini e la Meloni tramite una nota di Fratelli d'Italia, riguarda le rispettive identità politiche. Salvini ha detto di «non ambire a rappresentare la destra radicale», in quanto quelle parti sarebbero coperte già dalla Meloni.

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Il cui partito replica: «E' una forzatura sostenere che Fratelli d'Italia rappresenti solo la destra radicale. In Europa FdI ha la co-presidenza dei conservatori e ha rapporti con i repubblicani americani. Due realtà politiche molto diverse da quell'estrema destra che per molti ambienti europei è invece rappresentata dal partito della Le Pen e da AFD in Germania, che fanno parte dello stesso gruppo della Lega».
Uno scambio di punti di vista, chiamiamolo così. Si inserisce nella questione più ampia dei movimenti che sia la Lega sia Fratelli d'Italia stanno facendo sulla scena internazionale. Dopo il viaggio di Giorgia in America, adesso è Matteo che annuncia: «Andrò presto negli Stati Uniti».
 



Come a dire: occorre riallacciare rapporti con la Casa Bianca, non restare inchiodati al timbro del putinismo e giocare a tutto campo. La scelta di Giorgetti come responsabile Esteri del partito serve proprio a questo: a rilanciare l'immagine del Carroccio come forza affidabile e pronta a guidare il governo. Proprio in questa chiave, ecco l'altra mossa di Salvini: smarcarsi dall'estremismo della Le Pen e di Alternativa per la Germania, colleghi di gruppo (Identità e democrazia) all'Europarlamento, ma i 30 eurodeputati leghisti così come il resto della compagine a cui si sono affiliati soffrono in Europa di inconsistenza politica. Non partecipano alle scelte che contano.

Sono tenuti ai margini. Perciò alcuni dei salvinisti a Bruxelles e Strasburgo da tempo spingono per entrare nel gruppo dei Conservatori e dei riformisti - dove c'è la Meloni che ha anche la co-presidenza di questa forza importante e più centrista che destrorsa e Fitto la guida insieme a un polacco - che significherebbe nuova agibilità politica. «Mi auguro che si riesca a formare un gruppo largo e aperto a tante nazioni e a tante istanze», dice Salvini. E spera che anche Orban, in rotta con il Ppe possa aderirvi.

ILRISIKO
«Salvini e Meloni - osserva Mara Carfagna - prima facevano gara a chi era più estremista, oggi a chi è più moderato. Questo rivela il vero tallone Achille del centrodestra, che se non si rafforza al centro non vincerà mai». Di fatto, ieri Salvini con Giorgetti al fianco, dopo la vicenda dell'autorizzazione al processo, ha inteso darsi una fisionomia meno arroccata. Sembra intenzionato non a moderarsi - espressione che non gli piace - ma a darsi il profilo di quello che non ragiona più per rigide casacche di partito ma vuole «aprire le porte».

Porte aperte in Europa, porte aperte in Italia. Ma qui significa, in chiave Regionali, chiudere le porte a Fitto candidato meloniano in Puglia e a Caldoro candidato berlusconiano in Campania (di lui Carfagna dice: «E' divisivo») per puntare sul civismo. Cioè su nomi alternativi a quelli scelti da Giorgia e Silvio. Riuscirà il capo leghista a far saltare gli accordi di spartizione per le Regionali? Lui non vuole che vincano gli alleati al Sud, e che si dimostri che laggiù la Lega non è riuscita a sfondare. Serve il vertice per accordarsi, ma solo al telefono per ora si sentono Salvini, Meloni e Berlusconi. «Come nel gioco dell'oca Matteo ha deciso di ritornare alla casella zero, riaprendo i giochi», dice a mezza bocca un big azzurro. Ma nessuno cede e la battaglia nel centrodestra è destinata a inasprirsi.


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Ultimo aggiornamento: 08:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA