Meloni: patto anti-inciucio. E Gelmini critica il partito: le due spine di Berlusconi

La leader FdI non arretra: i nostri voti solo a chi resta fedele alla coalizione

Giovedì 19 Maggio 2022 di Emilio Pucci
Meloni: patto anti-inciucio. E Gelmini critica il partito: le due spine di Berlusconi

I nuvoloni sopra il cielo del centrodestra non accennano a diradarsi.

I tre leader fanno i conti con la fumata nera del vertice di martedì: si erano ripromessi di rivedersi a breve ma – secondo quanto filtra - prima delle elezioni amministrative del 12 giugno non ci sarà alcun incontro. Si guarda già al dopo comunali, con la Meloni che non solo attende il sì degli alleati alla riconferma di Musumeci in Sicilia, ma anche la firma sul patto anti-inciuci riproposto ad Arcore.


La prospettiva che Fdi vada da sola alle elezioni non è così peregrina. «Siamo – la linea del partito – coerenti con le nostre idee. Non abbiamo paura di andare controcorrente. Sono Lega e FI che devono preoccuparsi, non noi». E Giorgia Meloni lo ha ribadito anche nell’incontro alla Luiss con Enrico Letta: «Serve una vera alternanza di governo, noi mai col Pd». E poi rivolta ai 5Stelle: «Conte è contro le armi? Ritiri i ministri dal governo. Non c’è una maggioranza alternativa». L’unica apertura a Letta è su una «Assemblea costituente, per fare insieme le riforme», ma che vadano verso «il presidenzialismo». 
Meloni tira dritta per la sua strada e martedì, ad Arcore, ha portato un sondaggio per avvalorare la tesi dell’unità: insieme l’alleanza vince, viene data sopra almeno di cinque punti. Ma i nodi non si sono sciolti e adesso è calato il gelo. «Lascio ad altri le agitazioni», si limita a ripetere Salvini che a villa San Martino era accompagnato da Calderoli proprio per mettere in allerta Fdi: se si isola perde tutti collegi. «O portano avanti le battaglie del centrodestra e danno valore alle nostre percentuali, oppure finisce che FI scomparirà e Salvini verrà emarginato dai suoi», la risposta.


I SOSPETTI SU GIORGIA
Il sospetto del Cav e del leghista è che Meloni – viste le resistenze degli alleati di farla andare a palazzo Chigi in caso di vittoria – preferisce rinunciare a vincere. Nel centrodestra, così, rispunta lo spettro del pareggio alle prossime elezioni. «A causa della Meloni rischiamo di ritrovarci con un nuovo governo istituzionale», spiegano da FI. Fratelli d’Italia fa un altro ragionamento: «Serve un patto anti-inciucio. Non vogliamo che, con i nostri voti, venga eletto qualcuno che ci ritroviamo in governi di centrosinistra».
Ma Silvio Berlusconi si ritrova con un’altra grana da affrontare. La ministra Maria Stella Gelmini ha criticato la linea del partito e chiamato in causa proprio l’ex premier per le parole pronunciate sulla Nato e sulla guerra in Ucraina. Il ragionamento è chiaro: nulla di personale, ma ci sono due questioni politiche da affrontare. La prima è sulla politica estera: Gelmini si aspetta dal partito una linea chiara, senza ambiguità. La seconda riguarda la gestione del partito. E visto che sui giornali si legge di possibili nuovi avvicendamenti tra i coordinatori regionali, la Gelmini si augura che il “metodo Salini” resti una brutta parentesi.
In realtà la fibrillazione sulla questione dell’invio delle armi c’è pure nella Lega. Perché molti big di via Bellerio non comprendono il reiterato stop del Capitano alla fornitura di materiale bellico a Kiev. «Questa è la linea di Conte, non possiamo compromettere l’operato del governo e l’unità dell’Ue e dell’alleanza atlantica», la tesi. 
Il vero allarme ad Arcore è scattato dopo le punture di spillo della Gelmini. Perché un conto è il braccio di ferro con Ronzulli e Tajani sulla governance di FI, un altro è mirare direttamente al fondatore azzurro con un’intervista che – ecco la reazione – discredita l’immagine di Berlusconi di fronte ai partner e alle cancellerie europee. C’è chi ipotizza una scissione («Ma la Gelmini ha solo qualche fedelissimo», osserva un altro azzurro), chi già è nell’ottica della battaglia sulle liste. Con i governisti che, fatte alcune eccezioni (la Carfagna in primis), rischiano – di non essere neanche ricandidati.
Il tentativo di ricompattare il partito si farà alla kermesse di Napoli, ma per ora da parte di Berlusconi c’è solo ira.
 

Ultimo aggiornamento: 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA