Fontana presidente della Camera con 222 voti. «Diversità, una ricchezza». E Meloni: ora spediti, l’Italia chiede risposte

Letta attacca: uno sfregio. La leader di FdI: «Ripettare le istituzioni»

Sabato 15 Ottobre 2022 di Mario Ajello
Fontana presidente della Camera con 222 voti. «Diversità, una ricchezza». E Meloni: ora spediti, l’Italia chiede risposte

I colonnelli di Giorgia Meloni presidiano Aula e Transatlantico. E, prima e dopo il voto che elegge Lorenzo Fontana presidente della Camera, ostentano la tranquillità più assoluta.

Prima: «Berlusconi ci ha appena fatto sapere che è contentissimo per la scelta su Fontana, dice di stimarlo assai e loro voteranno compatti». Dopo, tra i sorrisi del meloniano Raffaele Fitto, la soddisfazione del capogruppo Lollobrigida, di Giovanni Donzelli, di Fabio Rampelli e di tutti a cominciare da Meloni che dice: «I 14 voti mancanti per Fontana? Qualcuno si sarà sbagliato a votare». Questo, sì. Ma in più, qualche mal di pancia qua e là, di tipo personale e territoriale che non costituisce - a detta della leader e della sua coalizione - un problema politico. Almeno per ora. Perché Berlusconi, dopo la giornataccia dell’altroieri, è ancora in modalità attacco e non gli dispiace infatti far vedere gli appunti di fuoco, scritti di suo pugno l’altro giorno in Senato, in cui definisce la premier in pectore: «Supponente, prepotente, arrogante e offensiva».

E comunque, i 14 voti mancanti (14 e non 15 perché l’azzurro Orsini aveva avvertito all’ultimo momento che non ci sarebbe stato, causa Covid) che hanno fermato a quota 222 i consensi per Fontana, senza spingerlo a 236 cioè al totale del centrodestra, sarebbero per lo più targati Lega. Ovvero il segno di fastidio perché il torinese Molinari alla fine è stato sacrificato come candidato e qualcuno ci è rimasto male; la piccola protesta di qualche lumbard (c’è chi ha scritto sulla scheda il nome del governatore Attilio Fontana) che non ama vedere il veneto Fontana in un posto così prestigioso. Si tratterebbe di pochi voti in dissenso, una decina al massimo, e gli altri - forzisti? i forzisti dicono di no e qualcuno di loro ha anche fotografato la scheda votata - sarebbero schede votate in dissenso per vedere l’effetto che fa. 

I rumors puntano il dito anche sui sostenitori del potente Edoardo Rixi, ovvero qualche ligure che lo voleva ministro delle Infrastrutture e invece al massimo diventerà sottosegretario da qualche parte. Quanto ai lombardi, alcuni leghisti in cortile all’ora di pranzo raccontavano che Fontana avrebbe avuto ruggini con l’attuale segretario regionale e deputato, Fabrizio Cecchetti, colpevole di aver concesso il patrocinio al gay pride di Milano, quando era presidente del Consiglio regionale. 

 

STUPORI

Beghe di partito. «Nulla di preoccupante per noi e per il governo che ci sarà», sono convinti in FdI. Quel che ha infastidito di più - «Noi sceneggiate del genere non le abbiamo fatte quando furono eletti Boldrini e poi Fico, che pure non amavamo affatto», dicono forzisti, leghisti e meloniani - è lo striscione anti-Fontana appeso nell’emiciclo dai dem Scarpa e Zan: «No a un presidente omofobo e filo-russo». I commessi lo hanno rimosso, mentre Lollobrigida assicurava: «Non ci saranno affatto sbandate filo-russe con Fontana». E uno stupore negativo ha suscitato anche, al momento dell’elezione di Fontana, il mancato applauso da parte della sinistra, quando un battimani trasversale e da rispetto istituzionale è stato spesso tipico del Parlamento nel momento della scelta del suo presidente, al netto se politicamente gradito o meno. Giusto qualcuno tra i terzopolisti ha accennato a un timido battimani, mentre il centrodestra faceva la standing ovation e il salviniano Borghi: «Ma guardateli, questi str... del Pd che non applaudono».

Nessun clima teso, insomma, come in Senato l’altro giorno. E spicca in questa momentanea bonaccia il rendez-vous tra Bossi, Calderoli, Salvini, Fontana, Giorgetti in cortile («Siamo una squadra fortissimi», ironizzano citando Checco Zalone) e il colloquio sempre lì all’aperto tra Meloni e Salvini. Chi guarda la conversazione, senza potersi avvicinare, la intitola «Quasi amici». Ovvero gesti e posture rilassate, ricucitura all’insegna dei pezzi pesanti di governo che Meloni vorrebbe dare alla Lega (a cominciare da Giorgetti al Mef) e quando i due finiscono di parlare, ecco Giorgia che risponde così alla domanda se hanno tolto le castagne dal fuoco della maggioranza: «Proprio di castagne abbiamo parlato. Matteo mi ha detto che vuole andare per boschi durante il weekend e mi ha chiesto dove si raccolgono castagne buone nel Lazio». Boschi? Intesa come Meb (Maria Elena Boschi), a suo modo è stata protagonista anche lei. Mentre Conte e Letta non si salutano e non si parlano più, perché Enrico non lo sopporta (e pensare che erano quasi amici...), appena un dem conversa in aula o fuori con un renziano (spesso si tratta di Rosato) scatta negli stellati il grido d’allarme: «Eccoli, stanno inciuciando alle nostre spalle per mettere la Boschi alla guida della Vigilanza Rai. Con il placet della destra che hanno aiutato nell’elezione di La Russa». Proprio la scelta dell’esponente di FdI per Palazzo Madama continua ad essere contestata da sinistra, mentre Letta definisce «uno sfregio» l’elezione di Fontana e i dem lo mostrificano in tutti i modi. Fino a scatenare la reazione, in serata di Meloni che twitta: «Agli esponenti della sinistra che attaccano i nuovi presidenti delle Camere, ricordo che le istituzioni vanno rispettate sempre e non solo quando sono loro espressione». Aggredirle in questo modo, è un’offesa allo Stato e alla volontà popolare».

Fontana, discorso integrale del nuovo presidente della Camera: «La diversità è ricchezza»

CAPELLI E MESSAGGI 

Ma rieccoci a Montecitorio, dove in mattinata Meloni, sfoggiando non le solite ballerine ma delle scarpe con un po’ di tacco a spillo e una pettinatura senza lo chignon ottocentesco della Fascina ma di una modaiola modernità, non dà proprio l’aria di fragilità. E andando via dopo il voto dice: «Avanti tutta sul governo, gli italiani ci chiedono risposte immediate e non perdere tempo».  Ma sa anche lei che, sotto la bonaccia di ieri, spirano ancora venti insidiosi. 

Ultimo aggiornamento: 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA