In geografia fisica il termine "foiba", preso in prestito dal dialetto friulano ma derivante dal latino "fovea", indica delle fenditure naturali caratteristiche della regione del Carso, l'altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Croazia. Ecco le foibe.
Si tratta in sostanza di cavità profonde anche decine di metri, generate dall'erosione idrogeologica, al cui fondo si trovano di solito degli "inghiottitoi naturali", ovvero dei canali che penetrano ancor più in profondità nel sottosuolo.
Secondo la Treccani, "Tali abissi si prestano assai bene a far scomparire in maniera rapida oggetti di dimensioni anche notevoli nelle zone in cui la natura rocciosa del terreno rende problematico lo scavo".
Durante la Seconda Guerra Mondiale, queste cavità sono diventate teatro di torture e fucilazioni di massa, compiute soprattutto ai danni dei militari italiani da parte di partigiani e servizi segreti jugoslavi impegnati nella riconquista di Istria, Dalmazia e Friuli Venezia Giulia.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943 e lo sfaldamento delle forze armate italiane, tutti i soldati nazifascisti e gli italiani non comunisti vennero considerati da Josip Broz Tito, leader del Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia (Avnoj), come nemici della patria.
A causa della violenta rappresaglia degli uomini di Tito nei territori italiani, e degli scontri che ne seguirono, le foibe divennero le perfette fosse comuni dove occultare i cadaveri delle stragi e delle esecuzioni di massa.
Le fucilazioni dei prigionieri spesso avvenivano proprio in prossimità dei crepacci, per rendere più facile gli "infoibamenti".
Sui numeri dei cadaveri finiti nelle fosse friulane non c'è ancora oggi una concordanza precisa tra gli storici, a causa della natura problematica delle fonti. Secondo alcuni studiosi, le vittime di parte italiana tra il '43 e il '45 sarebbero comprese tra i 3mila e le 5mila, altri invece sostengono che le cifre superino quota 10mila.
Oltre 3mila furono invece i prigionieri deportati nei campi di concentramento slavi. Inoltre, la violenza armata nel nord-est costrinse circa 350mila profughi di guerra a lasciare le loro case e fuggire dai territori presi di mira da Tito.
Giorno Ricordo, La Russa a Basovizza si inginocchia davanti foiba
Il Giorno del Ricordo
Il Giorno del Ricordo è la ricorrenza istituita con la legge n°92 del 30 marzo del 2004 per ricordare le vittime delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata a cavallo del secondo dopoguerra.
La data scelta è stata il 10 febbraio, il giorno in cui nel 1947 venne firmato il trattato di Parigi, che mise formalmente fine alla guerra.
Il disegno di legge per istituire il Giorno del Ricordo ha avuto come primo firmatario Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato.
A quasi 80 anni dal nobile gesto di pietà dei #vigilidelfuoco.
Nell'ottobre del 1943 una squadra guidata dal maresciallo Harzarich recuperò nella fossa dei Colombi, a 146 metri di profondità, i corpi di 84 vittime delle #Foibe#GiornoDelRicordo #10febbraio pic.twitter.com/TPxTGBdqCD— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) February 10, 2023