Coronavirus, le Regioni riaprono differenziate: ok a bar, ristoranti ed estetisti nelle aree senza contagi

Venerdì 1 Maggio 2020 di Simone Canettieri
Coronavirus, le Regioni riaprono differenziate: ok a bar, ristoranti ed estetisti nelle aree senza contagi

ROMA Il timore del contraccolpo economico al Sud, definito dai governatori «devastante». E poi la spinta pressante dei presidenti di centrodestra che si sono rivolti direttamente al Quirinale. In mezzo: la curva del contagio che dall'inizio non è mai stata omogenea.
Per finire: una continua fuga in avanti delle Regioni che dalla Calabria all'Umbria, passando per la Puglia hanno annunciato, o già messo in pratica, come nel caso di Jole Santelli ordinanze che vanno sopra al nuovo Dpcm che entrerà in vigore lunedì. In questo girone dantesco - con i sindaci contro i presidenti - Palazzo Chigi in affanno ha deciso di far scattare la retromarcia.

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E di annunciare così dal 18 maggio aperture «territoriali» a patto che ci sia il via libera del ministero della Sanità che ha fissato rigidi paletti. La strategia del «logoramento» del centrodestra, che guida 12 regioni, ha ottenuto il risultato desiderato. E si è incontrata con le critiche del Pd. Non a caso ieri giovedì proprio il capogruppo del Pd Andrea Marcucci aveva già messo in mora Palazzo Chigi: «Dal 17 maggio servirà un nuovo Dpcm».
 


Una sconfessione totale del premier Conte che non più tardi di domenica aveva annunciato il provvedimento della fase 2, arrivando anche a indicare per il 1° giugno l'apertura dei parrucchieri. Una strategia poco vincente, ricaduta poi su Boccia, costretto a mediare ormai da mesi con le Regioni in rivolta. Una lunga serie di ordinanze - non concordate - partite prima dal Veneto e dalla Liguria, ma che poi si sono allargate a macchia d'olio. Arrivando in Umbria per scendere fino alla Puglia e alla Calabria, dove si è consumato il primo, vero strappo di questa fase due che ancora - tecnicamente - deve iniziare. E se la forzista Jole Santelli sfida la «diffida» del governo per voler riaprire bar e ristoranti a partire da lunedì, come in un gioco di specchi e strategie, i governatori della Lega frenano. E così Attilio Fontana, nell'epicentro del virus, annuncia la cancellazione dal 4 di tutte quelle restrizioni in più rispetto al Dpcm. E Luca Zaia in Veneto torna a ribadire di «non esser mai andato contro i provvedimenti del governo». Sotterra l'ascia di guerra anche Massimiliano Fedriga, dal Friuli Venezia Giulia, per ribadire che «lo scontro istituzionale è una follia».

LA RIUNIONE
Un modo per non inferire, dopo aver centrato il successo: aver piegato il governo. La svolta è arrivata ieri. La mediazione fondamentale è arrivata da Stefano Bonaccini, governatore dem dell'Emilia Romagna, che ha garantito la linea della fermezza di Campania e Puglia, entrambe a trazione dem, di ottenere controlli rigidi sugli spostamenti di chi proviene dalle zone ad alto rischio contagio. Allo stesso tempo Zaia si è impegnato ad accettare i rigidi parametri del decreto Speranza per far scattare le riaperture dal 18. E così alla fine tra poco più di tre settimane potranno tornare alla vita di prima - che tale non sarà per via delle norme di sicurezza che dovranno mettere in campo - bar, ristoranti, estetisti e parrucchieri.

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Da lunedì il monitoraggio, territorio per territorio, degli indici R0 sarà costante, con un preciso report settimanale. In caso di ricrescita esponenziale dei positivi, come si sa, si tornerà ad altre chiusure. Ma nel caso contrario si inizierà a puntare al traguardo del 18. Le regole fissate da Speranza per un ulteriore allentamento non accetteranno deroghe. E secondo le stime che circolano al ministero (che però aspettano la prova dei fatti e della scienza a partire da lunedì) tutta Italia dalla seconda metà di maggio potrebbe rientrare nei parametri delle nuove riaperture.

Con Piemonte e Lombardia a rischio. Stesso discorso, seppur sul filo, anche per la Liguria. Ieri sera Boccia al termine della cabina di regia si è detto «soddisfatto» per «il clima costruttivo» durante la riunione. E ha cercato di anche di stemperare i toni affermando che «il 95% delle ordinanze regionali è in linea con il Dpcm, mentre solo il 5% necessità di modifiche, che verranno apportate entro domenica».

Ma in questa tregua armata rimane il nodo della Calabria.
Santelli apre un altro fronte: ha firmato un provvedimento che da lunedì che consente solo ai calabresi residenti la possibilità di rientrare. Chi partirà dovrà comunicarlo preventivamente, attraverso il portale regionale dell'emergenza Covid.

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