Energia, l'apertura di Pichetto: «Sì al nucleare pulito». In missione per il gas insieme a Cingolani

Il nuovo ministro e il suo predecessore insieme al vertice di oggi in Lussemburgo

Martedì 25 Ottobre 2022 di Andrea Bassi
Energia, l'apertura di Pichetto: «Sì al nucleare pulito». Cingolani, missione gas

Prima un colloquio durato diverse ore per discutere tutti i dossier sul tavolo. Poi la decisione di imbarcarsi insieme, sullo stesso aereo, per il vertice sull’energia in Lussemburgo, dove i ministri di tutta Europa si ritroveranno di nuovo per discutere delle proposte della Commissione sul gas. Solo che l’Italia si presenterà con due ministri: uno in carica e un ex. Inizia così l’inedita gestione condivisa del ministero della Transizione ecologica, che Giorgia Meloni ha ribattezzato dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Gilberto Pichetto e Roberto Cingolani marceranno insieme. A tempo, è la promessa. Sei mesi al massimo. Giusto per affrontare l’inverno che si preannuncia complicato. E i poteri saranno tutti del ministro in carica. L’ex titolare della Transizione non potrà firmare nulla. Tra Pichetto e Cingolani per ora c’è una luna di miele. Sono in sintonia non solo sui dossier che saranno affrontati già oggi nel vertice dei ministri. Lo sono anche su altri temi, come il nucleare. «Siamo favorevoli», ha detto ieri Pichetto intervenendo telefonicamente al Forum Automotive in corso a Milano, «alla sperimentazione del nucleare di nuova generazione per far fronte alla crisi energetica».

Cingolani non ha mai fatto mistero di guardare con interesse all’atomo di quarta generazione, considerandolo «il futuro». 

Prima però di iniziare solo a discutere di nucleare, Pichetto e Cingolani dovranno concentrarsi sul gas e sul pacchetto in discussione in Europa. L’intenzione è di continuare il pressing sulla Commissione e sui partner, per arrivare il prima possibile a un tetto «dinamico» al prezzo del gas. Il timore è che l’andamento di questi giorni delle quotazioni del metano faccia perdere a Bruxelles e alle altre cancellerie europee il senso di urgenza dell’intervento. Ieri il gas al Ttf è sceso a ridosso dei 100 euro al Megawattora. Sulla Borsa olandese il metano è crollato del 12 per cento chiudendo le contrattazioni a 99 euro. Erano mesi che non si vedeva un prezzo così basso. Ad agosto le quotazioni avevano sfondato i 350 euro. Le ragioni del crollo sono molte. Fa meno freddo del previsto, i Paesi hanno riempito gli stoccaggi, e i venditori di gas hanno iniziato a scontare una decisione europea sul tetto alle contrattazioni. 

Sul Psv, il mercato italiano, il gas è sceso addirittura attorno ai 40 euro. Significa che tra qualche giorno, quando l’Arera dovrà decidere le tariffe da applicare alle prossime bollette, potrà tenere fermi i prezzi per le famiglie. Non è poco, considerando che fino a qualche settimana fa si ipotizzava un aumento del 70 per cento. 
Ma il problema che ha portato l’Europa al duro confronto sul price cap, non sono solo i valori assoluti del prezzo del metano, ma soprattutto la loro volatilità. Le oscillazioni, come dimostra questo repentino crollo, sono enormi da un giorno all’altro. Per questo Pichetto e Cingolani non intendono mollare la presa. Anche nella consapevolezza di avere qualche arma negoziale da poter usare al tavolo del confronto con i partner europei. L’Italia è il Paese che si è mosso più in fretta e meglio, soprattutto grazie all’attivismo dell’Eni e del suo amministratore delegato Claudio Descalzi, nel trovare forniture alternative a quelle russe. 

I PASSAGGI
I tedeschi, che hanno più difficoltà, hanno chiesto di introdurre dei meccanismi di «solidarietà obbligatoria» tra gli Stati. Roma e Berlino, qualche mese fa, avevano annunciato un patto in questo senso, poi però mai sottoscritto. Fornire a Berlino quantità di gas in cambio di un tetto al prezzo, insomma, potrebbe essere uno scambio equo. I ministri europei dell’Energia saranno chiamati in queste settimane a un tour de force che culminerà in un vertice straordinario già in programma il 18 novembre. Prima però c’è la riunione interlocutoria di oggi in Lussemburgo. «L’obiettivo è che entro due o tre settimane» si arrivi a decisioni, ha evidenziato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che non ha perso occasione per lasciare intendere la sua posizione, favorevole a Roma, suggerendo che «fino a pochi mesi fa era inimmaginabile l’idea di un tetto dinamico che avesse un impatto al ribasso sui prezzi dell’energia».

La proposta della Commissione europea con i dettagli tecnici sul price cap sarà avanzata solo dopo che i ministri avranno approvato l’intero pacchetto legislativo. Che al suo interno contiene anche la creazione, all’inizio del 2023, di un benchmark complementare al Ttf di Amsterdam; una piattaforma per gli acquisti congiunti; maggiori sforzi per il taglio dei consumi; e come detto, accordi di solidarietà. Accanto a questo, l’idea di un fondo comune per mitigare l’effetto dei rincari su famiglie e imprese, magari sul modello del Sure, oppure rinforzando le risorse del RePowerEu. Un approccio «passo a passo», quello sul price cap, nel quale restano da vincere gli scetticismi ancora preponderanti di Germania e Paesi Bassi. Trascinate - con un fitto negoziato e una “clausola di fiducia” ad hoc che scandisce come il tetto non possa mettere a repentaglio la sicurezza degli approvvigionamenti. La partita della coppia Pichetto-Cingolani partirà da qui.

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