Emilia Romagna, un M5S su tre ha votato Bonaccini: e tra i due poli solo pochi voti

Martedì 28 Gennaio 2020 di Diodato Pirone
Emilia Romagna, un M5S su tre ha votato Bonaccini: e tra i due poli solo pochi voti

Le urne dell'Emilia consegnano agli osservatori cinque elementi forti. Il primo: è stato premiato il valore aggiunto del governatore Stefano Bonaccini che ha incassato ben 1.195.000 voti, circa 150.000 voti in più della sua coalizione. Secondo: Bonaccini ha raccolto molti voti anche fra gli avversari, compreso il centro-destra da cui ha raccolto circa 50.000 preferenze. Stando ai flussi Swg, però, il governatore ha esercitato una forte attrazione soprattutto verso i 5Stelle poiché circa 100.000 elettori di quest'area lo hanno preferito o votandolo direttamente oppure esercitando il voto disgiunto. Secondo gli analisti dell'Istituto Cattaneo a Forlì addirittura il 71% e a Parma il 63% degli ex elettori leghisti hanno scelto il governatore dem.
Terzo elemento: il Movimento è andato incontro a una debacle con pochissimi precedenti nella storia repubblicana. In Emilia ha preso 700.000 voti alle politiche del 2018; 290 mila alle europee del 2019 e - a distanza di 8 mesi - appena 102.000 alle Regionali del 2020. In meno di due anni i grillini emiliani sono passati dal 27% a meno del 5%.

Regionali, il patto con il PD spacca M5S. Crimi: «Alla gente non interessa»

Regionali, Salvini: «Io rifarei tutto». E punta sul Campidoglio

IL PIENO
Ancora: il Pd ha fatto il pieno raggiungendo quasi il 35% dei consensi, tornando così ad essere il primo partito della Regione con quasi 750.000 preferenze e schiacciando anche le liste alleate che hanno brillato poco. Ma se si vanno a vedere i voti delle due coalizioni la distanza è modestissima: per l'esattezza 58.695 voti. Le liste del centro-sinistra hanno ottenuto 1.040.482 voti e quelle del centro-destra 981.787. Quinto ed ultimo elemento che fa riflettere: in Emilia la sinistra si è affermata in tutti i capoluoghi ad eccezione di Piacenza (che da sempre è una città moderata) e di Ferrara che alle comunali dell'anno scorso aveva votato per la prima volta per un sindaco leghista. A Ferrara però la differenza fra i due schieramenti domenica è stata di appena 142 voti mentre Forlì, anch'essa governata da un sindaco leghista dall'anno scorso, ha premiato la coalizione di Bonaccini con un netto dieci per cento in più rispetto al centrodestra. E c'è di più: nelle città le periferie hanno votato a sinistra a partire da quella del quartiere Pilastro di Bologna dove Matteo Salvini ha effettuato l'ormai celebre citofonata a una famiglia extracomunitaria sospettata di spaccio.
 



Come leggere queste tendenze? «Non si tratta solo di un ritorno al pipolarismo classico fra destra e sinistra - spiega Enzo Risso, direttore di SWG - si è trattato forse del primo confronto fra un elettorato che preferisce una società chiusa o immunitaria e un elettorato che invece punta su società aperte e dinamiche». In effetti la separazione fra città e campagna è stata molto forte in Emilia Romagna tanto è vero che Rimini città ha votato a sinistra e la sua provincia a destra. Stesso fenomeno a Parma.
E proprio da qui, da Parma fino a Ravenna, nel cuore urbanizzato e più industrializzato della Regione, si è confermato un nucleo centrale di comuni nei quali prevale nettamente il centrosinistra. Il centro destra invece è risultato più forte nelle fasce appenniniche e in generale nei comuni più piccoli.
E la Calabria? La vittoria del centro-destra in questa Regione era scontata. Anche qui i 5Stelle hanno subito un tracollo: 496 mila voti alle politiche del 2018 (43%); 290 mila alle europee (27%); appena 49.000 domenica scorsa (6%). Il che non consente loro neanche di entrare in consiglio regionale. Il Pd resta il primo partito con circa il 15% dei consensi ma più che altro perché il centrodestra ha presentato molte liste che si sono divise più o meno equamente il bottino elettorale. In realtà secondo i dati Swg solo il 40% degli elettori calabresi del Pd alle europee hanno confermato il loro voto al partito di Zingaretti.
In Calabria, al contrario dell'Emilia dove è scesa al 2,6%, è andata abbastanza bene Forza Italia che fra la propria lista e quella di Iole Santelli ha raccolto circa il 20% dei voti.
E' presto per dire se FI si trasformerà in una sorta di Lega Sud ma è certo è che nel centro destra la competizione resta alta. In Emilia la Lega è scesa dai 760 mila voti delle europee a quota 690 mila mentre Fratelli d'Italia è molto salita passando da 104.000 preferenze dell'anno scorso alle 185.000 di domenica scorsa.

Ultimo aggiornamento: 20:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA