Il disastro lo vede prima dall’alto Ursula von der Leyen, nel volo sulle zone alluvionate in elicottero insieme a Giorgia Meloni e a Stefano Bonaccini.
A Meloni viene chiesto del commissario alla ricostruzione, che per lei e per un bel pezzo di centrodestra doveva essere il presidente regionale, ma Salvini ha detto di no, e Giorgia s’innervosisce per la domanda e replica un tantino stizzita ai giornalisti: «Sul tema del commissario sono francamente molto colpita dal fatto che questo sia il dibattito che vi interessa, mentre ancora si stanno celebrando i funerali delle vittime. Quando arriverà il tempo della ricostruzione penseremo a nominare il commissario della ricostruzione». Guardi però - le viene obiettato - che anche i governatori di centrodestra pensano al commissario e vogliono Bonaccini, e lei: «Allora la mia risposta vale anche per loro».
UN FIGLIUOLO PER LA ROMAGNA
Bonaccini la ascolta e non fa una piega ma difficilmente sarà lui il commissario, così come è improbabile che la scelta ricada su Galeazzo Bignami, che pure è un fedelissimo di Giorgia, il suo mister Wolf in terra emiliano-romagnola e probabile candidato presidente regionale nel 2024. Sarà dunque un tecnico, un ingegnere, un civil servant l’uomo - o la donna - che gestiranno la macchina della ripartenza dopo il disastro? Cercasi un generale Figliuolo per la Romagna che, vista da vicino, sembra più che terremotata e cancellata nel suo tessuto industriale e agricolo che vale circa 4 punti di Pil nazionale. Meloni è consapevole che il lavoro di ricucitura sarà lungo. E intanto spiega: «Adesso, c’è ancora da capire la reale entità dei danni e c’è da trovare i soldi per superare l’emergenza. Abbiamo agito con tempestività e in 72 ore abbiamo trovato due miliardi e duecento milioni. Non è un segnale sufficiente, ma c’è una seconda fase e il lavoro che faremo servirà a tirare fuori altre ingenti risorse».
E qui il contributo europeo è cruciale. Come sa bene von der Leyen. Racconta: «Mi ha spezzato il cuore sorvolare le zone del disastro e vedere le profonde cicatrici sul territorio, il fango, gli smottamenti». E dunque: «Attiveremo il fondo europeo di solidarietà e da lì arriveranno la gran parte dei soldi per la Romagna». In più - promessa di Ursula, ma occorrerà battersi ed essere convincenti perché si realizzi - «metteremo in campo i fondi speciali di emergenza per l’agricoltura e anche i fondi di coesione». E poi «guardando al futuro, per la prevenzione, grazie a Dio nel piano Next Generation Eu abbiamo sei miliardi di euro per prevenire le alluvioni, i terremoti, rafforzare le infrastrutture». Tutto questo però con «un approccio graduale». Significa che chissà quando si vedranno i finanziamenti? Von der Leyen - che tra l’altro sulle rive del fiume Savio ha dato una mano a un bambino che per salutarla era scivolato nel fango - assicura tempestività e lo fa così: «Per cominciare, ci sarà un piccolo pre-pagamento standard per dare subito qualche risposta concreta. Poi nei prossimi tre mesi faremo una stima e sulla base di quella stabiliamo altri interventi e finanziamenti».
UN OCCHIO DI RIGUARDO
Meloni ascolta lì accanto e avverte: «Serve un occhio di riguardo sui fondi». Ossia la Ue rispetti gli impegni. Ancora Meloni: «Domenica scorsa, nella mia prima visita attraverso le zone alluvionate mi ha colpito l’estensione del disastro e la reazione della popolazione. Tutti a rimboccarsi le maniche e di questo dobbiamo essere orgogliosi». Ma non è certo qui per fare retorica il capo del governo. Insiste sull’approccio pragmatico e in questo ha trovato sintonia con Bonaccini che da giorni indossa la divisa dei volontari. E quando è concluso il punto stampa delle due presidenti, Giorgia chiama in scena Bonaccini - «Dai, Stefano, facciamo una foto tutti e tre insieme» - e dice: «Lo ringrazio, con lui stiamo lavorando molto in queste ore». Salvini però s’è fatto prendere dalla gelosia. E FdI si è fatta i suoi calcoli elettorali per cui Bonaccini commissario non sarà e i soldi in mano non li avrà.
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