Elly Schlein, il nuovo Pd e le vecchie conoscenze: da Boldrini a Cuperlo, il puzzle della segreteria

La corsa a farsi cooptare in segreteria dalla Schlein è il vero cemento di questa fase

Martedì 14 Marzo 2023 di Mario Ajello
Elly Schlein, il nuovo Pd e le vecchie conoscenze: da Boldrini a Cuperlo, il puzzle della segreteria

«No, la Boldrini, no! E’ come l’aglio si ripropone sempre». C’è un grido di dolore che percorre in queste ore le stanze del Nazareno - quartier generale del Pd ereditato da Elly Schlein come tutto il resto della baracca - e riguarda la possibilità che Laura Boldrini, già presidente della Camera d’origine vendolian-sellerista intesa come Sel - possa entrare nella segreteria del partito ossia al top del potere dem.

Non stravedono per lei, così giurano al Nazareno, le “due Chiare”: ossia Chiara Braga e Chiara Gribaudo, neo vice-presidente del partito ma pare che avrebbe voluto di più (per esempio fare la coordinatrice della segreteria che invece toccherà probabilmente a Marco Furfaro?) che sono la guardia pretoriana della leader (la seconda Chiara condivide con Elly anche la vita privata nel senso che sono coinquiline in un appartamento in affitto a Roma, «un po’ come Donzelli e Delmastro» è la battuta che circola).

Sei umbri nella direzione nazionale del Partito democratico di Elly Schlein

I nodi

E comunque, al netto delle nuove malignità da nuovo Pd, la corsa a farsi cooptare in segreteria dalla Schlein è il vero cimento di questa fase. La prossima settimana la lista dei fortunatissimi ci sarà, e chi entra in segreteria  non lo deciderà in splendida solitudine la leader ma dipenderà anche da quel che dicono e da chi promuovono i capicorrente, i cacicchi e i ras del partito. Ma come, Elly non ha detto che non devono esistere più? Esistono eccome - alcuni di loro sono quelli che hanno aiutato la sua vittoria - e allora non saranno estranei alla scelta dei nomi della segreteria per esempio Dario Franceschini e Andrea Orlando, mentre Michele Emiliano il padrone dei dem pugliese da padrone ha già piazzato Loretta Capone vicepresidente e può farcela con Boccia capogruppo al Senato o, nel caso vada male per Palazzo Madama, membro della segreteria. 

 

Trattandosi per il Pd di una «gestione unitaria» - questo il patto tra Schlein e lo sconfitto Bonaccini, capo della minoranza - anche il barbuto presidente dell’Emilia Romagna con occhiali vintage a goccia e pantaloni corti (nel senso che non arrivano alla caviglia e in questo dettaglio stilistico c’è la lontana ascendenza renziana visto che anche Matteo non esagera nella lunghezza dei pantaloni) sta dicendo la sua nella formazione dei top player del Nazareno. Che non sono quelli della direzione - dentro c’è di tutto, perfino l’ex giornalista Sandro Ruotolo che si è iscritto al Pd meno di una settimana fa -  ma appunto quelli della segreteria. Nella quale in un ruolo chiave, alla guida degli Esteri, potrebbe entrare l’eurodeputata Pina Picierno che al congresso ha sostenuto Bonaccini. O magari anche Debora Serracchiani, non filo Elly nella partita interna, se non sarà più capogruppo alla Camera e verrà sostituita magari da Beppe Provenzano che si sente già in quel posto ma molti compagni di partito ne dubitano ma non sanno come fare: chi andrà a dire a Beppe - nel caso - che il capogruppo non sarà lui nonostante stia scalpitando?

Quello della segreteria è il puzzle più difficile. Dovrebbero entrare Cuperlo (Cultura, Riforme) e De Micheli (Infrastrutture) ossia gli altri sfidanti alle primarie nei circoli. Ma i posti cominciano a scarseggiare. Uno sarà per Simona Bonafé, area Bonaccini. Ma Chiara Braga, vero pilastro del cerchio magico schleineriano, conterà più di lei e più di tanti altri: avrà la delegata pesantissima all’Ambiente. Peccato però - qui la discontinuità non pare funzionare - che sia già stata in segreteria con Renzi, con Zingaretti e con Letta. Antonio Misiani avrà la delega all’Economia e Provenzano (se finirà in segreteria) quella del Sud. Come spin doctor e portavoce della segreteria si parla di Flavio Alivernini. C’è chi nel partito - per non fargli un piacere - lo chiama il Rocco Calassimo di Elly. E comunque, personaggio dotato di buoni studi, è stato l’alter ego comunicativo della Schlein nella scalata al Nazareno e tutti lo trattano come un maghetto. Per la delega ai Territori, il più gettonato è il nome di Stefania Bonaldi, 52 anni, ex sindaca di Crema infaticabile raccoglitrice di voti per Schlein tra congresso e primarie e coordinatrice della mozione Elly presso gli amministratori locali. 

Ma occhio al vero big nella plancia di comando, ossia il Furfaro - dotato anche di moglie, Maria Pia Pizzolante detta Mapi, a sua volta nella nomenklatura di Elly ed è entrata nel Pd prima di lui - e c’è già chi lo chiama lo Tspiras italiano, quelle le sue origini da sinistra-sinistra, ma guai ad esagerare con i complimenti agli altri, sennò si rischia di offuscare l’unica stella che deve brillare, la “cara leader” che ha sempre ragione.

Ultimo aggiornamento: 20:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA