«Fratelli d’Italia ha fatto un passo indietro in Sicilia con Musumeci, noi abbiamo sacrificato Solinas in Sardegna, ora tocca a Forza Italia cedere sulla Basilicata».
Regionali, Truzzu candidato in Sardegna: c'è l'ok della Lega. Basilicata, Fi fa muro su Bardi
La strategia
Un ricompattamento in memoria del Cav (del resto era stato lo stesso Crippa a ricordare che «Berlusconi gestiva diversamente i rapporti con gli alleati») ma anche con una stoccata ai magistrati che indagano. Oggi si riunirà il consiglio nazionale del Partito sardo d’azione, la formazione di Solinas, ma ormai è tutto deciso. Spiega Salvini: «Un sindaco e un presidente di Regione uscente se hanno ben lavorato, vanno ricandidati, poi la coalizione unita scelta da italiani viene prima di logiche di partito personali». Una fumata bianca che sarebbe arrivata, in realtà, dopo il colloquio tra la premier Meloni e il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture a margine del Consiglio dei ministri di martedì. Salvini ha rappresentato il mal di pancia della Lega ma per ora ha ottenuto soltanto un «vediamo, troveremo una soluzione».
Tutto finito allora? Neanche per sogno. Che la Lega mollasse il governatore sardo era ormai risaputo, ma nel centrodestra i nodi restano sul tavolo perché ora il partito di via Bellerio alza la posta. «Qual è la regola? Se vale quella delle percentuali di ogni partito, allora ora noi siamo in credito», osserva un big. Lo scontro si sposta quindi sulla Basilicata anche se lì c’è ancora tempo, visto che si voterà probabilmente insieme alle Europee, a giugno. E l’altro dossier aperto è sul terzo mandato per i governatori. Il partito di via Bellerio su questo punto non demorde e sta cercando persino i voti di parte del Pd per una convergenza al di fuori dei vincoli elettorali. Non è passato inosservato, ad esempio, l’incontro di ieri tra Salvini e De Luca, governatore dem della Campania, che punta anche lui al terzo mandato. Eventualità non contemplata da Fratelli d’Italia, perché il mantra è che su ogni emendamento (la Lega inserirà una proposta di modifica al dl elezioni quando sarà approvato dal Cdm la prossima settimana) è necessario il consenso di tutta la coalizione. E anche Forza Italia non ha interesse a dire sì, pure per mettere i bastoni tra le ruote al governatore della Liguria Toti. Salvini insiste: «È una questione di democrazia e di libertà. Se uno ha un sindaco bravo o ha un governatore bravo, perché dopo due mandati deve mandarlo a casa? Per i parlamentari c’è un limite di mandato? No. Per legge mettere un limite alla possibilità dei cittadini di scegliere un sindaco o un governatore, secondo me, è sbagliato».
Le ombre
Ma c’è un altro timore che è sempre più forte nel centrodestra. La Lega ieri ha parlato di giustizia ad orologeria dopo la tegola giudiziaria caduta sulla testa di Solinas. I ragionamenti nella coalizione vanno alle parole pronunciate alla fine dell’anno dal ministro della Difesa Crosetto, quell’allarme sulla parte della magistratura che agirebbe alle spalle del governo e del centrodestra e che sempre più spesso viene lanciato dai big della coalizione. Ora lo strappo su Solinas non è avvenuto per l’inchiesta e l’obiettivo dell’esecutivo e dei presidenti di regione targati centrodestra è quello di non farsi dettare l’agenda dai pm («se la politica va al tempo che una certa magistratura vorrebbe, smette di far politica», osserva Salvini), ma la preoccupazione su come si muovono le toghe, alla vigilia di una lunga campagna elettorale, è avvertita ai massimi livelli nell’alleanza di governo. Anche per questo motivo la Lega e Forza Italia vorrebbero accelerare sulla riforma della giustizia mentre Fdi è più prudente e mira ad andare oltre le Europee per evitare ulteriori tensioni.