Elezioni, generazione Z al voto: social, meme e influencer. L'incognita è l'astensione

Prima elezione dove i ragazzi del Duemila sceglieranno sia alla Camera che al Senato

Lunedì 1 Agosto 2022 di Martina Pigna
Elezioni, generazione Z al voto: social, meme e influencer. L'incognita è l'astensione

Lontani dalle logiche di palazzo e al tempo stesso vicini alle questioni civiche e sociali. Troppo spesso bollati come apatici o disinteressati alla cosa pubblica, eppure in prima linea quando si tratta di scendere in piazza o far girare una petizione. Per alcuni degli appartenenti alla Generazione Z - che raggruppa i nati tra il 1997 e la prima decade degli anni 2000, quella di settembre sarà la prima volta alle urne. Un primo appuntamento inatteso che ora si carica, per giunta, di una responsabilità in più: scegliere i membri da eleggere anche al Senato. Se per molti esiste, oltre all’incognita dell’astensione, il rischio che non siano pronti, di certo per comprenderne gli umori e i dubbi che li animano servirà frequentare le loro piazze digitali, dove si recano non solo per svago, ma anche alla ricerca di notizie. 
Perché l’informazione della “Gen Z” è a misura di social. E passa soprattutto per instagram, integrando – e talvolta superando – le fonti tradizionali.

A partire da Will Ita, Torcha e Factanza, le più note start-up che producono approfondimenti su tematiche di attualità politica ed economica, con infografiche accattivanti e un linguaggio diretto e ricco di dati. E che ora si preparano anche ad affrontare la campagna elettorale: «Se vogliamo risposte nuove e nuovi temi dobbiamo far sentire quali sono», ha detto in video Alessandro Tommassi, Ceo di Will, incitando la Generazione Z e Millenials a partecipare al dibattito pubblico e preannunciando faccia a faccia con leader politici per comprenderne le priorità, senza però cadere nelle diatribe interne ai partiti.
In altri progetti poi, trovano spazio anche le opinioni personali. È il caso di Spaghetti Politics, il blog della ventiduenne Michela Grasso che raccoglie su instagram 237 mila follower.

E di Apriteilcervello (714 mila follower), la pagina – a cura di un giovane ragazzo pugliese – che nella bio del profilo si professa antifascista, antirazzista e Lgbt+ supporter.

Il minimo comun denominatore per tutti resta il ricorso a meme, gif e all’umorismo tagliente. Secondo il sociologo e politologo della Luiss, Michele Sorice «già vent’anni fa esistevano esempi di dis-advertising, pubblicità opposta o sovversiva - e forme di memeficazione, come quelle diffuse durante le prime campagne di Berlusconi negli anni ‘90».

Gli infuencer

Se invece qualcosa di inedito si prospetta, questo sarà di certo il rilievo assunto dagli influencer. Non solo di quelli che già scendono in campo a favore e più spesso contro un partito, come le cantanti Giorgia ed Elodie in polemica con la leader FdI, Giorgia Meloni. Ma anche gli influencer nati sui social e che attraverso l’informazione quotidiana hanno costruito la propria notorietà. Come lo streamer Ivan Grieco che su Twitch intervista big della politica, da Conte a Calenda, e li incalza con le domande della sua community. Ma non è tutto oro quello che luccica, soprattutto sui social. Dove sull’altare della velocità e dell’intrattenimento si rischia di sacrificare argomenti complessi. E dove è facile incappare in scontri a colpi di tweet e commenti quando si tenta di uscire dalla propria “bolla”. O peggio, rimanere vittima di fake news.

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Nella campagna balneare d’estate, per tempi e circostanze i social avranno un peso sempre maggiore. Ma non è detto che il presidio digitale garantisca ai leader il seguito sperato tra le nuove generazioni. «Bisogna capire prima - spiega Sorice - se i giovani andranno a votare. Può darsi che vengano raggiunti maggiormente dai social ma non è detto che poi si rechino alle urne». Alla disaffezione e all’incomprensione nei confronti dei partiti, secondo lo studioso, si lega un sistema elettorale che non contribuirebbe a far sentire i cittadini responsabili del voto: «I giovani sanno benissimo che il loro potenziale elettorale è più scarso e non è detto che una risposta efficace per i social, lo sia anche socialmente, nella vita reale delle persone». Insomma, mentre continuiamo a chiederci chi e se voteranno, la scommessa è se almeno un partito riuscirà a coinvolgerli. Non solo sullo schermo di uno smartphone.

Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA