Ferragosto rovente in casa Pd.
Ieri non una voce si è alzata dal Nazareno. Dove c’è chi si dice disposto a sedersi a un tavolo con il centrodestra all’indomani del voto e chi invece fiuta la trappola. Come Dario Parrini, presidente della Commissione affari costituzionali al Senato: «L’appello al dialogo è di facciata», dice al Messaggero. Come rispondere al blitz di Giorgia? Prendendo tempo, confida una big del partito, «mostrarsi dialoganti prima del voto sarebbe un grave errore strategico». Di tavoli e bicamerali si discuterà dopo il 25 settembre, dunque. Letta d’altronde è deciso a non fare sconti alla destra e anzi cerca il duello. Quello che potrebbe scattare domani a Siena con Matteo Salvini, entrambi invitati a un palio che promette scintille.
IL REBUS LISTE
Non che in casa manchino. Si apre questa mattina infatti la direzione che dovrebbe sciogliere il rebus dei candidati. Il condizionale è d’obbligo. C’è un motivo se Letta ha rimandato di un giorno la riunione clou. E il motivo è nelle trattative serrate e a tratti agitate che in queste ore vanno in scena al Nazareno. Ieri doveva essere una giornata di tregua, è durata poco. Ai capi-corrente Letta ha posto le sue condizioni: di 80 collegi considerati «sicuri», per i suoi fedelissimi ne vuole 25, quasi un terzo.
La richiesta ha spiazzato i maggiorenti al tavolo, rimasti a ben altri calcoli. Tra le correnti ribolle Base Riformista, più discreto invece il dissenso degli orlandiani e dei franceschiniani di Area dem. Perfino dalla segreteria c’è chi ammette: «Venticinque sono tantini...». Qualcuno scommette che la direzione non sarà risolutiva. Dopotutto, riflettono al Nazareno, chiudere le liste oggi significa aprire un limbo di cinque giorni - fino al 21 agosto, termine ultimo per presentare le candidature - di blitz e lamenti dei tanti insoddisfatti. Tra chi è in bilico c’è il costituzionalista Stefano Ceccanti: a Pisa, dove il segretario di Articolo 1 Roberto Speranza sarà capolista nel proporzionale, potrebbe cedere il posto al leader di Si Nicola Fratoianni.
Tra i senatori balla Tommaso Nannicini mentre Dario Stefano abbandona il partito in protesta. Finora il metodo dem ha previsto un’assegnazione di quote di collegi per ogni corrente. A loro dunque l’onere di riempire le caselle con i nomi. Alle segreterie regionali invece il compito di decidere chi sarà candidato nei collegi già dati per persi. Letta si candiderà in più collegi plurinominali. Sembra sicura la corsa a Vicenza, in quel Nord-Est a trazione leghista dove i dem partono in svantaggio. Nel frattempo il segretario lavora alle deroghe per i consiglieri regionali e cerca di mettere al sicuro i più stretti. Porta in palmo di mano la candidatura di Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna pronta a correre da indipendente nella lista proporzionale a Bologna. E punta una fiche su due under 40: la leader dei Giovani democratici Caterina Cerroni e il suo capo-staff Michele Bellini, quotato come possibile capolista in Lombardia.