Per il Pd di Nicola Zingaretti i ballottaggi delle Comunali equivalgono alla ciliegina sulla torta delle amministrative: il centro-sinistra ne vince la maggiorparte anche se al momento in cui scriviamo i dati sono ancora parziali. Il fenomeno è nazionale: i candidati del centro-sinistra passano a Reggio Calabria (e non era scontato); a Chieti, tradizionale roccaforte del centrodestra; strappano qualche amministrazione alla Lega nell'area di Milano (Corsico, Legnano) e in Toscana (Cascina, il primo comune della regione rossa che passò alla destra), si riprendono Genzano, vicino Roma, che 5 anni fa aveva loro clamorosamente voltato le spalle per passare coi 5 stelle. Semplificando, non è azzardato scrivere che il segnale di buona salute elettorale del Pd emerso dalle Regionali di due settimane fa trova una conferma anche nell'Italia più profonda.
Sul piano strettamente politico questi ballottaggi segnano una novità che non va sottovalutata: i 5Stelle - cui con la formula del doppio voto hanno vinto in passato anche a Roma e Torino - questa volta portano a casa un bottino discreto (Matera, Pomigliano d'Arco, Ariano Irpino) grazie però ad alleanze con liste civiche e in alcuni comuni esplicitamente con il Pd.
Dunque, entrambi i partiti di governo festeggiano. E anche questa è una novità epocale per le amministrative italiane. Nelle tornate dell'ultimo decennio, infatti, generalmente chi governava ha registrato solo amarezze dai voti locali. Cinque anni fa c'era Renzi a Palazzo Chigi e a sorpresa tutta una serie di comuni storicamente "rossi", come Perugia, quelli dei Castelli Romani e altri "saltarono" verso il centro-destra e i 5Stelle.
Questo voto assieme a quello delle regionali è dunque un voto favorevole al governo? Nello stesso Pd, pur festeggiando, si tende a dare una lettura più complessa. Il punto è che gli elettori stanno chiedendo da tempo soprattutto buona amministrazione. Sono finiti i tempi dei voti ideologici o anche solo di protesta. Per questo il centro-destra ha perso là dove ha presentato candidati non considerati all'altezza della sfida dell'amministrazione. Ad Arezzo (o a Venezia) e in tante altre città dove i cittadini hanno considerato i candidati leghisti, di Fratelli d'Italia e di Forza Italia migliori di quelli del centro-sinistra li hanno votati a valanga.
La principale chiave di lettura di questo voto è amministrativa: non basta più essere contro gli immigrati o a favore di un aumento della spesa pensionistica per raccogliere voti a man bassa. Serve una classe dirigente capace di amministrare bene. Chi ne dispone può convincere un elettorato che per le scelte locali e amministrative forse, finalmente, è più maturo, più laico e meno ideologico.
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