Elezioni 2022, pochi elettori under 35 e tanti che si astengono: non è un voto per giovani

Il calo demografico riduce il peso delle nuove generazioni. E uno su due non va alle urne

Mercoledì 31 Agosto 2022 di Luca Cifoni
Elezioni 2022, pochi elettori under 35 e tanti assenteisti: non è un voto per giovani

Secondo i sondaggisti, sono più tentati dall’astensione rispetto ad altre fasce di popolazione; anche perché quelli che studiano o lavorano fuori sede devono per forza mettersi in viaggio verso i Comuni di residenza per poter esercitare il diritto di voto. Ma il principale fattore che rende i giovani meno rilevanti in questa competizione elettorale è probabilmente ancora più semplice: sono pochi, rappresentano una quota di italiani molto più bassa rispetto a quella di trenta o quaranta anni fa.

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E così, anche se di loro e dei problemi che li toccano da vicino sembra che si parli molto in questi giorni, gli elettori che non hanno ancora raggiunto gli “anta” rischiano davvero di restare marginali.

In una competizione che paradossalmente darebbe loro più spazio, visto che per la prima volta possono votare per il Senato anche i cittadini al di sotto dei 25 anni.


I NUMERI
Partiamo proprio dai numeri: considerando la popolazione di cittadinanza italiana di 18 anni e più (stimata dall’Istat a gennaio di quest’anno), che corrisponde con qualche minima approssimazione ai circa 46 milioni di italiani iscritti nelle liste elettorali esclusi i residenti all’estero, quelli con un’età che non supera i trent’anni sono poco meno di sette milioni. In percentuale valgono il 15% del totale dei votanti. Aggiungendo coloro che hanno tra i 31 e i 35 anni si arriva intorno ai 9 milioni e mezzo, ovvero ad una percentuale che sfiora il 21. In altre parole, quasi quattro quinti degli elettori hanno più di 35 anni. Una fotografia confermata anche dall’età media, sempre calcolata sulla quota di residenti italiani che ha compiuto la maggiore età: si aggira sui 54 anni.
Il quadro è molto diverso da quello dei decenni passati. Se torniamo indietro fino al 1983, anno elettorale che segnò un clamoroso arretramento della Democrazia cristiana, la quota di elettori fino a 30 anni valeva il 26 per cento e quella tra i 18 e i 35 il 35 per cento. L’età media - sempre in riferimento ai potenziali elettori - non superava i 46 anni. L’incidenza degli under 35 rimase quasi la stessa nove anni dopo, nel voto politico che nell’anno di Tangentopoli sancì sostanzialmente il tracollo della Prima Repubblica. L’età media era salita di poco, avvicinandosi ai 47 anni.


CLIMA DI SFIDUCIA
Da allora ad oggi molte cose sono cambiate e la situazione dei giovani è cambiata profondamente, per lo più in peggio. Il loro progressivo assottigliamento demografico, che si è fatto più marcato in questo secolo, è stato accompagnato dal peggioramento delle prospettive lavorative e da un diffuso incremento della precarietà. Che ha avuto tra i suoi effetti anche quello di spingere molti ragazzi a lasciare il Paese. Tutti elementi che contribuiscono ad un clima di sfiducia nel quale ora un elettore giovane su due potrebbe disertare le urne (è la stima dell’Istituto Piepoli). Certamente non aiuta l’assenza di una normativa specifica per i fuori sede: esistono sì agevolazioni per i viaggi in treno e in aereo, ma a parte eccezioni limitate come quelle di militari e forze dell’ordine resta impossibile votare dove si ha effettivamente il domicilio, opzione che è invece riservata agli italiani all’estero. E allora per molti la spinta a muoversi, per di più in una fase di ripresa dell’attività lavorativa o universitaria, può risultare insufficiente. Anche il dibattito politico non appare particolarmente attraente per le generazioni più giovani, al di là dei riferimenti quasi doverosi ai temi del lavoro. La questione ecologica, per quanto evocata, resta sostanzialmente sullo sfondo. Molto si discute di pensioni, tema sensibilissimo per i votanti dai 50 in su e per i sindacati: la Lega, che ha formalizzato la proposta di Quota 41 per evitare il ritorno pieno alle regole della legge Fornero, fa balenare allo stesso tempo l’ipotesi di un ripristino della leva obbligatoria: che probabilmente non entusiasma i potenziali interessati. Sulla carta è il Partito democratico a cercare il voto giovanile, con l’idea di poter risultare il primo partito almeno in questo segmento di età.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA