Non solo rischi, anche opportunità per l’Italia, e in particolare per il Mezzogiorno così vicino al cosiddetto “Grande Mare”.
LE TAPPE
Il punto di partenza sono i numeri. «Circa il 90% del commercio nel Mediterraneo avviene tra Paesi dell’Unione Europea», ha detto Draghi, «appena il 9% sono scambi tra l’Europa e la sponda Sud del Mediterraneo» e «solo l’1% sono scambi tra paesi della sponda Sud». Per invertire la rotta si è scelto, ha spiegato Draghi, di puntare «oltre metà dei fondi del Pnrr e del Fondo Complementare in progetti infrastrutturali destinati al Mezzogiorno», ai porti, all’alta velocità e alla rete necessario per facilitare il trasporto di merci. Ma attenzione, non c’è spazio per slittamenti: «I finanziamenti sono vincolati al rispetto delle scadenze e dobbiamo procedere rapidamente con l’agenda di riforme concordata con l’Unione» per non perdere i fondi e «superare le fragilità strutturali che hanno rallentato la crescita dell’Italia e del Sud».
Ma è ora di «rafforzare la cooperazione tra Paesi del Mediterraneo anche nella politica energetica». L’Italia «si è mossa con la massima celerità» e continuerà a farlo per diversificare le forniture di gas. E sta accelerando anche «lo sviluppo dell’energia rinnovabile». Di qui l’importanza del ruolo del nostro Paese visto che «i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo sono un partner naturale su entrambi questi fronti», ha sottolineato ancora Draghi. Non a caso sfide ben presenti nel RePowerEu in arrivo. Ieri da Bruxelles è giunta l’ufficialità delle tanto attese nuove linee guida per adattare i Pnrr alla crisi in corso. E il 18 maggio, la Commissione presenterà il suo piano RePowerEu.
ALGERIA E LIBIA
Draghi ha anche indicato la cassetta degli attrezzi del suo piano: «Gli accordi che abbiamo concluso di recente con l’Algeria offrono un modello da seguire», ha detto il premier che già nei giorni scorsi avevo lanciato da Washington la sfida della stabilizzazione della Libia . «Vogliamo accompagnare la transizione energetica nell’intera regione e contribuire, insieme alle autorità locali, a creare nuova occupazione e opportunità di crescita», ha continuato ribadendo che «per rafforzare questi partenariati, dobbiamo lavorare per la stabilizzazione politica della regione mediterranea. In particolare della Libia», ha precisato, «un Paese dalle enormi potenzialità», tra gas e petrolio evidentemente. Poi il pensiero agli allarmi sulla carestia. «Penso, più in generale, ai rischi che la guerra pone alla stabilità dell’Africa, del Medio Oriente». Lo stop alle esportazioni di grano dall’Ucraina oltre a una crisi alimentare rischia può produrre instabilità politica, avverte.
Dunque l’Italia sarà in prima linea per costruire «pace e prosperità in tutta la regione mediterranea». Ma fare sistema, remare insieme, «governo e Regioni, pubblico e privato, Nord e Sud» è considerata una condizione necessaria indispensabile.