Draghi sferza l'Europa: sui vaccini siamo lenti, prime dosi a più persone

Venerdì 26 Febbraio 2021 di Francesco Malfetano e Gabriele Rosana
Draghi sferza l'Europa: sui vaccini siamo lenti, prime dosi a più persone

Sui vaccini occorre «andare più veloce» e spingere la produzione in house, ma anche valutare di dare priorità alla prima dose e, soprattutto, non scusare più le aziende inadempienti, vietando l'esportazione al di fuori del territorio comunitario se le dosi destinate agli Stati membri scarseggiano come fanno Londra e Washington. Così ieri il premier Mario Draghi, nel corso del suo primo Consiglio europeo (tenuto in videoconferenza), ha sollecitato a fare meglio i suoi colleghi dell'Unione e la Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

Che si prepara, intanto («In tre mesi»), ad annunciare un accordo sul certificato vaccinale per gli spostamenti interni all'Unione europea.

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Il primo ministro italiano in pratica ha dettato la linea alla Ue, ottenendo piena condivisione dagli altri leader. Leader che peraltro incontrerà anche oggi, sperando che la due giorni porti ad una strategia comune nella lotta alla pandemia. In tal senso Draghi ha offerto una serie di suggerimenti concreti. Prima di tutto ha invitato a riflettere sulla possibilità di dare priorità alle prime dosi di vaccino, per espandere più rapidamente la copertura vaccinale della popolazione. Una posizione quest'ultima condivisa da tutto il governo italiano. Tant'è che ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto ad Aifa un parere sulla possibilità di somministrare una sola dose di vaccino a chi ha contratto il Covid: si va verso il sì, si libereranno migliaia di fiale da distribuire alle Regioni.

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Non solo. Alla Ue Draghi ha proposto un approccio più duro nei confronti delle aziende farmaceutiche. «Non dovrebbero essere giustificate» ha chiosato, spiegando che qualora queste non dovessero rispettare ancora gli accordi di fornitura presi, si potrebbe pensare di bloccare le loro esportazioni dalla Ue. Consapevole dei ritardi, l'ex numero uno della Bce ha inoltre chiesto di esplorare opzioni per acquistare vaccini al di fuori dell'Unione. Per lo stesso motivo, il premier italiano ha anche dedicato un passaggio a Covax, lo strumento per l'accesso globale ai vaccini, che prevede donazioni ai Paesi più poveri, ribadendo come l'Europa sia troppo indietro con le campagne nazionali per farlo.


LEADER
Dal canto suo la presidente della Commissione Ursula von der Leyden ha illustrato i dati sull'andamento della campagna vaccinale nell'Ue: ad oggi poco meno di 30 milioni le fiale somministrate; appena il 5% degli europei ha ricevuto la prima dose, il 3% anche la seconda. Numeri che vedono l'Ue ancora al palo rispetto, ad esempio, al Regno Unito, che nel frattempo ha inoculato la prima dose ad un terzo del target. L'obiettivo però, assicurano da Bruxelles, resta quello dell'immunizzazione entro settembre del 70% della popolazione adulta - 255 milioni di europei.
Per questo, come Draghi, un po' tutti i capi di Stato e di governo dei ventisette Stati membri hanno chiesto più trasparenza da parte di Big Pharma: «Le aziende devono rispettare gli accordi e i tempi previsti nei contratti», ma tendono la mano per collaborare nell'individuazione di nuovi impianti per aumentare la capacità produttiva (Italia presente con i siti di Anagni e Rosia, nel senese, per l'infialamento delle dosi). Sui brevetti, però, von der Leyen è netta e esclude imposizioni: «Sono a favore di un sistema volontario di condivisione delle licenze, vediamo che le case farmaceutiche cominciano già a collaborare fra loro». Punto sollevato nel pomeriggio anche da alcuni fra gli amministratori delegati delle aziende produttrici dei vaccini che ieri, in parallelo, sono apparsi in audizione davanti agli europarlamentari. «Non è questione di cedere brevetti se poi non si sa come produrre il vaccino. Ciò che serve davvero è il trasferimento delle competenze tecnologiche», il commento del ceo di AstraZeneca Pascal Soriot (che ieri ha fatto sapere anche di star «aumentando la produzione» per consegnare nel primo trimestre «40 milioni di dosi» di vaccino nell'Ue, la metà dell'impegno iniziale da 80 milioni). «Vincere la pandemia è la base per poter ricostruire un percorso di fiducia, sappiamo che la vinceremo questa battaglia grazie ai vaccini» ha detto il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, in una lectio magistralis all'Università Luiss. «Ma sappiamo che abbiamo sottovalutato il compito di produrre milioni di dosi di questi vaccini».


CERTIFICATI
Passo avanti sulla pratica sui certificati vaccinali. «Siamo sulla buona strada. Ne riparleremo a marzo, abbiamo chiarito alcuni malintesi, occorre evitare il rischio discriminazione se si riconoscono diritti maggiori a chi è stato già vaccinato», spiega von der Leyen precisando però «in tre mesi» sarà sviluppato «un sistema interoperabile a livello europeo». A favore anche il Parlamento europeo, che vi vede «uno strumento importantissimo per accompagnare in maniera ordinata le riaperture delle attività economiche e la circolazione delle persone», come dice il presidente David Sassoli.
 

Ultimo aggiornamento: 12:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA