Draghi al Senato, i punti del discorso del premier (Reddito, cuneo e superbonus) che non sono piaciuti a Lega e M5S

Mercoledì 20 Luglio 2022
A sinistra, il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. A destra il segretario della Lega, Matteo Salvini

Mani incrociate e volti scuri tra i banchi del M5s e della Lega. Perché se è vero che le comunicazioni di Mario Draghi a Palazzo Madama sono state intervallate per 18 volte da applausi, tanti dei punti tirati in ballo dal premier sono andati in rotta di collisione con molte delle bandiere identitarie dei due ex coinquilini del Governo giallo-verde. 

Primo fra tutti lo scostamento di bilancio, più volte richiesto dalla Lega e contenuto all'interno del documento di 9 punti consegnato dal Giuseppe Conte al premier Mario Draghi e da cui, secondo l'avvocato del popolo, sarebbe dipesa la permanenza del suo Movimento all’interno dell'Esecutivo.

Ma per Draghi non ci sono dubbi: anche se «quest’anno, l’andamento della finanza pubblica è migliore delle attese», gli interventi da mettere in campo andranno fatti «senza nuovi scostamenti».

Sul tema delle armi a Kiev, l’ex numero uno della Bce tocca un altro nervo scoperto, tanto per il Carroccio che per il partito di Beppe Grillo. E lo fa alzando i toni: «armare l’Ucraina - rilancia con severità - è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi. Un’affermazione, quella del premier, che mette una pietra tombale sui tentativi del leader della Lega, disposto a tutto - persino recarsi da Putin - pur di «prediligere via del dialogo». E che infastidisce i grillini, in pressing sul presidente nei mesi scorsi, affinché venisse a riferire in Parlamento in caso di nuovi invii di armi.

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Non bastano nemmeno alcune timide aperture di Draghi per evitare mugugni e sbuffi. Da una parte e dall’altra. Sul reddito di cittadinanza, che il premier riconosce come «una misura importante per ridurre la povertà» storce il naso il centrodestra.  Una reazione che subito dopo attraversa gli scranni del Movimento quando Mario Draghi tira in ballo il superbonus, per cui è necessario - dice - «affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi».

Ma per i grillini il «vero sfregio» - come lo definisce qualche maligno a Palazzo Madama - è arrivato con il riferimento al rigassificatore, dal momento che un «obiettivo imprescindibile - spiega il premier - è andare avanti con le politiche volte a ridurre le importazioni di gas russo per azzerare entro un anno e mezzo». Con buona pace dei 5 stelle, che nella loro lettera dai nove punti scrivevano di «non essere disponibili a favorire investimenti nelle infrastrutture a gas o ad 'allargare le maglie' delle concessioni di sfruttamento dei nostri giacimenti fossili».

Ma se i temi toccati dal presidente del Consiglio possono aver infastidito qualcuno, di certo, quelli assenti hanno fatto infuriare il centrodestra. A partire dalla flat tax. «Siamo stupiti dal discorso del presidente Draghi  - va all’attacco il capogruppo in commissione Bilancio Massimo Bitonci della Lega - nessun accenno a flat tax e pace fiscale, nonostante 50 milioni di cartelle esattoriali già partite o in partenza che rappresentano un’emergenza nazionale».

Anche sul taglio del cuneo fiscale la coalizione di centrodestra non si dice soddisfatta delle 'concessioni' fatte dal premier. Che, nel corso delle sue comunicazioni, ha semplicemente alluso alla necessità di «adottare entro i primi giorni di agosto un provvedimento corposo per attenuare l’impatto su cittadini e imprese dell’aumento dei costi dell’energia, e poi per rafforzare il potere d’acquisto, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione». Stessa linea, infine, sul fronte delle pensioni: il bisogno di una riforma che «garantisca meccanismi di flessibilità in uscita», per  Draghi, va inserita all'interno in un impianto sostenibile». 

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA