Governo battuto 4 volte sul Milleproroghe, l'altolà di Draghi ai partiti: «Assicurare i voti in Aula»

Draghi incontra i capidelegazione e chiede garanzie per il Cdm di oggi. Sul Milleproroghe si ricompone l’asse di centrodestra. «Mario cambi metodo»

Giovedì 17 Febbraio 2022 di Francesco Malfetano
Caos Milleproroghe, governo sotto 4 volte. Draghi da Mattarella, poi la richiesta di "chiarimenti" alla maggioranza

Chi si aspettava una maggioranza compatta o quantomeno più responsabile all’indomani del voto per il Quirinale è stato subito deluso.

Già quelle di ieri infatti passeranno alla storia come - letteralmente - ventiquattr’ore di fuoco del governo Draghi per questo 2022. Infuocate al punto che il premier, rientrato in mattinata da Bruxelles dove si trovava per una riunione informale sulla crisi russo-ucraina, nel pomeriggio si è visto “costretto” a salire al Colle da Sergio Mattarella e, poi, a incontrare i capigruppo. Oltre che per serrare i ranghi, per strigliare i partiti ricordandogli che la stabilità del Paese è una priorità assoluta. Specie in un momento di forte tensione geopolitica come quello attuale, e alla vigilia di un Consiglio dei ministri in cui, oggi, si punterà a chiudere il decreto Bollette. «Bisogna garantire i voti in Parlamento - ha spiegato a brutto muso nel corso dell’incontro con i rappresentanti della maggioranza - oppure così non si va avanti». Fredda la risposta di alcuni dei presenti: «Ora cambi metodo» hanno suggerito al premier.

LO STRAPPO

A far infuriare Mario Draghi è stato lo strappo che si è consumato nella notte. Quando mancavano una manciata di ore all’alba di giovedì infatti, il solco che di solito divide tra loro le forze di governo si è trasformato in un burrone. Alla Camera, durante il voto notturno delle commissioni congiunte Bilancio e Affari costituzionali, nel corso dell’esame delle modifiche al decreto Milleproroghe, la maggioranza è praticamente andata in frantumi e il governo è stato battuto per ben 4 volte. Alcuni partiti hanno votato contro il parere dell’esecutivo agli emendamenti del Milleproroghe. Nel dettaglio, il “corpo del delitto” è stato soprattutto il contante: il tetto che dallo scorso primo gennaio è sceso a mille euro infatti, torna ora per un anno a duemila euro. L’emendamento imposto all’esecutivo sposta in avanti l’entrata in vigore della soglia più bassa. Dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023. Una modifica sostanziale che, secondo fonti parlamentari, sarebbe passata addirittura per un solo voto. 

 


Le altre modifiche su cui il governo è finito sotto sono i provvedimenti legati alla questione delle bonifiche dei siti inquinati dell’ex Ilva Taranto, fino alla proroga di tre anni dell’applicazione dei divieti di sperimentazione sugli animali. Una modifica di Forza Italia sulle graduatorie degli insegnanti, è stata invece respinta nonostante il parere favorevole del governo. Ovviamente entusiasta la reazione di Giorgia Meloni che sui social evidenzia il passo falso: «Un’alternativa alla deriva tecnofinanziaria dell’ultimo decennio è possibile». Provano a sminare le eventuali ripercussioni gli altri protagonisti. «Sulla questione dei contanti non c’è alcuna preoccupazione sulla stabilità del governo, che noi continuiamo a sostenere con grande convinzione», ha fatto sapere il coordinatore e vice presidente di Fi, Antonio Tajani. «Sulla questione del contante noi come Fi ci siamo sempre battuti e non potevamo certamente cambiare la nostra posizione». Esulta anche Matteo Salvini: «È una vittoria della Lega e del centrodestra: guardiamo a esempi europei come la Germania. A Berlino non hanno limiti e vantano un’evasione inferiore a quella italiana». Molto critici invece Pd e 5S. «Una mossa che, come indica anche uno studio di Bankitalia del 2021, finisce per favorire l’economia sommersa» dice il presidente Cinque Stelle Giuseppe Conte.

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Per quanto riguarda l’ex Ilva, la situazione è addirittura più complessa. L’articolo 21 è stato infatti abrogato dal voto convergente di Pd, M5S, Italia Viva, Forza Italia, oltre a quello dei deputati del Gruppo Misto e di “Alternativa”. A favore, invece, Lega, Fratelli d’Italia ed una delle due relatrici (Simona Bordonali della Lega). In questo modo i soldi assegnati in precedenza restano alle bonifiche per essere spesi dai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria in quelle aree. «Giustizia è fatta» dice Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio. Mentre per il vice presidente M5S, Mario Turco, «abbiamo difeso le bonifiche dell’area più inquinata d’Europa». L’altra votazione incriminata riguarda la sperimentazione animale negli studi sugli xenotrapianti d’organo (organi prelevati a esseri viventi di una specie diversa da quella del ricevente) sulle sostanze d’abuso. Sul tema le commissioni hanno approvato una serie di emendamenti identici al dl Milleproroghe, tra cui alcuni a firma Riccardo Magi (Più Europa) e Fausto Raciti (Pd), su cui il Governo aveva dato parare negativo e impongono lo slittamento dell’entrata in vigore del divieto al 2025, anziché una proroga di soli sei mesi. Infine sulle graduatorie per l’Istruzione il governo ha dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni.

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA