Governo Draghi, le mosse della Lega ​e del M5S per strizzare l’occhio all’Ue

Domenica 7 Febbraio 2021 di Mario Ajello
Governo Draghi, le mosse di Lega e M5S per strizzare l'occhio all'Ue

La svolta della Lega, l’ingresso del salvinismo nell’ipotesi governo Draghi, ormai assai più di un’ipotesi, è speculare a quella del grillismo e di M5S. Segnalano entrambe una trasformazione profonda nel paesaggio politico nazionale. Quella che sta lasciando il Pd stordito, incapace di prendere iniziative, stramazzato ancora sulle macerie del governo Conte e spaventato dall’idea che la Lega entri in un governo con i dem. Al punto che i dem starebbero meditando, lo smentiscono per ora ma questo tipo di riflessione c’è, un appoggio soltanto esterno al governo Draghi. Pur di non dover mischiare i propri ministri o tecnici d’area con quelli di Salvini. Ma la svolta di Lega e M5S, questa sorta di morsa che sta stringendo il Pd e rischia di farlo a pezzi, sta in un disegno parallelo del partito di Salvini e quello di Di Maio destinato a cambiare il bipolarismo italiano.

Ovvero? Entrambi i partiti hanno colto al volo l’occasione Draghi per compiere una simmetrica operazione: portare il consenso raccolto in questi anni, con proposte radicali, populiste, sovraniste, anti-Ue e via dicendo, verso una maturazione di centro, utile ad accreditarsi agli occhi dell’Europa ma anche dei ceti moderati italiani. I 5 stelle erano più avanti in questa revisione a 360 gradi - si pensi al lorto sì alla nascita del governo Ursula a Bruxelles, che hanno votato insieme a Forza Italia e al Ppe - ma Salvini sta di colpo recuperando con le mosse a sorpresa di queste ore: via Orban ed evviva Pietro Nenni!, via la logica da barricata anti-establishment e avanti con l’accreditamento presso gli ambienti che contano e le culture riformiste serie.

Se con l’avvento di Draghi questa doppia partita della Lega e dei 5 stelle riesce, i due partiti si accreditano come i perni dei due nuovi poli.

Quello del centrodestra dove un Salvini versione moderata può riprendere saldamente la guida (ma i voti del popolo cresciuto a populismo continueranno ad arrivare?) della coalizione mangiandosi l’elettorato forzista e relegando ai margini Fratelli d’Italia (il che per Salvini comunque è un pericolo) e in prospettiva può entrare nel Ppe, come già Giorgetti più volte ha ritenuto auspicabile, ossia nel salotto buono della governabilità europea. Ed altro che Europa Matrigna, come in questi anni la Lega ha gridato. Quanto ai 5 stelle, la svolta di Grillo che fa cadere anche l’ultimo tabù del grillismo - ci si può alleare con tutti, anche con Berlusconi e pure, di nuovo, con la Lega - e spazza via anche il penultimo e il terzultimo - europeismo, tecnocrazia, establishment sono diventati potabilissimi insieme al riformismo al posto del vaffa e alla presentabilità sociale invece dell’alternativismo e della retorica combat e inutilmente visionaria - rappresenta una minaccia per la sinistra storica.

Una spina nel fianco per il Pd che si sentiva, in quel campo, unico depositario della ragionevolezza e del professionismo politico. E invece, i dem scoprono che gli altri sanno fare politica meglio di loro, con più creatività, maggiore effetto sorpresa e Grillo sembra più attrezzato di Zingaretti, e corrono il pericolo che M5S si pianti nel campo come la vera forza di centrosinistra che si contrapporrà, e in questo il ruolo di Conte sarà fondamentale, al centrodestra liberal-salvinista. Con i dem come ruota di scorta e valle di lacrime. Poi naturalmente nel 2023, o anche prima, bisognerà vedere quanto questa doppia operazione - che non è solo tattica: aiutiamo Draghi così partecipiamo alla spesa dei 209 miliardi del Recovery Plan - troverà nelle urne delle elezioni politiche nazionali il favore dei cittadini. E in particolare di quegli italiani che votavano M5S e Lega perché li vedevano come partiti “contro” e non “per”. Da questo punto di vista la svolta della Lega è più impressionante e importante di quella M5S.

Anche perché i 5 stelle sono un partito in crisi mentre il Carroccio non lo è. Salvini in questo passaggio storico ha capito con nettezza che, più del consenso social molto volatile e su cui sta volando meno di prima, conta la rappresentanza degli interessi sociali. E quelli della Lega sono soprattutto al Nord. Salvini in questi anni ha preso i voti dei ceti produttivi, dei borghesi di Forza Italia, e ora deve dare risposte. A questa gente sicurezza e lotta ai clandestini vanno bene, ma non bastano. Di certo non bastano ora che l’economia sprofonda ma c’è anche la possibilità di rilanciarla se si lavora con concretezza e in sintonia con l’Europa e con Draghi. Ecco, Grillo e Salvini hanno deciso di incarnare il senso di responsabilità. Ma chissà se, in un frangente storico in cui la politica come tutto cambia a velocità supersonica, sapranno tenere fermo questo approdo che sta spiazzando tutti gli altri.

Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 03:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA