Governo, Draghi avverte i partiti: mai più intese al ribasso. Ed esclude il rimpasto

Oggi il Cdm per dare subito un segnale di operatività: ora si corre sulle riforme

Lunedì 31 Gennaio 2022 di Alberto Gentili
Draghi avverte i partiti: mai più intese al ribasso. Ed esclude il rimpasto

Mario Draghi, da Città della Pieve, anche ieri ha osservato i contorcimenti delle coalizioni e dei partiti usciti con le ossa rotte dalla zuffa per il Quirinale. L’ha fatto con un certo distacco, convinto che la loro crisi non comprometterà l’azione del «governo, uscito più forte» grazie alla rielezione di Sergio Mattarella.
Per il premier, un sostegno «leale e convinto» all’esecutivo si rifletterà positivamente sulle forze politiche quanto mai deboli. «Solo se i partiti e le coalizioni sapranno sostenere l’azione del governo nel fronteggiare le tre emergenze (pandemica, economica e sociale)», dice un’alta fonte di governo, «potranno tornare in sintonia con i cittadini e un Paese provato».

Andando così alle elezioni del prossimo anno meno ammaccati. Da qui la convinzione che perfino Matteo Salvini e Giuseppe Conte (i soci di maggioranza più in difficoltà e perciò più bizzosi) sapranno frenare le loro pulsioni e mettere da parte per qualche mese le bandierine e i toni elettorali. Tanto più che «il Paese non può permettersi di assistere a una campagna elettorale permanente».

Mattarella, la domenica "normale" dopo l'elezione: messa, familiari e la visita alla casa nuova

Di certo, come dicono a palazzo Chigi, «l’azione del governo non verrà distolta o resa strabica dalle pressioni dei partiti». E Draghi tornerà a fare il Draghi, rispolverando decisionismo e pragmatismo. Senza accettare mediazioni al ribasso, senza compromessi insensati o inspiegabili (come quello in legge di bilancio sul bonus del 110%). «Non per arroganza»: «Il presidente del Consiglio collaborerà con i partiti nello spirito dell’unità nazionale». Ma «perché il Paese ha bisogno di un governo che governi» e che non sia paralizzato da 14 mesi di campagna elettorale.

«C’è tantissimo da fare», spiega una fonte vicina a Draghi, «l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per il 2022 rappresenta un lavoro titanico. Poi c’è la ripresa economica da consolidare e da rendere stabile. E c’è da tracciare il percorso che restituirà agli italiani gli spazi di libertà negati dalla pandemia». Impegni per i quali «c’è bisogno di continuità, di stabilità e di una forte accelerazione». Non a caso oggi Draghi tornerà a riunire il Consiglio dei ministri per calibrare le misure anti-Covid alla nuova fase della pandemia. E lo riconvocherà giovedì. Perché, come dice il segretario del Pd Enrico Letta, «siamo stati a lungo in apnea, ma ora si deve respirare e cominciare a correre».

Esattamente ciò che intende fare il premier. Scontata la delusione di aver visto pezzi della sua maggioranza frenarlo sulla strada del Colle, Draghi ora si sente rassicurato dal bis di Mattarella. Un epilogo, dopo lo psicodramma che per 5 giorni ha tenuto ostaggio il Parlamento, che «è la soluzione migliore possibile». Perché conferma l’attuale assetto di unità nazionale. E perché Mattarella rappresenta l’“ombrello” e lo “scudo” per quel «governo di tutti» voluto un anno fa proprio dal capo dello Stato.

Il presidente del Consiglio, a dispetto di quanto chiedono Salvini e Conte, non ha intenzione di discutere di «nuova fase» o «fase 2». La prima parola d’ordine a palazzo Chigi è: «Continuità e stabilità». Quella continuità e quella stabilità garantite, appunto, dalla riconferma di Mattarella. La seconda: «Ora si va avanti e si lavora con grande lena».

Non a caso la richiesta di un «incontro urgente» avanzata sabato sia dal leader leghista, sia da quello 5Stelle, a palazzo Chigi è accolta con il distacco che si diceva: «Il Presidente vedrà sia l’uno che l’altro, come ha sempre fatto. Non però nelle prossime ore». Routine o quasi, senza drammatizzazioni.

M5S, è duello tra Conte e Di Maio: L'ex premier: «Fallimenti? Chiarirà, era nella cabina di regia»

IL NO AL RIMPASTO
In più Draghi - come già fatto filtrare sabato per frenare le pulsioni leghiste rese maggiormente aspre dalla Caporetto subita nella battaglia del Quirinale - non intende cambiare la squadra di governo. No dunque a quel rimpasto invocato da Salvini e suggerito da Giancarlo Giorgetti. «Se tocchi anche solo una casella, si corre il rischio di innescare gli appetiti dei partiti. Ora invece la cosa più importante sono la continuità e l’intensità di lavoro. Giorgetti? Certo che resta ministro. I suoi malumori sono subito rientrati», dice un’altra autorevole fonte di governo. «La conferma di Mattarella è la più grande garanzia che non cambierà nulla. Resterà l’assetto attuale».

Su questa linea, Draghi ha il sostegno di Letta: «A noi la squadra di governo va bene così com’è». E quello di Forza Italia, apparentemente determinata ad affrancarsi dall’alleanza con la Lega e a svolgere un ruolo autonomo per la costruzione di un polo di centro: «Non abbiamo chiesto di cambiare alcun ministro e non intendiamo farlo», dice il coordinatore Antonio Tajani, «se poi lo chiede la Lega, non ci riguarda, non è un nostro problema...».

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA