Processo Salvini, Di Maio e i timori sul gruppo: «In Aula ci giochiamo tutto»

Giovedì 31 Gennaio 2019 di Simone Canettieri
Processo Salvini, Di Maio e i timori sul gruppo: «In Aula ci giochiamo tutto»

La prima e unica sicurezza sul tavolo è stata spiegata l'altra notte a Luigi Di Maio dai sette senatori M5S che siedono in giunta per le autorizzazioni: «Luigi, siamo contrari al processo». Poi, l'intervento del premier Conte sulla «condivisione del governo» nel bloccare la Diciotti quest'estate ha solo rafforzato la linea linea. E dunque i commissari pentastellati sono pronti a votare con il centrodestra nell'assise di Sant'Ivo alla Sapienza. Da qui uscirà un'indicazione chiara: il ministro dell'Interno non deve finire sotto processo.
Il tempo, poi, sarà paradossalmente il miglior alleato di Di Maio, perché una volta uscito il responso della giunta inizierà la fase di «lunga condivisione della scelta» con il gruppo M5S in Senato. Una vera e proprio moral suasion dei governisti grillini per spiegare alle truppe che qui «non si tratta di salvare la casta, ma di difendere l'esecutivo». Dunque il M5S non si può permettere un passo falso: ovvero spaccarsi e lacerarsi, al di là di una quota fisiologica di dissidenti. Calcolati intorno alle 12 unità.

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Ed è questo il vero incubo del leader pentastellato: salvare Salvini, ma non tenere il gruppo. Uscire, intorno al 20 marzo, con 30 da una parte e 40 dall'altra. «Sarebbe un danno peggiore del sì al processo, la dimostrazione cioè che non siamo affidabili», ragiona in queste ore Di Maio con i collaboratori più stretti.
 


I BIG
Il ministro Riccardo Fraccaro confessa al Messaggero ciò che è sotto gli occhi di tutti: «Se ho paura per il M5S? No, però questo è un passaggio delicato». E il deputato Emilio Carelli aggiunge in maniera più esplicita: «Direi che è il momento più complicato da quando è nato il governo». L'ala di Roberto Fico (e non solo) si è già apertamente schierata per il sì all'autorizzazione. Lo dimostra la guerriglia, a bassa intensità, partita nelle ultime ore. Con le «batterie» di deputati e senatori ortodossi che sono per non rinunciare a questo solido caposaldo del MoVimento. Per Di Maio dunque la partita sarà doppia e avrà anche un'arma spuntata. Difficilmente in caso di voti contrari al Senato potrà agitare lo spauracchio delle espulsioni. Per due motivi: non può permetterselo l'intera maggioranza e comunque si tratta di una decisione che entra nella carne viva della creatura fondata da Grillo e Casaleggio. Dunque la diplomazia deve lavorare: serve la politica. Sapendo che i tempi saranno lunghi. «E questo - come si è sfogato Di Maio - è il mese più complicato per il nostro futuro». La retromarcia dunque va «vestita». In pubblico e in privato.

LE TENSIONI
L'altro fronte caldo di queste ore è con Matteo Salvini. Di Maio ha smaltito l'arrabbiatura («Luigi questa volta era imbufalito».) Tanto che ieri ha limitato al minimo sindacale perfino le uscite sui social network (solo una diretta Facebook) e si è chiuso in conclave per elaborare una strategia con un giro costante di incontri e telefonate: da Di Battista a Fico, passando per Grillo.
L'ordine del M5S in generale è quello di «far cuocere Matteo a fuoco lento». Ovvero di non uscire pubblicamente con una posizione pro-Salvini. Non dargli sicurezze, anzi Di Maio è pronto a dire già da oggi - all'allusiva conferenza stampa economica dal titolo Se lo diciamo lo facciamo - che qualsiasi decisione è prematura e che aspetta il verdetto della giunta. Nel frattempo per alzare la tensione ci sono le uscite mirate tipo quelle di Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno, quindi vicino di porta di Salvini, che è tornato a ripetere il «sì» al processo.
Sfuma in secondo piano l'idea di aprire un tavolo di scambio con la Tav: niente autorizzazione per lo stop all'opera. Un'ipotesi circolata ieri pomeriggio ma considerata troppo «stretta». Perché appunto, questa volta il bivio è fatale per il M5S. La prima vera prova di maturità per il giovane leader: salvare il governo e tenere il gruppo unito. Un'impresa complicata. «La più importante - lo hanno sentito dire - da quando guido il MoVimento».
 

Ultimo aggiornamento: 07:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA