Mes, De Luca (Pd): «Voto nell'aula vuota? Il ponte del 29 giugno non c’entra. E noi dem c'eravamo»

Il deputato democratico: Immagine non bella. Ma il tema delle assenze si pone soprattutto per la maggioranza

Sabato 1 Luglio 2023 di Andrea Bulleri
Piero De Luca (Pd) in Aula alla Camera venerdì

Vuoti i banchi della maggioranza, vuoti quelli dell’opposizione.

Un’immagine «sicuramente non bella», ammette Piero De Luca, relatore della proposta di legge di ratifica del Mes e tra i pochi deputati a farsi vedere in Aula a Montecitorio ieri mattina, per seguire l’inizio della discussione. 

In Aula presenti 25 deputati su 400 (8 Pd, 8 Fdi, 5 M5S, 2 Fi)


Onorevole De Luca, alla Camera ieri si discuteva di un tema importante come il Fondo salva-Stati: eppure sarete stati in tutto una ventina. Sindrome da trolley del venerdì? 
«Ma no. Era l’avvio della discussione generale, una fase in cui in Aula solitamente c’è una partecipazione minore, tutto qui. E comunque il tema delle assenze si pone soprattutto per la maggioranza, visto che parliamo della ratifica di un trattato internazionale: è un’anomalia che il governo deleghi all’opposizione le scelte di politica estera. Si conferma l’immagine che abbiamo denunciato in queste settimane: la maggioranza scappa dalle proprie responsabilità». 


Da FdI ribattono: siete stati voi, Pd e Terzo polo, a chiedere di portare in Aula il Mes. E poi quasi non vi siete presentati: voi dem, ad esempio, eravate in otto...
«Il Pd in Aula era pienamente rappresentato, e nella formazione che si è occupata del Fondo salva-Stati. C’era il capogruppo in commissione Esteri, la vicepresidente e altri membri della stessa commissione, oltre alla presidente del gruppo alla Camera. E poi c’ero io, che sono relatore della proposta di legge di ratifica del Mes. Ed è solo grazie alla nostra caparbietà che si è arrivati a discuterne in Aula».

 
E i vostri colleghi dell’opposizione? 
«Io posso parlare per noi, non per gli altri. E mi dispiace che invece di svolgere un dibattito sul merito, la maggioranza preferisca continuare a buttare la palla in tribuna, chiedendo un rinvio di quattro mesi privo di senso. L’unico stigma che può derivare dal Mes è dovuto al fatto che siamo l’unico Paese europeo a non averlo ratificato. E questo mina la credibilità del nostro Paese». 


Torniamo alla foto dell’Aula vuota: non è che magari c’entra anche il ponte di San Pietro e Paolo? Dopotutto giovedì a Roma era un giorno festivo.
«No, assolutamente no. Ponte o meno, noi del Pd eravamo impegnati in Aula, abbiamo svolto un dibattito in cui è intervenuta la capogruppo Chiara Braga, la vicepresidente della commissione esteri Lia Quartapelle e sono intervenuto io. Eravamo lì a fare il nostro dovere. E a sollecitare il governo a non fuggire più dalle proprie responsabilità». 


Lunedì è previsto il voto sulla proposta della maggioranza di sospendere la discussione di quattro mesi. Pensa che l’Aula in quel caso sarà più affollata? 
«Certo, come sempre quando si tratta di votare. E noi faremo valere i nostri argomenti, smontando una retorica priva di agganci con la realtà». 


Il governo però rivendica una logica “a pacchetto”: non dice no al Mes, a patto che la ratifica arrivi insieme a una serie di modifiche – ad esempio – al nuovo patto di Stabilità.
«Più che della logica a pacchetto, noi siamo preoccupati della logica del “pacco” che l’Italia potrebbe ricevere a livello europeo. Alla fine però anche la maggioranza si renderà conto che la ratifica è l’unica soluzione che consente di difendere davvero gli interessi italiani. Il problema è che ogni giorno che passa è un mattone tolto alla credibilità del nostro Paese. E che rende più debole la posizione dell’Italia sui tavoli europei». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA