Governo, dalle Acli al sindacato: così la lista Giuseppe va a caccia dei moderati

Sabato 16 Gennaio 2021 di Mario Ajello
Governo, dalle Acli al sindacato: così la lista Giuseppe va a caccia dei moderati

Cattolico. Molto cattolico. Troppo cattolico? In ogni caso il partito di Conte che ancora pronto non è ma lo sarà, ha già deciso il suo imprinting.

Cristian-bergoglista, ecologista, europeista («Trump ha perso, tocca all'Europa», uno degli slogan). Rivolto al mondo dell'associazionismo laico e non, con punti di riferimento o maestri di pensiero come il sociologo milanese Mauro Magatti e il prof Zamagni d'origine prodiana, con casematte di ispirazione politica e intellettuale quali l'Istituto Sturzo a Roma diretto dal professor Antonetti e che ha tra i suoi animatori l'ottima Flavia Piccoli Nardelli (figlia dell'ex leader Dc Flaminio Piccoli, con grande esperienza di manager culturale e di parlamentare e ottime relazioni). Per non dire di figure come Bruno Tabacci, ma anche - il che si vedrà perché è tutto in movimento ma il Conte ter sarà un'accelerazione sulla nascita del partito - del socialista Riccardo Nencini. Diverse fondazioni bancarie sono interessate all'operazione. Tutto il mondo vetero e neo-proporzionalista vede in questo progetto politico - non si chiamerà Insieme, che è un'associazione già esistente di intellettuali, ma il nome arriverà - finalmente l'antidoto al bipolarismo muscolare e fallimentare. E Conte non si espone ancora ma il progetto lo sta creando. «Serve tornare al ragionamento politico», dice. Quasi fosse De Mita.

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LA SQUADRA
Chi da subito è impegnato nella cosa è Alessandro Goracci, braccio destro e sinistro di Conte a Palazzo Chigi. Figlio di Carlo, che è stato a lungo vicesegretario della Camera durante il regno di Ugo Zampetti, propiziatore del primo governo gialloverde. C'è già chi vede Goracci junior come vicesegretario o coordinatore della segreteria del partito di Conte (anche se l'espressione è un po' d'antan) e comunque proprio lui, provenienza alta burocrazia del Senato e nelle istituzioni e nelle magistrature il partito contiano avrà molti addentellati, sta tenendo i rapporti politici per conto del premier in queste ore e anche nei mesi scorsi. Il Lothar del professore e avvocato è lui. E nei partiti i Lothar sono preziosi.

L'area vasta su cui potrà contare la nuova creatura partitica è quella delle Acli, che non aspettavano altro per ristabilire in versione bonsai il collateralismo di un tempo con la Dc, ma anche la Cisl e la Uil in prospettiva sono coinvolgibili in questo soggetto politico che, se ci sarà, vedrà la strana convivenza di grillini rinsaviti (M5S resterà come bad company), pezzi di ex centrismo berlusconiano il cui traghettatore nella nuova epoca è Gianni Letta che ha con Conte un rapporto splendido, mondo ecumenico come quello dei frati di Assisi di cui il premier (devoto di Padre Pio) è assiduo frequentatore, ma anche l'ecologismo come nuova forma di sviluppo economico (si pensi ai soldi del green targati Recovery Fund) sarà magna pars di questa avventura in cui quel che resta dei Verdi potrà avere rilievo e chance. Quella finanza del tipo Guzzetti o Profumo da Fondazione Cariplo, in cui l'economia sociale di mercato è il must, viene considerata attirabile in questo progetto. Così come tutto quel terzo settore, e sono voti, economia, presentabilità sociale, si sente ormai naturaliter contiano.

Non il partito del trasformismo ma del transcontismo, ossia un soggetto plurale e misto: ecco come lo vedono quelli che ci stanno lavorando. Conte alla guida di questo soggetto vorrà proporsi come una sorta di Macron in salsa più rassicurante. E come il traghettatore del grillismo responsabile, ossia ormai vaccinato e arricchito dal contatto con la realtà che non è quella del vaffa o dell'anti-casta, verso un approdo di tipo pragmatico ma non brutale al realismo e a un moderatismo che rientra nel Dna italiano. «In questa prospettiva - dice il democristiano Rotondi che non fa parte del progetto ma da subito ha intravisto le possibilità politiche di Conte - potrà esserci l'assorbimento morbido del berlusconismo».

POSSIBILI ESITI
Guarda caso, quando Conte parla dell'ex premier lo chiama sempre con grande deferenza «il Cavalier Berlusconi», non l'ex Cavaliere o il Caimano o cose così. E Silvio apprezza Giuseppe non solo perché «non ha la barba e si mette la cravatta» ma anche perché «non mi sembra né un pazzo né un incendiario».
Magari poi non se ne farà niente o sarà un mezzo flop, come il partito di Mario Monti, questa creatura. E non si sa neppure se sarà un partito vero o proprio o una lista civica nazionale. «È inevitabile che questo partito ci sia», dicono dalle parti di Conte (ma Casalino dove lo mettiamo?). Il problema è che il Pd, che ha interesse a questo partito di Conte così può buttarsi più liberamente a sinistra, ha motivi di temere. Perché la cosa contiana, secondo i primi calcoli, toglierebbe voti ai dem, abbassandoli fino al 13 per cento dal 19,5. E spiega il sondaggista Antonio Noto: «La lista del premier sarebbe attrattiva senza se e senza ma». Si punta al 20 per cento. Anche se non sarà facile tenere insieme Grillo con Padre Pio.
 

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