Governo, cosa farà il centrodestra? Salvini pronto allo strappo, Meloni spinge per il voto, Berlusconi frena

Lega: «Ora al voto». Fdi spera nelle urne, ma le parole di Silvio aprono la sfida interna

Giovedì 14 Luglio 2022 di Emilio Pucci
Crisi Governo, cosa farà il centrodestra? Svolta Salvini, Meloni spinge per votare, Berlusconi frena

Tre leader, tre posizioni diverse ma una sola coalizione. Da un lato, il segretario della Lega, Matteo Salvini, convinto che sia «meglio far votare gli italiani che far passare loro 9 mesi sulle montagne russe». Dall’altro, Silvio Berlusconi che apre all’ipotesi che il governo possa continuare anche senza il M5S. E infine, la leader di FdI Giorgia Meloni, che non ha mai smesso di chiedere il voto il prima possibile, perché «l’Italia non può restare ostaggio di litigi e beghe di Palazzo».

Salvini, la svolta del leghista: «Meglio andare al voto che alleati solo del Pd»

Salvini rilancia le parole di Draghi, «questo governo va avanti solo se lavora», per decretare la fine dell’unità nazionale qualora il M5S dovesse sfilarsi dalla maggioranza e non votare oggi la fiducia al dl Aiuti in Senato.

La spinta è arrivata da buona parte della Lega, «se M5s si staccasse e noi rimassimo all’esecutivo verremmo attaccati con i forconi dai nostri», il refrain. 

GLI AUT AUT
E il segretario del partito di via Bellerio ha raccolto l’invito a porre l’aut aut. «La Lega non si augura la crisi o perdite di tempo, sono altri che provocano problemi» ma sicuramente «così non si può andare avanti. No quindi ad altri «nove mesi di montagne russe». No a continuare con questo esecutivo «se i 5 stelle fanno quello che ritengono di fare», la strada sarebbe «segnata, anche perché governare con il Pd non è facile». E poi i paletti già fissati nei giorni scorsi. Sullo scostamento di bilancio («Serve un’economia di guerra, almeno 50 miliardi sul tavolo»), sulla pace fiscale, sull’autonomia, sulla necessità di stralciare l’articolo 10 del ddl concorrenza che riguarda 40 mila tassisti. 

Tutti segnali di una insofferenza crescente e che nelle intenzioni dell’ex ministro dell’Interno si sarebbe dovuta misurare a settembre sul pratone di Pontida, alla presenza di tutti i militanti. Ma di fronte ad un prolungamento del caos nel governo Salvini vede il voto come l’unica opzione. E non è preoccupato dalla diatriba nel centrodestra sulla leadership, «decideranno gli italiani», afferma. Solo che l’ala governista non è intenzionata ad alzare bandiera bianca. E anche una buona parte nei gruppi resiste alla prospettiva del voto anticipato. Con la consapevolezza che i posti si ridurranno. I presidenti di Regione della Lega sono stati chiari. «Draghi deve continuare», ha osservato il governatore della Lombardia Fontana. «Spero che il governo non cada. Entreremmo in un limbo pericoloso», la tesi anche del governatore del Veneto Zaia. Insomma, l’ex numero uno della Bce viene considerato una garanzia per il Paese. E sulla stessa lunghezza d’onda sono i ministri della Lega, a partire da Giorgetti. Salvini non farà una mossa per strappare ma – ha premesso con i suoi – « non lasceremo spazio a corsie privilegiate al Movimento 5 stelle».

 

Meloni, spiraglio per le urne: ma le parole di Silvio aprono la sfida interna

Aspetta di capire come si evolverà la crisi prima di rilanciare il suo appello alle forze politiche affinché si vada subito alle elezioni. Nel centrodestra di governo e non solo, c’è già chi ha cominciato a chiedersi perché la Meloni abbia scelto un profilo basso di fronte allo scontro tra Conte e Draghi. La tesi del presidente di Fdi in realtà non cambia affatto. Prima si vota e meglio è. Sull’esempio di Israele e degli altri Stati che «hanno scelto di far prevalere la democrazia». 

L’ATTESA
Ora, però, FdI si attende uno scatto d’orgoglio da parte del centrodestra di governo. «Basta dissanguare la propria dignità ed agire contro quello che pensano gli elettori», l’invito a Lega e FI. La consapevolezza è che «il balletto in corso» tra il presidente M5s e il premier «sia una tragicommedia, una sorta di teatrino» a danno dei cittadini. Perché – la riflessione in Fratelli d’Italia – in questa partita «nessuno guarda all’interesse nazionale, tutti si muovono pensando al proprio orticello». Nel mirino finisce il premier per aver avallato – questa la tesi – l’operazione Di Maio e l’ex premier per tentare di risollevare le sorti di M5S quando «la crisi vera è quella energetica e internazionale». «L’unico modo per recuperare serietà – osserva il capogruppo di Fdi alla Camera Lollobrigida – è ridare la parola agli italiani. Per dare al Paese la possibilità di avere un governo che faccia uscire l’Italia dalla emergenza». Poi quello che succederebbe dopo un’eventuale crisi nel centrodestra è tutto da decifrare.

Nelle scorse settimane la Meloni non ha certo lesinato critiche agli altri partiti della coalizione per aver soprattutto picconato il candidato a Verona Sboarina. Il clima nell’alleanza non è idilliaco, anche in vista delle Regionali in Sicilia e soprattutto alla luce delle parole di Berlusconi che frena su un’eventuale leadership Meloni, anche qualora prendesse più voti degli alleati. Frasi che non sono piaciute a via della Scrofa. Se ne riparlerà, non appena comincia la campagna elettorale vera e propria. Da parte sua, l’idea di Meloni è chiara: chi prende più voti fa il leader, anche perché avrebbe un peso decisivo nel far eleggere i candidati anche nei colleghi uninominali. Di sicuro, prima di tutto, per Meloni c’è la fine di ogni “pastrocchio” di governi gialloverdi, rosso-gialli o di larghe intese. Poi verrà il tempo del regolamento di conti interno.

 

Berlusconi è il più governista: «Avanti anche senza il M5S»

Non ha escluso un governo senza M5S, con la premessa che «Draghi sarà l’ultimo presidente del Consiglio di questa legislatura». Ma poi, e non solo per le parole di Salvini, Berlusconi con i fedelissimi ha corretto il tiro, «ha capito – spiega un big azzurro – che le elezioni potrebbero convenire anche a Fi». Certo, soprattutto nell’ala moderata, non sono molti quelli che hanno la voglia di andare alle urne anticipate. «Portare il Paese al voto in questo momento sarebbe da irresponsabili», il refrain di chi non vuole «consegnare l’Italia nelle mani di Fdi», come osserva un parlamentare forzista. E poi, anche se nei sondaggi il partito cresce, la pattuglia di chi rientrerebbe in Parlamento verrebbe assottigliata. Ma l’ex premier ha cominciato a pensare anche agli scenari se la situazione dovesse precipitare. «Noi siamo pronti», ha spiegato il Cavaliere. Uno dei motivi per cui converrebbe ripresentarsi agli elettori sarebbe quello di soffocare sul nascere ogni operazione di tipo centrista dell’area draghiana. Per Berlusconi l’esperienza di un governo con il Pd e con M5S non è ripetibile ed è da fermare subito ogni tentativo di lanciare dopo le urne la volata di nuovo all’ex numero uno della Bce a palazzo Chigi. «I moderati siamo noi», aveva scandito il Cavaliere qualche giorno fa. 

LE POLEMICHE
E la polemica di ieri con Toti secondo il quale FI non ha più voti è un segnale del clima di tensione in vista delle prossime Politiche. «Sia più riconoscente», l’invito rivolto dai vertici azzurri, dalla Ronzulli ai capigruppo Bernini e Barelli, da Cattaneo a Mandelli. L’ex presidente del Consiglio è convinto che con Salvini e Meloni si possa ricostruire una vera alleanza per governare. Nell’immediato, l’idea della verifica di maggioranza, poteva servire a buttare fuori M5S dal governo, spaccare il campo progressista, guadagnare tempo per salire ancora nei sondaggi e sistemare le questioni del centrodestra («come leader individueremo la persona con il profilo più adeguato», ha detto). E anche se è convinto che il centrodestra vincerebbe le elezioni a mani basse, il Cavaliere (che è in Sardegna) è consapevole che le urne sarebbero un danno per il Paese. Detto questo, ovviamente, non si tirerebbe indietro, spiega chi gli ha parlato, per una nuova campagna elettorale. «È ovvio che se Draghi non intende continuare si va a votare», afferma Tajani. Si vedrà.

Ultimo aggiornamento: 17:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA