Cospito, Donzelli (FdI) contro il Pd in Aula. E Delmastro: «Gli ho dato io quelle informazioni»

Il deputato alla Camera sul partito democratico dem: "E' con lo Stato o con i terroristi?"

Mercoledì 1 Febbraio 2023 di Francesco Bechis e Francesco Malfetano
Cospito, Donzelli (FdI) contro il Pd in Aula. E Delmastro: «Gli ho dato io quelle informazioni»

ROMA Il sospetto è pesante e non poco. «La sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi»? Dejavu. Non si parla di brigatisti e compagni che sbagliano, è la discussione alla Camera dei deputati andata in scena ieri mattina sul caso Cospito, il terrorista anarchico al 41-bis al centoquattresimo giorno di sciopero della fame.

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Quando Giovanni Donzelli, responsabile del partito di Fratelli d'Italia, primissima fila del cerchio meloniano, lancia il j'accuse ai banchi del centrosinistra, in aula scoppia il caos. «Vergogna» il grido che si alza dagli scranni Pd mentre il vicepresidente Giorgio Mulè (Fi) cerca invano di placare gli animi.


LO SCONTRO
Un passo indietro.

Mentre il Guardasigilli Nordio è a Palazzo Chigi a spiegare la linea (dura) del governo contro attacchi e minacce dei violenti, Donzelli interviene in aula durante la discussione sulla proposta di legge per istituire la commissione antimafia. E racconta un fatto inedito: un colloquio in carcere tra Cospito e un mafioso proprio sul 41-bis. Poi l'aneddoto che scatena la bagarre a Montecitorio. «Lo stesso giorno, il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando. Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi». Immediate e furibonde le reazioni tra i dem. «Sta sporcando la profonda unità che stiamo cercando di costruire sui temi della lotta alla mafia», tuona il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano. E il segretario uscente, Enrico Letta, gli fa sponda, «sulla lotta alla mafia il rispetto deve essere massimo». Ma è solo l'antipasto di una polemica che occupa per ore i corridoi della Camera. Mentre da un lato le opposizioni lanciano giavellotti al deputato conservatore - parla di «unità insozzata» la diretta interessata Debora Serracchiani - e dall'altro la maggioranza fa scudo, il timone dell'aula passa nelle mani di Fabio Rampelli, vicepresidente e veterano di FdI, sponda Colle Oppio. Anche lui, tertius arbiter, finisce trascinato nella mischia dai meloniani di stretta osservanza che a margine della seduta mugugnano tra di loro: «Non ha fatto nulla per difendere Donzelli dagli attacchi..». Gli addetti ai livori sospettano che c'entri il commissariamento del partito romano da parte del deputato toscano. Chissà. Intanto la bagarre sul caso Cospito prosegue. Ed esce fuori dall'emiciclo.

 


Sarà il giurì della Camera a decidere se le parole di Donzelli abbiano «leso la dignità» dei deputati dem chiamati in causa, spiegano Serracchiani&Co. E chiarire soprattutto dove Donzelli abbia preso le informazioni riferite. «Dal ministero della Giustizia, sono pubbliche - replica lui sicuro accettando la sfida, «non mi scuso, sono pronto al Giurì d'onore». Il sottosegretario Delmastro conferma: «Con Donzelli ho parlato io, mi ha fatto domande specifiche. Non ci sono intercettazioni, ma relazioni. Sono documenti a divulgazione limitata, ma non secretati». Il confronto si farà, assicura il presidente della Camera Lorenzo Fontana senza risparmiare una reprimenda bipartisan, «la dialettica politica è andata senza dubbio oltre il rispetto del principio di rispetto». La vera questione politica, va da sé, è un'altra. I colonnelli di FdI al governo e in Parlamento, su input diretto di Meloni, vogliono portare allo scoperto le opposizioni su un nodo - il caso Cospito e la battaglia contro il 41-bis - pieno di spine. Qual è la posizione del centrosinistra sul carcere duro per terroristi e mafiosi? Anche a questo serve l'informativa di Nordio prevista oggi.


LA STRATEGIA DI MELONI
Fin qui la strategia. Poi c'è la tattica, che stando a quanto confidato dalla premier ai suoi ministri e parlamentari più stretti in questi giorni, richiede di abbassare al più presto i toni dello scontro nel dibattito sui violenti e gli antagonisti. Una linea spiegata da Meloni al fedelissimo Donzelli nel corso di una telefonata in cui l'ordine di scuderia è stato «Serve cautela, dobbiamo calmare gli animi». Ingaggiare uno scontro politico frontale su questi temi, ne sono convinti a Palazzo Chigi, è una pessima idea.

 

Ultimo aggiornamento: 12:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA