ROMA Il sospetto è pesante e non poco. «La sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi»? Dejavu. Non si parla di brigatisti e compagni che sbagliano, è la discussione alla Camera dei deputati andata in scena ieri mattina sul caso Cospito, il terrorista anarchico al 41-bis al centoquattresimo giorno di sciopero della fame.
Cospito, quelle relazioni pericolose con i mafiosi a Sassari: «Smontare il carcere duro»
Quando Giovanni Donzelli, responsabile del partito di Fratelli d'Italia, primissima fila del cerchio meloniano, lancia il j'accuse ai banchi del centrosinistra, in aula scoppia il caos. «Vergogna» il grido che si alza dagli scranni Pd mentre il vicepresidente Giorgio Mulè (Fi) cerca invano di placare gli animi.
LO SCONTRO
Un passo indietro.
Sarà il giurì della Camera a decidere se le parole di Donzelli abbiano «leso la dignità» dei deputati dem chiamati in causa, spiegano Serracchiani&Co. E chiarire soprattutto dove Donzelli abbia preso le informazioni riferite. «Dal ministero della Giustizia, sono pubbliche - replica lui sicuro accettando la sfida, «non mi scuso, sono pronto al Giurì d'onore». Il sottosegretario Delmastro conferma: «Con Donzelli ho parlato io, mi ha fatto domande specifiche. Non ci sono intercettazioni, ma relazioni. Sono documenti a divulgazione limitata, ma non secretati». Il confronto si farà, assicura il presidente della Camera Lorenzo Fontana senza risparmiare una reprimenda bipartisan, «la dialettica politica è andata senza dubbio oltre il rispetto del principio di rispetto». La vera questione politica, va da sé, è un'altra. I colonnelli di FdI al governo e in Parlamento, su input diretto di Meloni, vogliono portare allo scoperto le opposizioni su un nodo - il caso Cospito e la battaglia contro il 41-bis - pieno di spine. Qual è la posizione del centrosinistra sul carcere duro per terroristi e mafiosi? Anche a questo serve l'informativa di Nordio prevista oggi.
LA STRATEGIA DI MELONI
Fin qui la strategia. Poi c'è la tattica, che stando a quanto confidato dalla premier ai suoi ministri e parlamentari più stretti in questi giorni, richiede di abbassare al più presto i toni dello scontro nel dibattito sui violenti e gli antagonisti. Una linea spiegata da Meloni al fedelissimo Donzelli nel corso di una telefonata in cui l'ordine di scuderia è stato «Serve cautela, dobbiamo calmare gli animi». Ingaggiare uno scontro politico frontale su questi temi, ne sono convinti a Palazzo Chigi, è una pessima idea.
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