Coronavirus, Lamorgese: «Mascherina sempre: i giovani capiscano, si rischia il lockdown»

Mercoledì 22 Luglio 2020 di Cristiana Mangani
Luciana Lamorgese

Da una parte l’emergenza migranti, dall’altra la diffusione del coronavirus che si fa fatica a contenere. Dal giorno in cui si è insediata in uno dei ministeri più impegnativi del Governo, Luciana Lamorgese non ha potuto fermarsi un attimo. E già si annuncia un autunno caldo.

Ministra, la fine del lockdown e la ripresa delle attività economiche sta generando una nuova crescita del virus. In che modo pensate di far rispettare le regole?
«Non mi stancherò mai di ripetere che ognuno di noi, come più efficace regola di prevenzione, debba autoimporsi l’uso della mascherina e il rispetto della distanza interpersonale. I controlli affidati alle forze di polizia, che voglio ringraziare per il costante impegno dimostrato, sono fondamentali e le prefetture monitorano tutti i giorni le situazioni più a rischio. Ma la consapevolezza che ognuno di noi sia il miglior controllore di se stesso non ci deve mai abbandonare, altrimenti rischiamo di tornare indietro, ai mesi bui di chiusura della scorsa primavera».

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La “minaccia” sembra arrivare ora, non dai giovanissimi, ma dai quarantenni. Ci sono rimedi per contenere “la tribù degli aperitivi”?
«Con riguardo alle notizie di cronaca sulle modalità caotiche della cosiddetta movida, credo che – da parte delle istituzioni, della scuola e delle stesse famiglie – sia necessario anche uno sforzo più incisivo per informare e rendere più consapevoli i giovani, e non solo loro, sui reali rischi che stiamo correndo. È un impegno questo che deve riguardare tutti anche in termini di iniziative sulla fruibilità di spazi per il divertimento, più sicuri, destinati ai ragazzi che hanno subito un contraccolpo a livello psicologico a causa del “lockdown”».

È al vaglio l’ipotesi di un prolungamento dello stato di emergenza per il paese, cosa ne pensa?
«Il governo, con l’ausilio delle valutazioni del Comitato tecnico scientifico, assumerà le decisioni che riterrà più opportune per prevenire una nuova, eventuale diffusione del contagio».

Nell’ultimo mese è aumentato il numero degli sbarchi “fantasma”, e anche la presenza di migranti positivi al coronavirus. Le amministrazioni locali chiedono rassicurazioni.
«Le doverose misure di contenimento del virus Covid-19 rendono molto complesse e ancor più delicate, anche per il personale che opera sul territorio, le procedure per i controlli sanitari sui migranti che raggiungono autonomamente le nostre coste con piccole imbarcazioni. Due giorni fa sono andata a Lampedusa per verificare la situazione e ho potuto rassicurare il sindaco Martello sull’impegno del governo a non lasciare sola anche la sua comunità. Il test sierologico viene eseguito su tutti i migranti che sbarcano sull’isola grazie al servizio sanitario della Regione siciliana, e i nuovi arrivati vengono trasferiti in tempi brevi verso altre destinazioni».
 



Il maggior numero di arrivi proviene dalla Libia e dalla Tunisia, cosa sta succedendo al confine tra i due paesi?
«La scorsa settimana sono stata a Tripoli e ho avuto un  approfondito confronto con il presidente Fayez al Serraj e con diversi altri componenti dell’esecutivo. È stata una occasione importante e attesa da tempo per confermare al governo libico che l’Italia è pronta a intensificare gli sforzi per la stabilizzazione del paese e per assicurare un adeguato supporto al suo sviluppo economico. Con gli interlocutori libici ho affrontato le questioni relative ai flussi migratori anche alla luce del vertice ministeriale in video conferenza da Trieste, organizzato dall’Italia e condiviso dalla commissione e dalla presidenza di turno tedesca, che ha messo per la prima volta intorno allo stesso tavolo i rappresentanti di Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania».

I porti libici e tunisini sembrano fuori controllo, e gli ultimi arrivi in Italia stanno portando anche molti radicalizzati con precedenti per terrorismo. In che modo stiamo contrastando il fenomeno?
«I controlli antiterrorismo sono rigorosi e la situazione è costantemente monitorata dalla Polizia di prevenzione. Di recente sono stati rintracciati soggetti radicalizzati che risultavano già espulsi: sono stati arrestati e di nuovo allontanati dal territorio nazionale. Va anche detto che in questo campo la collaborazione internazionale, in particolare con le autorità tunisine, sta dando risultati». 

Le partenze dalla Tunisia sono aumentate: non funziona più l’accordo con quel governo?
«I nostri rapporti con la Tunisia sono sempre più intensi e costruttivi. Per questo posso annunciare che lunedì prossimo andrò a Tunisi dove incontrerò il presidente Kais Saied, e il ministro dell’Interno, Hichem Mechichi, anche per capire cosa possiamo fare di più per il controllo delle frontiere. Tuttavia non possiamo dimenticare che la Tunisia sta attraversando una grave crisi economica dovuta al Covid 19, con tassi di disoccupazione molto alti anche in un settore trainante come il turismo: ora più che mai, l’Italia e la Ue devono tendere la mano a questo Paese la cui stabilità economica e sociale rappresenta uno dei presupposti per un’azione determinata contro il traffico dei migranti». 

Il nuovo decreto sicurezza quando vedrà la luce?
«Il tavolo con la maggioranza istituito qui al Viminale è vicino al traguardo. Nei prossimi giorni avremo un testo finalmente condiviso con le modifiche che, ci tengo a ricordare, riguardano quasi esclusivamente le norme sull’immigrazione. L’intento è anche quello di non toccare la disposizione vigente nella parte in cui rende inapplicabile per le forze di polizia la causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto, nell’ipotesi di resistenza, violenza minaccia. Sui tempi di presentazione del provvedimento, poi, tutto dipende dall’agenda dei lavori parlamentari».

Il Viminale mostra da mesi preoccupazione per le possibili tensioni sociali e più volte è stata lei stessa a lanciare l’allarme. Quali i timori?
«È dal giorno in cui fu imposto il lockdown che sottolineo l’esigenza per tutte le istituzioni di registrare con grande attenzione i segnali di disagio che arrivano dal territorio. Il governo, con i suoi provvedimenti, ha lavorato intensamente per prevenire eventuali tensioni sociali. In vista dell’autunno, dobbiamo continuare a prestare il massimo dell’attenzione con una opera di ascolto che, per l’amministrazione dell’Interno, passa soprattutto attraverso le prefetture. Perché quello sarà il tempo in cui la crisi farà sentire i contraccolpi più duri».
 

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