Coronavirus Italia, sondaggio Swg per Il Messaggero: gli italiani cambiano vita, preoccupazione ai massimi

Sabato 21 Marzo 2020 di Alberto Gentili
Coronavirus Italia, sondaggio Swg per Il Messaggero, gli italiani cambiano vita: preoccupazione ai massimi

Cambiano gli stili di vita, aumenta la tendenza ad evitare gli altri, la preoccupazione degli italiani è ai massimi ed è cresciuta esponenzialmente al pari dell'epidemia, lievita anche la richiesta di interventi drastici ed aumenta significativamente la quota di cittadini soddisfatti dall'azione del governo. La Swg, mentre l'Italia attende con ansia l'arrivo del picco dei contagi da coronavirus, traccia per “Il Messaggero” un bilancio della situazione in Italia.

Secondo l'istituto demoscopico di Trieste, la terza settimana della crisi legata alla pandemia è stata caratterizzata dell’entrata in vigore del Dpcm 11 marzo, che ha esteso le restrizioni di movimento e le chiusure delle attività commerciali non di prima necessità. In un contesto emotivo che ha visto progressivamente aumentare la preoccupazione per il contagio e in cui gli italiani hanno ridotto al minimo i contatti con le altre persone, le misure più restrittive prese dal governo erano attese e auspicate dalla maggioranza degli italiani. Oggi solo pochissime persone pensano che si stiano prendendo misure eccessive, mentre la maggior parte della popolazione sta facendo i conti con abitudini e ritmi di vita che sono cambiati repentinamente. Mentre si sta scoprendo che il lavoro da casa non è sempre così piacevole ed agevole, oltre la metà degli italiani si sta seriamente preoccupando per gli effetti occupazionali della crisi.

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Rispetto a tre settimane fa, cambia profondamente anche la percezione della situazione, sia rispetto alla durata dell'epidemia, che al numero finale di vittime che si conteranno nel nostro Paese.

Si apre quindi una nuova fase di tempo sospeso, in attesa che la forza dell’epidemia decresca, un tempo che sarà necessario saper gestire sia dal punto di vista emotivo, che dalla capacità di resilienza. Un tempo in cui elementi come la composizione della famiglia e la tenuta delle relazioni familiari, la qualità degli spazi abitati, la possibilità di rimanere ancorati al lavoro potranno fare la differenza e lasciare strascichi importanti sulla vita delle persone, anche una volta terminata la crisi.



Il primo step dell'indagine Swg, condotta tra l'11 e il 13 marzo su un campione di 800 persone, fotografa il cambiamento degli aspetti di vita quotidiana nell'Italia ai tempi del coronavirus. Per il 91% degli italiani è cambiato il modo di stare con gli altri, per l'81% il modo di divertirsi, per il 70% fare la spesa, per il 64% si modifica anche l'approccio all'informazione. L'epidemia avrebbe invece modificato solo al 50% il modo di lavorare.




Si scopre poi che in una sola settimana, dal 4-6 all'11-13 marzo, aumenta la tendenza ad evitare gli altri. In appena sette giorni è diventata maggioritaria la scelta di tenere lontane le altre persone. Dal 4 al 6 marzo era solo il 38% dei cittadini che cercava di tenere a distanza le altre persone, una settimana dopo questa percentuale è salita al 68% con un incremento del 30%. E se a inizio mese erano solo il 38% coloro che non stringevano più la mano, una settimana dopo questa tendenza è salita al 58%: più 20%. Meno rapida, ed è ciò che allarma l'autorità, la tendenza a non frequentare luoghi affollati: più 17%. Erano il 52% gli italiani che si tenevano in disparte nella prima settimana di marzo e nella seconda sono cresciuti al 69%.




Cambia inoltre la percezione del pericolo e la preoccupazione nell'opinione pubblica. A fine febbraio gli italiani preoccupati dalla diffusione del virus erano il 48%, il 6 marzo sono cresciuti al 67%, l'11 marzo – giorno in cui le restrizioni hanno cominciato a riguardare l'intero Paese, l'allarme ha riguardato il 91% della popolazione. Ma la stretta decisa dal governo ha leggermente fatto calare la preoccupazione, facendo scendere i cittadini allarmati di 3 punti: l'88% il 12 marzo




Si scopre poi, grazie al sondaggio Swg per “Il Messaggero”, che gli italiani gradiscono l'inasprimento delle misure decise dal governo per contenere l'epidemia. Gli interventi drastici sono apprezzati, tant'è che dopo che dopo che l'11 marzo l'intero Paese è stato dichiarato “zona rossa” sale al 32% (rispetto al 21% del giorno prima) la percentuale di chi riteneva che si stessero prendendo tutte le misure necessarie. Scende invece di 3 punti (dal 53 al 50%) la quota di cittadinanza che invocava provvedimenti più rigidi, come cala di 6 punti (dal 21 al 15%) la percentuale di chi riteneva che non si stessero prendendo le giuste precauzioni. Precipitano invece al 3% coloro che ritenevano eccessive le misure di contenimento.








Un altro allarme molto forte riguarda il lavoro. Esplode la paura per l'occupazione. Se tra il 26 e il 28 febbraio solo il 21% degli italiani temeva che l'epidemia potesse avere gravi conseguenze sul proprio lavoro o su quello di un suo familiare, tra l'11 e il 13 marzo questa percentuale sale al 51%, con una crescita del 30%. In questo quadro lo smart working, il lavoro da casa, viene vissuto come un “sollievo” dal 9% degli intervistati, come un'opportunità dal 33%. Ma è maggioritaria la quota di popolazione che dà una lettura negativa: per il 50% è “un disagio, ma gestibile” e per il 3% un “grave disagio”. Non è facile infatti lavorare con poco spazio, dotazioni limitate e la presenza di bambini e familiari.







Swg fotografa inoltre una presa di contatto degli italiani con la realtà, che va di pari passo con l'inasprimento delle misure, collegata a un calo dell'ottimismo. Dopo l'emanazione del Dpcm dell'11 marzo, quello Italia zona rossa, scende al 12% la quota di popolazione convinta che l'epidemia si risolverà in poche settimane (era al 30% a fine febbraio), mentre si attesta intorno al 70% la percentuale di chi ritiene che la crisi durerà “ancora due o tre mesi” o “più a lungo”. Di pari passo aumenta la percentuale di chi non è in grado di elaborare una previsione del numero di morti. A fine febbraio il 70% era convinto che non ci sarebbero stati più di mille decessi, il 12 marzo questa quota di ottimisti scende al 15%, mentre cresce al 28% il numero di italiani che di non “sa indicare” una cifra.





L'epidemia, infine, non sembra avere incidenza significativa sulle intenzioni di voto. La Lega è in leggero rialzo, passando dal 30,6% del 9 marzo al 31% del 16 marzo, mentre è più vistosa la crescita del Pd che passa dal 19,6% al 20,5%: quasi un punto percentuale in più. In lieve calo i 5Stelle (da 13,4 a 13,2%), stabile Fratelli d'Italia al 12%, mentre Forza Italia lascia sul campo lo 0,2% (da 5,5 a 5,3%), Italia Viva lo 0,3% (da 3,5 a 3,2%) Pressoché invariate le altre forze politiche.

 

Ultimo aggiornamento: 15:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA