Coronavirus, con lo sblocco totale 430mila in rianimazione: ecco lo scenario che ha frenato palazzo Chigi

Mercoledì 29 Aprile 2020 di Mauro Evangelisti
Coronavirus, con lo sblocco totale 430mila in rianimazione: ecco lo scenario che ha frenato palazzo Chigi

Dubbi sulla reale efficacia delle mascherine, certezza che la riapertura delle scuole farebbe riesplodere l'epidemia, attenzione massima al possibile effetto di un aumento dei passeggeri del trasporto pubblico locale. Ancora: s'ipotizza che in Italia il 3 per cento della popolazione sia stata contagiata e ora sia immunizzata. Sono questi i cardini del documento del Comitato tecnico scientifico che ha suggerito massima cautela nella fase due.

Senza la chiusura delle scuole e con la contemporanea riapertura di tutte le attività economiche e produttive, in Italia ci troveremmo rapidamente con 151.231 pazienti in terapia intensiva per Covid-19 (picco previsto l'8 giugno) per arrivare a 430.866 in totale da qui alla fine dell'anno. La situazione è meno grave nello scenario in cui si riapre tutto e si chiudono le scuole, lasciando l'opportunità del telelavoro, ma si resta comunque lontano da un quadro sostenibile: un picco di 85.079 pazienti in terapia intensiva, per arrivare a quasi 400mila il 31 dicembre. Parte da questa simulazione la decisione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di limitare e graduare i provvedimenti della fase 2. Questo report ha già suscitato polemiche, c'è stato chi l'ha giudicato eccessivamente allarmistico e domani si svolgerà una conferenza stampa dell'Istituto superiore di sanità e dell'Inail per fare chiarezza.

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Nelle conclusioni, il Comitato lascia ben poco spazio all'ottimismo, parlando dell'R0 (l'indice di trasmissione del virus, quante persone può contagiare un infetto): «Essendo le stime attuali di R0 comprese nel range di valori 0,5-0,7 ed essendo evidente dalle simulazioni che se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1.05-1,25) l'impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole, è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». Secondo il Cts, si può mantenere l'R0 sotto a 1, solo a scuole chiuse e riaprendo attività legate a edilizia, manifattura e commercio partendo dal presupposto che le mascherine possono ridurre del 25 per cento la trasmissione di Sars-CoV-2. Ma con molte incognite: incertezza sulla loro reale efficacia, rispetto da parte dei cittadini delle misure di distanziamento, funzionamento delle disposizioni per ridurre la trasmissione del virus nel trasporto pubblico. «Elementi che suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi».

PRUDENZA
Se la fase 2 che inizierà il 4 maggio è apparsa come una fase 1,5 è anche perché il documento consiglia 14 giorni di prova per vedere l'effetto che fa: riaperture parziali («al 50 per cento») e massima vigilanza, prima di andare oltre. Per partire apertura di settore manifatturiero, edilizio, commercio ma solo dove non ci sono aggregazioni (no mercati e centri commerciali) e trasporto locale. Resti lo smart working ove sia possibile, e proibita qualsiasi attività di aggregazione. Bene, ma perché si arriva a una conclusione così poco aperturista?

L'indagine entra nel dettaglio già nelle prime pagine del report. C'è una tabella che esamina il numero di contatti medio per fasce di età e attività: uno studente di 15-19 anni a scuola ha una media di contatti giornalieri di 13,22 (è il dato più alto), al lavoro una persona tra i 45 e i 49 anni ne ha 8,24. Prendendo come riferimento tutte le attività (casa, scuola, lavoro, trasporti, tempo libero e altro) la fascia di età con il maggiore numero di contatti è sempre tra i 15 e i 19 anni (29,28) ma anche chi ha tra i 40 e i 44 anni è molto esposto (22,3). In fase di lockdown i contatti sociali sono diminuiti del 90 per cento, spiegano i ricercatori sulla base dei dati di Google. Secondo l'Inail, il 15 per cento dei lavoratori usa un mezzo pubblico, se c'è una parziale riapertura di alcuni settori aumenta al 20 per cento. C'è anche una vasta analisi sui rischi sanitari in base alle fasce di età, ma alla fine non si è optato per le limitazioni agli spostamenti per i meno giovani. Le probabilità che l'infezione abbia conseguenze molto critiche sono alte tra gli 80 e gli 85 anni, ma l'incremento inizia già a 55 anni. Altro dato di partenza interessante, anche se per ora solo stimato visto che l'indagine epidemiologica sulla base dei test sierologici, non è neppure cominciata: s'ipotizza che in Italia siano immunizzati (dunque che abbiano già avuto contatto con il coronavirus e non possono essere contagiati di nuovo, almeno per qualche mese) il 3 per cento degli italiani (circa 1,8 milioni). Ci sono delle stime regione per regione: oltre il 10 per cento in Lombardia, 4,5 Marche, 5,5 Emilia-Romagna, 0,5 Lazio.

 
 
 

 
 
 

Ultimo aggiornamento: 07:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA