Conte, sì alla Tav: «Non realizzarla costa di più, in ballo soldi italiani». Di Maio: «Decidano le Camere»

Martedì 23 Luglio 2019
Conte: «Tav, non realizzarla costerebbe più che farla. Questa la posizione del governo»

«Oggi bloccare la Tav costerebbe più che completarla».

In una breve diretta, studiata a lungo e diffusa solo in serata, il premier Giuseppe Conte impone quella che, nel M5S, è una sorta di rivoluzione copernicana: il sì alla Tav. Venerdì, annuncia, l'Italia dirà sì ai fondi europei per un progetto che, il governo non può fermare per un motivo semplice, scandito da Conte: un'alternativa al Tav non c'è e fermare la Torino-Lione non farebbe gli «interesse nazionali» perché costerebbe di più agli italiani. È un fulmine a ciel sereno, quello che Conte lancia sull'universo M5S. Un fulmine che innesca l'ira dei tanti che hanno aderito al Movimento proprio per la sua battaglia dei No Tav. Un fulmine che rischia di far traballare seriamente anche il titolare del Mit Danilo Toninelli.

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Al Mit, dopo le parole di Conte, si ribadisce che Toninelli resta fortemente contrario all'opera ma, allo stesso tempo, trapela soddisfazione per l'attestazione fatta da Conte pubblicamente al lavoro del ministro sui fondi Ue. Lavoro, si sottolinea, che permetterà un risparmio di 3 miliardi di euro per l'Italia, pronti per essere spesi in altri opere. Con l'uscita sul Tav il premier, assumendosene pienamente la responsabilità e allargando l'autonomia del suo ruolo dall'alleanza giallo-verde, elimina la più grande delle mine che giacevano sotto il governo.

Un esempio? Domani, al question time che vedrà proprio Conte in Aula alla Camera, la Lega aveva pronta un'interrogazione sulla Tav. Interrogazione che chissà se la Lega confermerà. Conte, di fatto, toglie dal campo uno degli incidenti più probabili che Matteo Salvini avrebbe potuto cavalcare per scaricare sull'alleato la responsabilità della crisi. Non è, quella del premier, una posizione di principio: Conte ribadisce di non aver cambiato idea rispetto alla conferenza stampa del 7 marzo in cui spiegò che lui quell'opera non l'avrebbe mai fatta. «Ma non è stato questo governo a dire sì al progetto», ricorda Conte. E ora, con l'aumento dei fondi Ue fino al 55% «l'impatto finanziario per l'Italia è destinato a cambiare dopo l'apporto europeo e i costi che potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all'interlocuzione con la Francia sulle nuove quote di finanziamento della tratta transfrontaliera». Non solo. Bloccare la Tav per fare un progetto alternativo significherebbe farlo da soli.

«Con Macron ho insisito a lungo sul piano B ma la Francia è contraria», sottolinea Conte. E il premier dà solo una chance, sconfitta in partenza visti i numeri in Aula, ai No Tav: «solo il Parlamento con una scelta unilaterale potrebbe decidere di non farla». Salvini gioisce ma neppure questa volta risparmia una frecciata. «La Tav si fa, come giusto e come chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso», sottolinea il leader leghista che domani ignorerà plasticamente l'informativa del premier sulla Russia, avendo convocato allo stesso orario, le 16, il Comitato per l'ordine e per la sicurezza. Ciò vuol dire, però, che Salvini non dovrebbe essere in Aula a parlare dai banchi della Lega subito dopo Conte, fatto quest'ultimo, che avrebbe rappresentato un plastico strappo dal premier. Certo, la pressione dei dirigenti leghisti su Salvini per rompere non è mai stata forte come in queste ore: è una pressione che coinvolge governatori, ministri, parlamentari. E si nutre, in questi giorni, dell'ira del Nord leghista sull'impasse sull'Autonomia, dossier che oggi ha visto saltare le due riunioni previste a Palazzo Chigi e che, plausibilmente, non sarà neanche al prossimo Cdm. «Il silenzio di Palazzo Chigi preoccupa», tuona Attilio Fontana. E qualcuno, nella Lega, dà un'ultima chance alla rottura: che l'intervento di Conte sul caso fondi russi sia visto, magari anche strumentalmente, come una provocazione da Salvini, che a quel punto potrebbe strappare. Ma sono solo ipotesi. La decisione di Salvini, al momento, è quella di ieri. Con Luigi Di Maio che prova, con prudenza, a stanarlo: «mi auguro di poterlo incontrare, parlare a mezzo stampa non è mai utile», chiosa il leader M5S.

Matteo Salvini«Si farà come chiesto dalla Lega, peccato per il tempo perso». «La Tav si farà, come giusto e come sempre chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso, adesso di corsa a sbloccare tutti gli altri cantieri fermi!». Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini.

Francesca Frediani (M5S): «Se ok tutti a casa per il governo». «Un governo di cui fa parte il #M5s dà l'ok al Tav? Inaccettabile». Dura presa di posizione della consigliera regionale pentastellata Francesca Frediani, valsusina e No Tav, alle affermazioni del premier Giuseppe Conte sulla Torino-Lione. «Il #tuttiacasa stavolta - aggiunge - sarebbe per voi».

 

Mariastella Gelmini: «Adesso Toninelli scriva lettera di dimissioni». «Conte innesta la retromarcia su Tav Torino-Lione. Adesso scopre che non farla costerebbe di più. Quando si dice la coerenza... Dopo la lettera di licenziamento di Coppola, ora Toninelli dovrebbe scrivere quella delle sue dimissioni». Così Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia.

Nicola Zingaretti: «Perso più di un anno, povera Italia». «Ora Conte annuncia che il governo è per sì alla #Tav. Nella migliore delle ipotesi abbiamo perso più di un anno. Nella peggiore un altro giro di valzer che non porterà a nulla. Povera Italia». Così su Twitter il segretario Pd Nicola Zingaretti.
 
Di Maio: «Rispetto Conte ma resto No Tav. Decidano le Camere». «Ho ascoltato attentamente le parole del Presidente Conte, che rispetto. Il Presidente è stato chiaro, ora è il Parlamento a doversi esprimere. Nel corso del tempo si sono succeduti nove governi, sono passati - ripeto - quasi 30 anni. Parliamo di un'era oramai remota, eppure qualcuno, adesso, vorrebbe farci credere che la priorità del Paese sia questa. Media, giornali, apparati, tutto il sistema schierato a favore. Non noi. Non il MoVimento 5 Stelle. Per noi la Torino-Lione era e resta un'opera dannosa». Così Luigi Di Maio in un post su Facebook.



«Sarà il Parlamento, nella sua centralità e sovranità, che dovrà decidere se un progetto vecchio di circa 30 anni e che sarà pronto tra altri 15, risalente praticamente alla caduta del muro di Berlino, debba essere la priorità di questo Paese. Sarà il Parlamento ad avere la responsabilità di avallare un progetto prevalentemente di trasporto merci (e sottolineo trasporto merci) mentre non esiste ancora l'alta velocità per le persone in moltissime aree del Paese. Sarà il Parlamento a dover decidere se è più importante la tratta Torino-Lione, cioè se è più importante fare un regalo ai francesi e a Macron, piuttosto che realizzare, ad esempio, l'alta velocità verso Matera, capitale europea della cultura, o la Napoli-Bari», sottolinea Di Maio.

«Ogni volta che ci siamo trovati davanti a un tema ci siamo posti una domanda. E oggi la poniamo a voi. Chiedetevi perché l'Europa ci ha sempre ignorato su tutto, continua a ignorarci su tutto e poi d'improvviso mette sul piatto nuovi investimenti comunitari per la Tav Torino-Lione. Chiedetevi perché se chiediamo flessibilità per costruire scuole, strade, ospedali l'Europa ci sbatte la porta in faccia e poi tira fuori milioni di euro per questo progetto di 30 anni fa. Chiedetevi allora se l'Europa lo fa davvero per l'Italia o se per qualcun altro, visto che parecchi soldi degli italiani andranno ai francesi. Il MoVimento 5 Stelle presenterà un atto per dire che le priorità sono altre, un atto che non è altro che il cambiamento che abbiamo promesso: entrare al governo e decidere diversamente da come avrebbe deciso un Pd o un Berlusconi qualsiasi», spiega.

Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 06:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA