Duello tra il Conte e Renzi: in gioco l’egemonia al centro

Sabato 5 Ottobre 2019 di Alberto Gentili
Duello tra il Conte e Renzi: in gioco l’egemonia al centro
Non è un caso che proprio ieri Giuseppe Conte abbia calzato l'elmetto e sia andato alla guerra contro Matteo Renzi. Di buon mattino, dopo aver letto la lettera di Matteo Renzi al Corsera, in cui il leader di Italia viva bocciava la manovra e parlava di «pochi spiccioli» per il taglio del cuneo fiscale, Nicola Zingaretti ha alzato il telefono e ha chiamato il premier.

Il leader del Pd a Conte ha fatto un discorso che è suonato più o meno così: Non si può continuare in questo modo, con Renzi che cannoneggia te e il mio partito tutti i giorni. Se non prendi in mano la situazione qui finisce male.

Zingaretti ha trovato un ascoltatore attento. E perfino più irritato di lui con il leader di Italia viva, non fosse altro perché ha perfino stretto un patto con Luigi Di Maio contro di lui. «Sono preoccupato», ha rivelato Conte ai suoi, «Renzi con le sue sortite è in una ricerca ossessiva di visibilità. Fa i giochi sporchi alla Salvini. E ciò è allarmante sia nel metodo che nel merito: lancia giudizi contro la manovra, si intesta strumentalmente il no all'aumento dell'Iva e finisce per mettere davvero in difficoltà il governo. Qui è a rischio, non lo nascondo, la tenuta dell'esecutivo. Ma non gli permetterò di destabilizzarlo». Poi, ad Assisi, Conte ha imbracciato l'artiglieria: «Non abbiamo bisogno di fenomeni in tv. Il taglio del cuneo non è un pannicello caldo, Renzi rispetti i lavoratori». Parole benedette da Dario Franceschini, capo delegazione dem nel governo: «Su Renzi sono d'accordo con Conte». E, per carità di patria, perfino da Di Maio: «Basta litigi, Renzi abbassi i toni. Sul cuneo fiscale mi fido di Conte».
E' però difficile che, pur se isolato, il leader di Italia viva arresti la sua offensiva. La ragione la spiegano al Nazareno: «Renzi va a testa bassa contro il premier in quanto può essere lui il leader dell'area moderata che si interfaccia con la sinistra. I due arano lo stesso campo elettorale». La confermano a palazzo Chigi: «Renzi vuole intestarsi il ruolo di anti-Salvini che invece ha saldamente in pugno il presidente del Consiglio».
A sorpresa, questa tesi è condivisa dallo stesso Renzi. Secondo il leader di Italia viva, il «vero motivo dell'alzata di ingegno» di Conte e del «suo scatto d'ira» è il fatto che «il premier è in competizione con me. Vuole farsi un suo partito e Italia viva gli toglie spazio, gli nega il ruolo di anti-Salvini. Non a caso con Di Maio non litighiamo mai, mentre con lui sì... Ma Conte esca allo scoperto, lo dica chiaramente».

Siccome però, competizione a parte, nessuno si può permettere la crisi, al di là dello scontro Conte ha deciso di provare a disinnescare Renzi spingendolo a sedersi al tavolo della trattativa su ogni dossier. Un modo per legare le mani al capo di Italia viva e di impedirgli di cannoneggiare da fuori l'esecutivo. «Ora si muove come se fosse un corpo estraneo alla maggioranza», sospira il premier.

Un piano che trova d'accordo Franceschini: «Serve lavoro e spirito di squadra». Il grillino Stefano Buffagni: «Bisogna lavorare assieme per costruire le cose al meglio», salvo paragonare subito dopo Renzi a Salvini («non mi fido né dell'uno, né dell'altro»). E perfino Enrico Letta: «Renzi, è evidente, ha disotterrato l'ascia di guerra. A Conte e Zingaretti do un consiglio: non fate come me, avete il coltello dalla parte del manico e stringete un patto con Renzi. Se poi non lo rispetterà, si vada al voto. Se si va avanti con questo Vietnam, il governo non mangia il panettone».

In realtà a riprova che l'assalto mediatico di Renzi nasconde una competizione con Conte, c'è il fatto che il governo giallorosé vive su due piani. Su uno c'è lo scontro, visibile e feroce. Sull'altro c'è la trattativa sulla legge di bilancio affidata da Renzi a Luigi Marattin. E l'economista di Italia viva garantisce: «Stiamo lavorando con la massima collaborazione possibile, il 20 ottobre presenteremo una manovra economica conterrà soluzioni condivise e sarà di tutti. Senza bandierine e distinguo». «Perché», assicura il coordinatore renziano Ettore Rosato, «a noi lo scontro non serve e non lo vogliamo. Se abbiamo dovuto alzare la voce è perché ci hanno esclusi dalla trattativa e l'ossatura della legge di bilancio l'abbiamo scoperta a cose fatte. Se cambia il metodo, tutto si risolve».
Si vedrà
 
Ultimo aggiornamento: 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA