Pd in pressing su Conte per Sanità, scuola e green: «Dire sì al Mes unica via»

Lunedì 8 Giugno 2020 di Marco Conti
Pd in pressing su Conte per Sanità, scuola e green: «Dire sì al Mes unica via»

Non far risultare gli Stati generali come una sorta di diversivo o una perdita di tempo, è il primo obiettivo che Giuseppe Conte deve centrare per non partire con il piede sbagliato. «Fare presto» è la principale preoccupazione dei dem che oggi si riuniscono in videoconferenza. La direzione nazionale è stata convocata da tempo, ma poichè cade a poche ora dal vertice di maggioranza che dovrebbe tenersi stasera, e a pochi giorni dagli Stati generali, è ovvio che diventerà occasione per sottolineare qualche punto dell'agenda delle prossime settimane.

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IL TEMPO
La sorpresa del partito di Nicola Zingaretti per l'inattesa decisione di convocare le parti sociali a villa Pamphili, è ormai superata dalla voglia dei dem di stringere i tempi su alcuni punti che l'esecutivo si trascina da tempo. Gli Stati generali arrivano infatti dopo i tavoli del programma pre-pandemia e la task force di Vittorio Colao. Nel frattempo l'esecutivo non è riuscito a dire cosa intende fare su Autostrade, Ilva o Alitalia. Da giovedì, giorno di inizio delle convocazioni nel Casino del Bel Respiro, si ricomincia con il giro di consultazioni di sindacati, associazioni di categoria e imprenditoriali e di qualche «mente brillante» del Paese. Prima però, ed è questo il punto sul quale il capodelegazione del Pd Dario Franceschini ha insistito, la maggioranza metterà nero su bianco una sorta di documento che conterrà le linee guida sulle quali l'esecutivo intende muoversi per preparare gli interventi destinati anche ad intercettare le risorse del Recovery fund che sta mettendo a punto la Commissione europea.

Al vertice di questa sera Conte si presenterà con i sette punti enunciati qualche giorno fa, attraverso i quali ritiene si possa recuperare il netto divario economico e produttivo che c'è al momento tra l'Italia e gli altri Paesi dell'Unione. Il Pd spinge molto sulla sburocratizzazione visto che il decreto semplificazione - tante volte annunciato - non è ancora uscito dal consiglio dei ministri. Digitalizzazione, banda larga e sblocco dei cantieri ancora fermi, e che potrebbero essere a breve oggetto di apposito provvedimento come chiesto anche da Matteo Renzi. E poi ancora la scuola e l'università, devastate dal virus, chiuse e mai riaperte. In ultimo, ma non per importanza, il sistema sanitario che va adeguato - dopo anni di tagli - al rischio di nuove pandemie e che avendo a disposizione quaranta miliardi del Mes, non rientra né nel Sure (che riguarda la cassa integrazione), né nel Recovery Plan. Ed ancora, per i dem, i temi dell'allungamento della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti.

Le idee non mancano, anche perché molti argomenti e riforme hanno già composto piani di rilancio e lastricato di buone intenzioni molti governi. Ma ora la situazione è diversa. Il Paese è economicamente in ginocchio e nei prossimi mesi questi progetti dovranno partire in modo da usufruire dei fondi messi a disposizione dall'Europa con i vari strumenti. Rimanere il fanalino di coda della ripresa che si annuncia per il prossimo anno rischia di essere devastante soprattutto per la sostenibilità del nostro debito pubblico.

«Non c'è nessuna contrapposizione con il premier», assicura il sottosegretario dem Andrea Martella a Skytg24, «dobbiamo fare in modo che sia un appuntamento concreto». «Occorre arrivare all'appuntamento per usare i fondi Ue con idee chiare», avverte il vice segretario Pd Andrea Orlando, intervistato dal Tg3. Mentre il Pd va in pressing e i 5S aprono qualche spiraglio sull'utilizzo del Mes (Renzi: «i grillini diranno sì»), il ministro Di Maio discute oggi alla Farnesina con i colleghi Franceschini, Gualtieri e Pisano, di export.

Si tenta di stringere i tempi e agli Stati generali Conte intende convocare anche l'opposizione che però si mostra scettica. Silvio Berlusconi continua a offrire disponibilità anche se i gruppi parlamentari di FI si mostrano più sedotti da Salvini e dalla Meloni che si preparano a scendere di nuovo in piazza. D'altra parte a tre giorni dall'avvio a villa Pamphili, non c'è ancora uno straccio di programma e la presa di distanza del Pd dall'iniziativa espone stavolta Conte al quale potrebbe non bastare le doti di equilibrismo per reggere l'urto autunnale.
 

 
 

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