Condono stralciato, l’assedio a Conte sul decreto Semplificazioni

Mercoledì 1 Luglio 2020 di Barbara Jerkov
L’assedio a Conte sulle semplificazioni: stralciato il condono

Altolà di Pd, renziani e Leu al nuovo condono edilizio e la norma, difesa da Conte e ministro Dadone, viene stralciata dal decreto semplificazioni. Ma saltano anche le nuove assunzioni chieste da Dario Franceschini al Mibact oltre a quelle previste dall’articolo 19 comma 6, ovvero incarichi dirigenziali a termine a chiamata diretta. I clima si scalda, discutendo di abuso d’ufficio e danno erariale e ci si deve aggiornare alle 12 di oggi per una nuova riunione. Quella di ieri è stata una giornata per ritrovare l’equilibrio perduto, a cominciare dal provvedimento che il premier vorrebbe portare in Cdm questa settimana per dar prova della vitalità del suo governo, ma che rischia di trasformarsi nell’ennesimo terreno di lite interna.

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Dl semplificazioni, stralciati condono e stop assunzioni nella Pubblica Amministrazione

Conte, nel mezzo dello scontro frontale tra Pd e M5S sul Mes, prova a riannodare i fili della maggioranza riunendo attorno a Palazzo Chigi non solo i capi delegazione ma anche i rappresentanti dei gruppi dei partiti suoi alleati. Per il governo sono presenti il titolare del Mef Roberto Gualtieri e la ministra per la Pa Dadone, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. A rappresentare gli alleati di governo, oltre ai capi delegazione Alfonso Bonafede, Franceschini, Roberto Speranza e Teresa Bellanova sono stati visti arrivare a Palazzo Chigi il vice segretario del Pd Andrea Orlando, la responsabile Innovazione Dem Marianna Madia, i capogruppo di Iv Maria Elena Boschi e Davide Faraone, la capogruppo del Misto Loredana De Petris. Un gesto, al di là del dossier semplificazioni oggetto del vertice, con cui Conte vuole probabilmente anche rispondere a chi lo accusa, sin dagli Stati Generali, di decidere tutto da solo. 

Sullo sfondo c’è sempre il Mes, ma Conte prende tempo. Anche per questo il blitz di lunedì del Pd, spiega una fonte del Movimento, non ha fatto altro che «indurire la trincea del M5S». «Arrivano le prime telefonate dai dem ai nostri parlamentari per sondarci in caso di cortocircuito nella maggioranza», racconta una fonte pentastellata. Eppure, silenziosamente, qualche spiraglio nel M5S sul Mes potrebbe aprirsi. 

Dipenderà, anche, da come Conte risolverà alcuni dossier scottanti, a cominciare da Autostrade. «Se votiamo la risoluzione pro-Mes di Più Europa? Vediamo prima quale sarà quella di maggioranza....», risponde sibillino il capogruppo al Senato Davide Faraone, tra i partecipanti del vertice di Palazzo Chigi. 

Vertice che punta a fare la quadra sui tanti nodi del dl semplificazioni, a cominciare, appunto, dal condono edilizio. «Se può generare anche solo l’equivoco di un condono è giusto toglierla», taglia corto Bonafede al tavolo. Non a caso il ministro dell’Ambiente Sergio Costa nel pomeriggio prevedeva: «Noto forti miglioramenti nel testo». 

«La norma è stata proposta dai territori e in particolare da Bonaccini», è la versione che a sera dà palazzo Chigi, «ed è stata veicolata dalla funzione pubblica. Conte ha discusso e spiegato la ratio della previsione, e ha contestato che si tratti di condono in senso proprio visto che le sanzioni penali e amministrative rimangono confermate ma si proponeva solo di evitare l’irrazionale conclusione per cui un edificio andrebbe demolito perché costruito non in conformità alla normativa urbanistica dell’epoca, ma ricostruito nello stesso identico modo perché pienamente conforme alla normativa urbanistica intervenuta successivamente». Alla fine, però, appunto, lo stralcio arriva «così da concentrare le previsioni solo sulla semplificazione in senso stretto». Il testo in teoria, dovrebbe essere varato al prossimo Cdm questa settimana. Ma la strada è in salita.
 

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 19:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA