Comunali 2019, la mappa del voto a Roma: calano Pd e M5S, risale il centrodestra

Martedì 11 Giugno 2019 di Stefania Piras
Comunali 2019, la mappa del voto a Roma: calano Pd e M5S, risale il centrodestra

Si sgretola il grande impero rosso e cresce il centrodestra a trazione salviniana. Il M5S invece è come se fosse rimasto senza anabolizzanti: il consenso arrivato in massa negli ultimi tre anni, senza troppa fatica ma con chirurgiche campagne di opposizione a chiunque fosse al governo (destra o sinistra faceva poca differenza), è letteralmente evaporato. A livello nazionale la transumanza è perfettamente simmetrica. Il centrosinistra, all'esito dei ballottaggi dell'altro giorno, ha perso 41 comuni e il centrodestra ne ha conquistati 40. Il M5S ne ha persi tre e i civici ne hanno guadagnati cinque. E nella provincia di Roma? Anche qui, nei flussi elettorali, si è verificato questo fenomeno di spostamento di consenso da sinistra a destra con una sosta piuttosto volatile presso il M5S.

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I NUMERI
Vediamo i numeri. Il dimagrimento di fiducia più vistoso lo ha subito il centrosinistra che sei anni fa, nel 2013 (era l'epoca del «abbiamo non vinto» di bersaniana memoria), su 32 comuni ne governava 21. Più della metà. C'era Roma, poi Civitavecchia, Ciampino, Frascati e Nettuno. Ora i Comuni targati Pd sono diventati otto: ceduta la Capitale, perse Nettuno (da ieri al centrodestra dopo la fase giallostellata), Ladispoli, Ciampino (ieri ha incoronato la sua prima sindaca di destra), persino Genzano. E ancora Grottaferrata, Bracciano, Mentana e Frascati. Solo Monterotondo resiste ma a fatica. C'è stato un ribaltone. Perché era il centrodestra, sei anni fa, ad avere solo nove sindaci su 32: a Guidonia che è la terza città del Lazio, ad Ardea, Marino. E il M5S solo uno, a Pomezia. Era il pioniere Fabio Fucci, ora espulso e all'opposizione del M5S.
La geografia adesso è cambiata: il centrodestra ha decisamente rialzato la testa. Ci sono due fattori dietro i ballottaggi vincenti dell'altro giorno: l'effetto Salvini e l'aver messo fine alla diaspora di voti che a cavallo delle elezioni amministrative romane (giugno 2016) avevano subito, come il centrosinistra, un'infatuazione per il M5S, all'epoca forza considerata nuova e competitiva sia a destra che a sinistra. «Al ballottaggio voterei la Raggi», disse Matteo Salvini il 15 maggio 2016; l'infatuazione era agli albori e gli elettori di centrodestra, divisi in due candidati contrapposti, al ballottaggio andarono in massa a votare per Virginia, regalandole lo scranno più importante di Palazzo Senatorio.



TUTTE LE SFUMATURE
«Per fare un governo alzerei il telefono e chiamerei Grillo», sempre verbi al condizionale e sempre Matteo Salvini, 30 ottobre 2017; l'infatuazione era già innamoramento e contratto prematrimoniale con Luigi Di Maio. Ora, la luna di miele è finita, ma soprattutto i voti del centrodestra sono tornati a casa. Dalla Lega che grazie all'alleanza di governo ha inglobato, addomesticato e cannibalizzato la carica protestataria dei Cinquestelle, da Fratelli d'Italia che corrobora il sovranismo 2.0 di Salvini e da Forza Italia che vive ancora di rendita nel ceto imprenditoriale e moderato.



Particolarmente interessante è notare come i comuni che dissero addio al centrosinistra scegliendo M5S ora affidino le loro sorti al centrodestra. È il caso di Civitavecchia e Nettuno. L'onda gialla si materializzò nel 2016, dopo l'elezione di Raggi. Da lì a un anno il M5S conquistò comuni importanti del litorale come Nettuno e Ardea, ma anche una ex roccaforte rossa come Genzano, più Marino e Anguillara. Molto da allora è cambiato, tra faide interni e litigi. Due amministrazioni (Nettuno e Genzano) sono saltate e sono state commissariate. Civitavecchia è passata di mano. Gli elettori sono in fuga: molti verso la destra, qualcuno di ritorno verso il centrosinistra. Basta vedere alcuni esempi: a Tivoli dove c'è stata la passerella di Raggi e Alessandro Di Battista, il risultato in termini percentuali è stato catastrofico, il 6,5%. E Tivoli è ancora saldamente in mano a Giuseppe Proietti, uno degli sindaci civici a guida dei centri con oltre 15mila abitanti (nel 2013 ce n'era solo uno, a Valmontone): quasi ovunque il Comune è stato strappato al centrosinistra. E M5S? Cede in provincia, come ha ceduto in due Municipi di Roma. La proposta è di gran lunga più difficile della protesta, basti pensare che per queste amministrative su 32 comuni i Cinquestelle sono stati in grado di presentare liste solo in nove centri.
 

Ultimo aggiornamento: 13:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA