Elezioni, più diritti a cani e gatti e limitazioni alla caccia: la campagna è "bestiale"

La Lega vuole tagliare l'Iva sui croccantini. I grillini puntano sul "cashback veterinario". Meloni: «Va ampliata la pet therapy». E il Pd rilancia: «Potenziare canili e gattili»

Lunedì 29 Agosto 2022 di Andrea Bulleri
Elezioni, più diritti a cani e gatti e limitazioni alla caccia: la campagna è "bestiale"

Giorgia Meloni cita il mahatma Gandhi: «La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali». Silvio Berlusconi sperimenta l'abbaio social («bau, bau!», si legge in uno degli ultimi post del Cavaliere) prima di rilanciare con Totò: «I cani sono qualcosa a metà strada tra gli angeli e i bambini». E se Matteo Salvini non manca di farsi immortalare con i trovatelli dei canili di Napoli e Milano, Carlo Calenda rivela la sua preferenza felina.

Almeno a Ferragosto, quando condivide uno scatto con la gatta Naso Corto: «L'unico membro della famiglia che non mi abbandona mai», twitta il leader di Azione. Forse non siamo ancora ai livelli della campagna per le Politiche del 2013, quando nel bel mezzo di un'intervista tv un ignaro Mario Monti si ritrovò in braccio il cucciolo Empy (da empatia). Né sembrano raggiunte le vette delle amministrative di quattro anni dopo, alla vigilia delle quali apparve una foto del Cavaliere che allattava un agnellino salvato alla mattanza pasquale. Quel che è certo, in ogni caso, è che anche in questa corsa alle urne i quattrozampe sembrano destinati a tornare se non protagonisti, almeno comprimari.

Le proposte

Del resto, le stime rivelano che gli animali d'affezione in Italia sono più di 60 milioni, quasi un terzo dei quali cani e gatti. E se i quadrupedi non votano (contrariamente al titolo del «manifesto» lanciato proprio nei giorni scorsi delle associazioni animaliste), è lecito pensare che molti dei loro proprietari, invece, lo facciano. Ed ecco che i programmi di partiti e coalizioni ma soprattutto i social dei loro front runner si popolano di idee e di slogan per difendere i nostri «familiari a quattro zampe».
Li chiama così Giorgia Meloni, l'ultima in ordine di tempo a esprimersi sul tema: «Ogni anno ogni anno vengano abbandonati 80mila gatti e 50mila cani», denuncia la leader di FdI via social. «Fratelli d'Italia aggiunge intende battersi per garantire a questi membri della famiglia una vita dignitosa e piena d'affetto». Come? Aumentando le pene per chi li maltratta o li abbandona. E poi «vogliamo batterci per fermare la tratta illegale dei circa 300mila cuccioli che arrivano dal'Est Europa». E ancora «ampliare le attività di pet therapy», perché «anche la compagnia di chi ci vuole bene è una terapia».
Va oltre la Lega, con Matteo Salvini che promette di «inasprire le pene per i violenti e garantire un po' di tasse in meno per chi mantiene un amico in casa». Ad esempio, si legge nel programma leghista, tagliando l'Iva sulle prestazioni veterinarie e sul cibo per cani e gatti, perché è lo slogan «amare non è un lusso». Nel centrodestra punta sulla sensibilità animalista e non da oggi anche Berlusconi. «Nel programma di Forza Italia ci sono misure per il sostegno all'adozione degli animali nei canili e nei gattili spiega il Cavaliere e aumenti di pena chi li maltratta». E se non si parla più di un «pacchetto di welfare per gli animali» (che qualche anno fa venne ironicamente ribattezzato il Dudù Act), dai radar sembra essersi allontanato pure un altro cavallo di battaglia del presidente azzurro, il «veterinario gratis» per i meno abbienti.

Animal house

E il centrosinistra? Se di Enrico Letta non si annoverano scatti in compagnia di quadrupedi, anche il Pd concorda con la necessità di «tutelare il benessere animale», con più sanzioni contro i maltrattamenti e potenziando «la diffusione delle strutture di accoglienza», come canili e gattili. Mentre Patrizia Prestipino, deputata animalista dem, ricorda la legge da lei promossa per poter somministrare agli animali «farmaci dello stesso principio generico destinati all'uomo». E se Cinquestelle e Verdi-sinistra rilanciano con la proposta di abolire la caccia (ma pure di introdurre un «cashback veterinario» per detrarre le spese, propongono i primi, e di far sì animali domestici e selvatici «non siano più considerati oggetti ma esseri senzienti», rilanciano i secondi), l'animal house della politica non sembra aver contagiato il Terzo polo, che nel programma non contempla interventi specifici per migliorare la vita dei quattrozampe. Quattrozampe di cui Calenda si mostra comunque un affezionato possessore: non solo della già citata gatta Naso Corto, ma anche di due cani pastore (ribattezzati dal figlio di simpatie marxiste Antonio, come Gramsci, e Rosa, come la Luxemburg). E chissà che nelle prossime settimane anche al centro non spunti un Naso Corto Act.

Ultimo aggiornamento: 06:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA